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R&S-Mediobanca: la classifica 2011 delle “Principali società italiane” – Ecco chi vince e chi perde

L’indagine riclassifica i bilanci di 3.561 imprese italiane che operano nell’industria, nella finanza, nei servzi, nelle banche e nelle assicurazioni. E le sorprese non mancano sia nella manifattura che nei servizi e nella finanza. Eni leader nella graduatoria dei fatturati

R&S-Mediobanca: la classifica 2011 delle “Principali società italiane” – Ecco chi vince e chi perde

E’ stata presentata oggi da R&S Mediobanca l’indagine 2011 su “Le principali società italiane” che comprende la riclassifica dei dati di bilancio a fine 2010 e fine 2009 di 3.561 imprese: si tratta di 2.423 imprese dell’industria e dei servizi (da 50 milioni di fatturato), 221 holding di partecipazione, 27 sim, 48 società di leasing, 59 di factoring e credito al consumo, 630 banche e 153 assicurazioni. Le società industriali raggiungono in aggregato circa il 50% del fatturato nazionale, le banche e le assicurazioni rappresentano il 96% del sistema italiano in termini di patrimonio di vigilanza e il 98% in termini di premi raccolti.

Il contesto: nel 2010 il fatturato delle imprese industriali è cresciuto in Italia del 9,4% (-19,4% il 2009 sul 2008), con un incremento particolarmente accentuato dell’industria energetica (+12,4%, ma aveva perso il 24,3% nel 2009), mentre la
manifattura ha recuperato l’8,2% (-17,3% nel 2009). Il terziario ha segnato un incremento delle vendite del 3,4% (ma aveva contenuto la flessione del 2009 al -1,4%). All’interno della manifattura si segnalano i progressi particolarmente vivaci dell’industria metallurgica (+31,8%) e di quella del chimico e della gomma (+12,1%). Nel terziario si segnala la forte ripresa dei trasporti (+10,1%).

INDUSTRIA

Fatturato: la rivincita dei petroliferi nelle Top-20

ENI, grazie alla ripresa del prezzo del greggio del 29% in dollari nel 2010, vede incrementare il proprio fatturato del 18% a 98,5 mld di euro, consolidando la propria posizione di primo gruppo italiano con un giro d’affari superiore del 37% a quello del secondo classificato, l’Enel. Quest’ultima segna un buon incremento (+15,1%), grazie al definitivo consolidamento di Endesa, e conferma la seconda posizione che aveva conquistato nel 2008 scalzando, il gruppo Fiat. Quest’ultimo e ora rappresentato dalla Exor che ne unisce le due anime: Fiat SpA (auto) e Fiat Industrial (veicoli industriali e macchine agricole). Si tratta di un gruppo (il primo privato) da quasi 59 mld di fatturato (+12,3% sul 2009), dei quali 35,9 mld relativi alle auto di Fiat la quale, se avesse consolidato gia nel 2010 il gruppo Chrysler, avrebbe raggiunto da sola un giro d’affari pari a 67 mld. Le posizioni dalla quarta alla settima sono pietrificate e vedono in sequenza Telecom, GSE, Finmeccanica ed Edizione. Il Gruppo dei Benetton ricava il 52% del proprio giro di affari dalla Autogrill (6 mld.) ed un ulteriore 30% circa da Atlantia (3,4 mld).

I maggiori movimenti in ascesa hanno riguardato le petrolifere, a cominciare dalla ottava posizione occupata nel 2009 dalle Poste ora scalzate da Esso Italiana (+25,8% il fatturato), che guadagna due piazze dalla decima ove invece cadono le Poste (-1,7% il fatturato), alle spalle della Edison stazionaria in nona posizione. Altro cambiamento in undicesima posizione ove si colloca la Saras (Moratti) che ha segnato un incremento di fatturato del 63% ed è salita dalla ventesima alla undicesima posizione. Si è accennato alla forte ripresa del settore metallurgico nel 2010: lo testimonia la Riva Fire che, grazie all’aumento del fatturato del 34%, recupera due posizioni, portandosi dalla 14esima alla 12esima posizione.

Sorte analoga e toccata alla Kuwait Petroleum Italia (+32% il fatturato) in ascesa dalla 18esima alla 13esima posizione; la TotalErg (neo costituita joint venture tra Total e Erg) si colloca in 14esima posizione con 6,7 mld. di fatturato. Si tratta del terzo operatore nella distribuzione con una rete di circa 3300 punti vendita. Hanno fatto le spese della ripresa del settore petrolifero le Ferrovie dello Stato, calate dalla 11esima alla 15esima posizione, pur con un progresso del 2,5% del fatturato, la Supermakets Italiani di Caprotti (dalla 13esima alla 16esima posizione) anch’essa in aumento di fatturato del 6,4% e piu marginalmente la Fininvest che cala di un posto dalla 16esima alla 17esima piazza. Per trovare una società non petrolifera in ascesa bisogna scendere alla 19esima posizione occupata dalla Luxottica che segna un aumento delle vendite pari al 13,8%. Le prime venti posizioni sono chiuse dalla Wind Telecomunicazioni che accusa un
arretramento nella classifica di ben cinque posizioni (era quindicesima nel 2009). Lascia la Top-20 l’Italmobiliare dei Pesenti, che passa dalla 19esima alla 22esima posizione, accusando una flessione di fatturato del 4,1%.

Scendendo nella classifica:
Erg, società ormai puramente commerciale dopo la cessione di fatto ai russi della Lukoil delle attivita di raffinazione (la societa ha una opzione put per cedere ai russi il residui 51% della societa di raffinazione), sconta l’ulteriore cessione di asset a TotalErg e vede scendere il fatturato da 6 a 5,4 mld. con conseguente caduta dalla 12esima alla 21esima posizione;
– Guadagna una posizione la Pirelli, che passa dalla 25esima alla 24esima posizione con un aumento del 19,2% a 4,8 mld, scalzando, seppure di poche decine di milioni, la Cofide di De Benedetti che cade dalla 23esima alla 25esima posizione, pur in presenza di una progressione dei ricavi del 12,6%; molto buono anche il posizionamento della Prysmian che sale dalla 28esima alla 26esima posizione, con un aumento dei ricavi del 22,5% a 4,6 miliardi, un giro d’affari che non recepisce l’acquisizione avvenuta ad inizio 2011 del gruppo olandese Draka il cui consolidamento gia nel 2010 avrebbe portato Prysmian a un fatturato di 6,8 miliardi di euro ed alla 14esima posizione in classifica (+12 posizioni);
– Non brillano particolarmente neanche le aziende alimentari, premiate dal business anticiclico nel 2009; la maggiore resta Parmalat che con un progresso di vendite dell’8,5% mantiene la 27esima piazza a 4,3 mld, mentre Barilla cede marginalmente fatturato (-1,7%) cio che le costa 2 posizioni (dalla 26esima alla 28esima); di taglia inferiore la Ferrero, che sale dalla 52esima alla 50esima posizione con fatturato a 2,6 miliardi di euro (+3,9% sul 2009); si ricorda che per una compiuta valutazione della dimensione del gruppo di Alba e necessario valutare il giro d’affari in capo alla controllante lussemburghese (Ferrero International S.A.) che ha realizzato nel 2010 ricavi per 6,6 miliardi di euro (+4,3% sul 2009) che ne avrebbero fatto il 15esimo gruppo in assoluto (davanti alle Ferrovie dello Stato) e, di gran lunga, il maggiore alimentare in Italia; le attivita italiane di Lactalis (somma delle vendite di Parmalat e Lactalis italia) valgono
complessivamente oltre 5,6 mld., facendone il secondo gruppo alimentare dietro Ferrero ed il 21esimo in assoluto a livello nazionale;
Marcegalia segna una crescita assai pronunciata, grazie anche alla variazione del perimetro di consolidamento, passando da 2,6 a 3,8 mld. e dalla 47esima alla 29esima posizione;
– In crescita Alitalia dalla 40esima alla36esima posizione con fatturato in crescita da 2,8 a 3,2 mld; l’ultimo bilancio prima della “rifondazione” aveva chiuso nel 2007 a 4,5 miliardi di euro che la collocavano in 25esima posizione; la RAI flette del 5,5% dal 3,1 a 2,9 mld. e scende dalla 34esima alla 40esima posizione;
– Tra le utility comunali, A2A resta quella di dimensione maggiore a 5,9 mld (18esima), seguita da Hera a 3,6 mld., la quale segna tuttavia una significativa caduta del fatturato (-12,8%); l’unione tra Iride (Torino e Genova) ed Enia (Reggio Emilia, Parma e Piacenza) ha dato vita alla Iren che nel 2010 ha fatturato 2,6 mld, collocandosi davanti alla romana Acea stabile in 58esima posizione con 2,4 mld di fatturato.

Tra le prime cento società per fatturato nel 2010, Renault Italia guadagna la palma per il maggiore dinamismo in termini di posizioni guadagnate (+371, dalla 469esima alla 98esima posizione) per effetto di un radicale cambiamento
nell’attività della società (da commissionaria a venditrice diretta di auto e ricambi) seguita da Finarvedi (+61 posizioni, dalla 142esima alla 81esima posizione con incremento dell’83,5% del fatturato), anche per effetto dell’ampliamento del
perimetro di consolidamento. Altre due società della metallurgia figurano tra le maggiormente dinamiche: si tratta della Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni (dalla 92esima alla 62esima con incremento del 58,9% del fatturato), della Lucchini (29 posizioni guadagnate, dalla 106esima alla 77esima con giro d’affari in aumento del 48,7%) e della KME Group (+23 posizioni, dalla 69esima alla 46esima), oltre alla gia richiamata Marcegaglia.

Da segnalare ancora le progressioni della Pfizer Italia (+23 posizioni) e della Gruppo Coin (anch’essa con +23 posizioni) grazie al consolidamento delle attivita Upim. Prada e il solo nome della moda presente con un incremento delle vendite del 31% che l’ha portata in 71esima posizione, guadagnandone 12. I maggiori regressi sono della Impregilo (calo del 26% del fatturato con perdita di 29 posizioni) e Danieli che accusa un arretramento di 23 posizione dovuto alla caduta del fatturato del 22,5%. Due rivenditori di auto sono accomunati da una pari perdita di posizioni (16 posti): si tratta di BMW Italia (-11% le vendite, in 66esima posizione) e Ford Italia (-14% le vendite, in 54esima piazza). Due operatori della GDO tra quelli in ridimensionamento: Bennet Holding in calo di 14 posizioni (pur con una tenuta del fatturato) e la SMA che di posizioni ne perde 13 con un regresso delle vendite del 4,3%. La tabella che segue riporta le variazioni superiori a 20 posti tra le 100 maggiori società.

Altri parametri
Il Gruppo con il maggiore numero di dipendenti è Exor con circa 211.600 unità (in aumento dell’1,9% sul 2009), gran parte dei quali stanno all’estero (oltre 130mila, il 62% del totale); Poste Italiane sono seconde (circa 152.000, in calo dell’1,5% sul 2009) e certamente prime per il numero di dipendenti in Italia; in base a questo parametro le Ferrovie dello Stato impiegano sul territorio nazionale un numero di persone all’incirca equivalente ad Exor (80.200 circa, in riduzione del 5,7% sul 2009); nel 2009 il quarto maggiore “datore di lavoro” era Enel che ha tuttavia registrato una flessione del 2010 del 3,6% ripiegando a 78.300 dipendenti e trovandosi scavalcato dall’ENI che ha incrementato la forza lavoro dell’1,9% superando le 79.900 unità. Anche in questi ultimi due casi la presenza all’estero è prevalente (52% per Enel e 58% circa per ENI). I restanti due gruppi che superano o eguagliano la soglia delle 70mila unità sono Finmeccanica (75.200 in aumento del 2,9% con una quota estera pari al 43% circa) e Telecom Italia, mentre è scesa
sotto questa soglia Edizione, passata da 71.500 a 65.300 (-8,7%). Seguono Luxottica con quasi 62.000 lavoratori e, molto staccata, Pirelli con 29.600.

Esaminando le variazioni di personale superiori al 5% tra le 100 maggiori società si trova che il maggiore incremento occupazionale sul 2009 è registrato dalla A2A  (+34,9% per effetto del consolidamento della montenegrina EPCG), seguita da Gruppo Coin (+33%), dalla Salini Costruttori (+26,7%) e dalla SIB-Società Italiana Bricolage (+20%), la controllata italiana del gruppo francese ADEO che fattura a livello mondiale circa 13 mld. di euro e gestisce marchi tra cui Leroy Merlin e Brico. Le maggiori riduzioni di organico sono della Astaldi (-25,3%), Candy (-11,6%)  ed Edizione (-8,7%).

L’Enel si conferma la società con la maggiore dotazione di impianti e cespiti, iscrivendone nel bilancio 2010 per 78,4 miliardi di euro; le Ferrovie dello Stato, che hanno adottato per la prima volta i principi IAS/IFRS cadono in terza posizione (erano prime nel 2008) con 48,1 mld. di euro, alle spalle dell’ENI che si attesta a 67,4 mld. Seguono, con ampio distacco, Telecom Italia (16,6 mld.) e Exor (12,9 mld.).

I debiti finanziari più consistenti a fine 2010 sono in capo a Enel (63,6 miliardi di euro, in calo del 4% circa sul 2009),
Telecom (38,6 miliardi, -3,7% sul 2009), Exor (32,4 miliardi, in aumento dell’8,7%) ed Eni (27,8 miliardi di euro, +12%
sul 2009). Il Gruppo Edizione a 16 mld. circa precede le Ferrovie dello Stato (12,6 mld., -1,6% sul 2009) e Wind
Telecomunicazioni (9,2 mld., +4% sul 2009). 113 società hanno dichiarato debiti finanziari nulli a fine 2010.

Tra le maggiori troviamo quelle della Thyssenkrupp (-151 milioni di euro, pari al 6,6% del fatturato) che precede in questa non invidiabile classifica la Esso Italiana (-140 milioni, 1,3% del fatturato). Seguono poi la Lucchini (-108 milioni, 5,7% del fatturato), Alitalia (-77 milioni, 2,4% del fatturato), Shell Italia (-52 milioni) e Fintecna (-42 milioni), il cui azionista pubblico la accomuna alla Rai (-22 milioni).  Otto di queste undici società hanno poi consuntivato nel 2010 una perdita netta che ha toccato valori elevati nel caso della Lucchini (-648,1 milioni, pari a oltre il 34% del fatturato) e della Fintecna (418,7 milioni, pari al 15,3% del fatturato).

La classifica è capeggiata dalla perdita “monstre” di Seat PG, pari a 667, 4 milioni di euro ed al 60,1 % del fatturato, l’incidenza più alta tra le società del panel, causata dall’abbattimento di avviamenti per 674 milioni di euro. Seguono la
Lucchini a 648,1 milioni di euro (34,4% del fatturato), anche in questo caso per svalutazioni pari a circa 550 milioni, e la De Agostini che ha segnato una perdita netta di 560 milioni pari al 14,9% del proprio giro d’affari, dovuta essenzialmente all’allineamento di valore della partecipazione in Generali che, dopo quattro anni dall’investimento iniziale, permane sotto il costo di acquisto. Importanti, rispetto al fatturato, anche le perdite del Consorzio Etruria (45,5%), che opera nelle costruzioni, e della Autostrada Bs-Ve (42,6%).

Alcuni settori industriali: le top10
Abbigliamento: va al gruppo Benetton la palma di maggiore azienda del settore, con oltre due miliardi di fatturato, stabile sul 2009; segue Giorgio Armani a 1,6 mld di euro (in aumento del 4,6% sul 2009), precedendo il Gruppo Only the Brave di Renzo Rosso a 1,3 mld. in aumento del 4,4% sull’anno precedente; vengono poi Max Mara a 1,2 mld. (+4,2% sul 2009), ed il gruppo Calzedonia che, con una progressione del 12,1% si è portato sopra la soglia egli 1,1 mld. superando di una ventina di milioni il gruppo D&G, il cui bilancio 2010 chiude a marzo, anch’esso appena sopra il miliardo, ma in piu contenuta progressione sull’anno precedente (+8,8%). Sotto la soglia del miliardo di fatturato si collocano Miroglio (997 milioni, +7,3%), Zegna (963 milioni, cui spetta la palma della maggiore crescita con un
+20,8% sul 2009) e la Engifin con i marchi Golden Lady e Omsa (624 milioni, +7,1%). Chiude la top10 Valentino FG a 492 milioni, in crescita del 6%. D&G realizza il fatturato per addetto piu elevato (318mila euro) seguita da Armani
(301mila euro); le stesse due società realizzano anche il valore aggiunto per dipendente piu elevato del panel (rispettivamente: 128mila e 117mila euro).

L’utile su fatturato pè elevato è di Calzedonia (12,9%), seguita da Armani (10,1%), che supera D&G all’8,9%. Da segnalare il rosso del gruppo Valentino FG che segna una perdita netta pari all’8,3% del fatturato.

Pelli e calzature: Prada mantiene la prima posizione avendo superato la soglia dei due miliardi di fatturato con una progressione del 31% sul 2009, doppiando di fatto il gruppo Geox, qui rappresentato dalla holding Lir, che raggiunge i 914 milioni di euro con un lieve incremento sul 2009 (+2,4%); piu dinamica la Tod’s (788 milioni, +10,4%), seguita a breve distanza da Ferragamo che, grazie ad una progressione del 26,4%, si porta ad una quindicina di milioni di distanza a 773 milioni. LVMH Italia a 598 milioni (+11,3%) precede la Gucci Logistica, che svolge attività prettamente commerciale in crescita del 28,4% a 465 milioni di euro. E’ peraltro da segnalare che manca il Gruppo Gucci nella sua interezza: esso fa capo alla francese PPR nei cui conti e consolidato ed il cui giro d0affari 2010 è indicato in 4 miliardi di euro (2,6 mld. il solo marchio Gucci).

Chiudono la classifica il gruppo Tecnica (395 mlil., +11,5%), la Compar con i marchi Bata e Athletes World (375 mil., +3,3%), Il gruppo Rino Mastrotto (230 mil., +14,2%) e la Bag che con il marchio NeroGiardini raggiunge i 213 mil. (+7% sul 2009). Il Gruppo Tod’s realizza il migliore rapporto tra risultato netto e fatturato nel 2009 (13,9%), seguito da
Prada (12,3%) e LVMH Italia (10%). Solo il gruppo Tecnica segna una perdita netta (-1,1 milioni). I fatturati per dipendente piu elevati sono della Gucci Logistica (812mila euro) e della Bag (772mila euro), mentre il valore aggiunto netto per dipendente piu elevato e della Prada (127mila euro) che precede la Bag (120mila euro).

Alimentare: rispetto alla classifica del 2009 Parmalat sopravanza la Barilla, toccando i 4,3 mld. con una progressione dell’8,5%, mentre la Barilla regredisce dell’1,7% a 3,9 mld. Vengono poi, con fatturato sopra i 2 miliardi, la Ferrero con
2,6 miliardi (che, come detto, sarebbe pero un gruppo da oltre 6,6 miliardi assumendo il consolidato lussemburghese) e la Cremonini attiva nella macellazione e nella ristorazione (gruppo Marr) che, con un aumento del 9,4%, si attesta a 2,4 mld. e sopravanza la Veronesi Finanziaria (marchi AIA, Fini, Negroni e Montorsi) a 2,3 miliardi in lieve progresso del 2,5%. Sotto la soglia dei due miliardi Unilever Italia a 1,8 mld di euro, in regresso del 10,4% per effetto della cessione
delle attività relative ai cibi congelati, e la Nestlè italiana (1,6 mld., +1,8%).

Le attività italiane riconducibili al gruppo Lactalis dopo l’acquisizione della Parmalat assommano a circa 5,6 mld. Tralasciando la Unilever, il cui utile risente di componenti straordinarie a seguito della cessione della divisione surgelati alla CSI Compagnia Italiana Surgelati facente capo alla Iglo Foods Group Limited (leader dei surgelati in Europa (Findus Capitan Findus, Sofficini Findus e 4Salti in Padella, That’s Amore Findus). La maggiore incidenza dell’utile sul fatturato va alla Parmalat (6,6%), cui segue la Ferrero (6,1%). Sotto il 2% tutti gli altri gruppi. Solo la Nestle segna una perdita netta (circa un milione di euro).

Auto: tra le prime 10 imprese che producono mezzi di trasporto si segnalano andamenti contrastanti. Il gruppo Exor (che comprende Fiat Spa e Fiat Industrial, ma non ancora la Chrysler) sale del 12,3% a 59 mld. circa, la Volkswagen Group Italia si assesta a 4,9 mld. con un progresso del 7,4% sul 2009, mentre la Ford Italia perde il 14% si porta a 2,5 mld. In flessione anche BMW Italia che cede l’11% e segna un fatturato di 2,2 mld. mentre e in progresso del 6,5% la GM Italia con un giro d’affari pari a 1,8 mld.

In forte progresso la produzione motoristica di Sevel (+49,4%). Tra i produttori di mezzi di trasporto diversi dall’auto flette la Fintecna (-19%, anche a causa della cantieristica che con la Fincantieri cede il 12%) con vendite pari a 2,7 mld. mentre la Immsi (Piaggio) conferma le proprie vendite a 1,6 mld. Avio e Finmeccanica segnano progressi similari del fatturato attorno al 3%.

Bevande: dopo il sorpasso della Davide Campari ai danni della Coca-Cola Italia effettuato nel 2009 continua il testa a testa tra le due società i cui fatturati sono separati da meno di 20 milioni di euro: entrambe hanno messo a segno progressi importanti nel 2010, pari al 15,4% la Campari ed al 16,7% la Coca-Cola. Seguono la Zoppas Finanziaria (acqua San Benedetto, Guizza, Schweppes) stazionaria a 859 milioni di euro, la Sanpellegrino a 841 milioni, in crescita del 2,1% e poi, distanziate, due produttori di birra: la Heineken a 619 milioni (cresce del 4,2%) e la Peroni a 489 milioni in riduzione dello 0,8%. Martini & Rossi ha taglia piu ridotta (322 milioni) e stazionaria (+0,9% il fatturato) ed e preceduto dal principale gruppo vitivinicolo nazionale, il GIV-Gruppo Italiano Vini con 328 milioni di fatturato (+7,7%) che distanzia di parecchio la Caviro cha ha ripiegato dell’1,3% a 246 milioni.

Illva Saronno, a 257 milioni (+9,2%), si conferma prima assoluta per incidenza dell’utile sul fatturato (17,5%), seguita dalla Davide Campari (13,4%) e dalla Heineken al 10,5%. Chiudono il 2010 in perdita la Coca-Cola Italia (-3,4% sul
fatturato) e, soprattutto, Birra Peroni (in rosso per il 13% del fatturato). Il fatturato per addetto piu elevato e realizzato dalla Martini & Rossi (864mila euro), mentre il valore aggiunto pro capite piu alto e della Heineken con 213mila euro,
seguita dalla Campari a 195mila euro. I produttori di acqua, Zoppas e Sanpellegrino, sono allineati sia quanto a fatturato per dipendente (rispettivamente 428mila e 451mila euro) che per valore aggiunto (117mila e 112mila euro), mentre i due produttori di vino segnano il valore aggiunto procapite piu basso (GIV a 73mila euro, Caviro a 71mila).

Distribuzione: Supermarkets Italiani, prima del panel, incrementa le vendite del6,4% a 6,2 miliardi di euro, superando finalmente nel 2010 anche gli interessi italiani della Carrefour che cadono da 6,1 miliardi di euro a 5,7 mld. (-5,8%).
Seguono: Auchan a 3 miliardi (+1,7% sul 2009), Finiper (Brunelli) a 2,5 mld. in marginale progresso dello 0,2% ed in sorpasso sul Gruppo Pam (Bastianello) anch’esso a 2,5 miliardi, ma in regresso dell’1,1% rispetto al 2009. Tenuto conto
che la SMA (2,2 miliardi, -4,3% sul 2009) fa capo ad Auchan, gli interessi italiani di quest’ultima ammontano a 5,1 miliardi di euro, in lieve regresso sul 2009 e ben alle spalle del gruppo Esselunga. La prima cooperativa per fatturato e Unicoop Firenze che raggiunge i 2,7 miliardi, con un incremento del 6,3% sul 2009, simile a quello segnato da Esselunga.

Si ricorda che nel 2010 l’aggregato delle maggiori cooperative a marchio coop ha consuntivato vendite per 12,2 mld. di euro, in crescita dell’1,4% dai circa 12 mld. del 2009. I fatturati per addetto piu elevati sono della PAC 2000 A, che pero opera come centro di distribuzione non al dettaglio, con il marchio Conad (1,1 milioni di euro), Supermarkets Italiani
(321mila euro), che ha anche il maggiore utile su fatturato (3,9%) e Gruppo Unicomm con l’insegna Famila ed Emisfero (294mila).

Elettrodomestici: il Gruppo Fineldo (Indesit) resta il maggiore in Italia con fatturato a 2,9 miliardi (+10%); segue la De’ Longhi a 1,6 mld. in forte progressione sul 2009 (+16%) davanti alla Whirppool Europe il cui fatturato e marginalmente caduto (-0,9%) portandosi a 1,35 mld.. La Candy con una crescita del 3,4% ha toccato un giro d’affari da 952 milioni, superando nel 2010 la Electrolux Italia che ha subito un ridimensionamento del 9,8% a 926 milioni. Tiene il gruppo Philiphs in marginale flessione dell’1%, mentre sale la LG Italiana con un +9,3% a 751 milioni. Chiude la classifica il produttore di impianti di aria condizionata Daikin (386 milioni, +24%).

Farmaceutico: prima per fatturato e la Menarini che supera la soglia dei 3 mld. di fatturato con un progresso sul 2009 dell’8,4%, davanti alla Comifar, attiva pero nella sola distribuzione che segna un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro, in calo del 7,8%; la Pfizer realizza una progressione molto forte del fatturato (36,4%) anche per effetto di operazioni di riorganizzazione societaria, portandosi a 1,7 mld. e superando la Artsana della famiglia comasca Catelli ferma 1,5 miliardi, +1,7%. Gli altri grandi nomi dell’industria farmaceutica italiana, tutti in progresso di fatturato sul 2009, sono la Sanofi-Aventis (+1,5%), la Novartis Pharma (1,3 mld. +12%) e la Merck Serono (1,2 mld., +9,4%), che realizza anche il maggiore valore aggiunto per dipendente (281mila euro).

Editoria/giornali: sei delle prime dieci società per fatturato segnano flessioni del  fatturato; RCS, prima con 2,3 mld. di fatturato, cresce del 2,2%, Mondadori con  1,6 mld. dell’1,2%. La De Agostini esce dal settore essendo un gruppo ormai  diversificato (soprattutto nel settore del gioco e delle lotterie con le attività di  Lottomatica, anche se le attività editoriali superano 1,3 mld. di giro d’affari  facendone ancora il terzo operatore nazionale). La terza posizione del panel è  occupata dal Gruppo Espresso, stabile a 885 milioni (-0,2% sul 2009). L’Istituto  Poligrafico e Zecca dello Stato è in lieve progresso (+0,8%) a 499 milioni e precede  l’altra società che svolge pura attività stampa (senza attività giornalistica o  editoriale) che è la Pietro Pozzoni, in calo del 4,1% a 411 milioni. Le Messaggerie  flettono del 6% a 488 milioni, mentre, tornando agli editori di giornali, il Sole 24  Ore si ridimensiona del 4,1% a 482 milioni, il 2,3% lo perde la Monrif (La Nazione,  Il Giorno ed Resto del Carlino) che fattura 248 milioni ed il 3,7% lo lascia sul  terreno la Caltagirone Editore che edita il Messaggero e vende per 238 milioni.  Nel 2010 il valore aggiunto per dipendente più elevato è stato segnato  dall’Espresso (155mila euro), seguito dalla Mondadori (114mila) e dalla  Caltagirone (111mila). Contenuto il dato del Sole 24 Ore (83mila euro) superato  dalla Monrif (97mila).

Metallurgia: l’annus horribilis del settore che fu il 2009 si è trasformato nel 2010  in un anno di grandi recuperi, determinati dalla crescita nelle quotazioni delle  materie prime. Tutti gli operatori segnano progressi di fatturato in doppia cifra,  con la sola eccezione della Dalmine. Il maggiore operatore resta di gran lunga la  Riva Fire con 7,8 mld. di fatturato ed un progresso del 33,8%, seguito dal gruppo  Marcegaglia che si porta a 3,8 mld., in progresso del 48,8%. Il Gruppo KME cresce  del 39,5% (2,7 mld.) e la Thyssen addirittura del 58,9% a 2,3 mld. Troviamo quindi  la Finarvedi (+83,5%), la CLN (+20,4%), la Siderurgica Investimenti (+51,8) e le  Acciaierie Beltrame (+18%). In calo, come detto, la Dalmine che si attesta sotto il  miliardo (951 milioni), pur essendo parte di un gruppo controllato dalla famiglia  Rocca che ha sede in Lussemburgo (la Tenaris) e che, a livello mondiale, ha  fatturato nel 2010 oltre 7,7 mld. di euro con oltre 25mila dipendenti (di cui solo  2600 in Italia). V’è peraltro da segnalare che cinque gruppi metallurgici su dieci  hanno chiuso il 2010 in perdita, con la Lucchini che ha consuntivato un rosso pari  al 34% del fatturato. La Dalmine mostra la migliore incidenza dell’utile netto sul  fatturato (8,7%) ed il più alto valore aggiunto pro-capite (137mila euro).

Le “dinamiche”

Quelle già selezionate in precedenti edizioni sono 8 su ventiquattro: Italiana  Alimenti, Siae Microelettronica, Diasorin (quotata), GGG (nel 2006 e 2007  presente come Ufi Filters), D’Amico Società di Navigazione, Carel, Bonatti, G & A  Montanari & Co. (nel 2001 e 2009 presente come Navigazione Montanari).  Imprese Junior (fatt. 2010 almeno + 20% sia sul 2007 che sul 2009 con utile >4%  del fatt. 2010 con dimensione tra i 50 e 330 milioni di euro di vendite e con  dipendenti < 500 unità). Individuate 9 società. Erano state 2 nel  2009, 8 nel 2008, 16 nel 2007, 31 nel 2006, 24 nel 2005, 18 nel 2004, 7 nel 2003,  14 nel 2002 e 24 nel 2001). Individuate 7 imprese nell’industria e 2 nei servizi.  Imprese Senior (fatt. 2010 almeno + 20% sia sul 2007 che sul 2009 con utile >4%  del fatt. 2010 con dimensione > 330 milioni < 3 miliardi di euro di vendite e con  dipendenti > 499 unità). Individuate 15 imprese (si veda l’allegato), undici  operano nell’industria, 1 nelle costruzioni e 3 nei servizi (lo scorso anno: 6  imprese; 4 nell’industria e due nelle costruzioni.  Delle 24 aziende 9 operano direttamente o a supporto (alcune solo  marginalmente) della Green Energy.

Alcuni dati del sistema (2003-2010)

L’evoluzione del sistema bancario osservata attraverso l’aggregato di poco più  570 banche analizzate dall’US Mediobanca (privilegiando bilanci consolidati, ove  redatti) segnala tra la fine del 2003 e quella del 2010 una crescita dei crediti alla  clientela (imprese e famiglie) pari all’87,8%, ossia il 9,4% annuo, da 1.066 miliardi  a 2.002 miliardi di euro. Nello stesso periodo i crediti dubbi (sofferenze, incagli,  ristrutturati e scaduti) sono cresciuti del 172%, pari al 15,3% annuo,  incrementando quindi la propria incidenza sul totale dal 4,4% (nel 2003) al 6,4%  (nel 2010). I crediti “in bonis” hanno segnato nel periodo una crescita  sostanzialmente allineata a quella dei crediti complessivi (9,1% medio annuo). La  riduzione dei crediti dubbi sul totale è stata progressiva dal 2003 fino al 2007  quando ha toccato il minimo al 2,9%; dal 2008 è risalita al 3,4% per raggiungere il  6,4% nel 2010. Nel 2010 i crediti “in bonis” sono aumentati dell’1,2% sul 2009  (+22 mld. circa), quelli dubbi sono aumentati del 14% (+15 mld.), quelli  complessivi sono aumentati dell’ 1,9% (ossia +7 mld., saldo delle due variazioni  precedenti).

Osservando la composizione dei crediti dubbi nel periodo, la quota meno  dinamica è quella delle sofferenze, cresciute del 101% (10,5% medio annuo),  mentre gli incagli sono aumenti del 177% (15,7% medio annuo). Ma il vero boom  è toccato ai crediti ristrutturati e scaduti in aumento ad un ritmo medio del 31%  medio annuo che dal 2003 cumula un progresso del 568%. A fine 2003 le  sofferenze erano oltre la metà dei crediti dubbi (51%), quota calata a fine 2010 al  38% circa. Costante la quota degli incagli passati dal 40% del 2003 al 41% del  2010, mentre è più che raddoppiata l’incidenza della classe residua (ristrutturati e  scaduti) salita dal 9% al 21%. Nell’ultimo anno le sofferenze sono aumentate in  modo considerevole (+29,5%), mentre gi incagli hanno segnato una progressione  assai più modesta (+5,3%), per effetto del passaggio di una parte delle partite  incagliate nella più critica posizione di sofferenza. Si ricorda che gli incagli  richiamano fondi di copertura per circa il 25% del loro ammontare lordo, le  sofferenze pari al 60% circa. Le sofferenze (32%) stanno gradualmente tornando  sui livelli del 2006 e 2007, quando rappresentavano il 43-45% del totale, mentre  gli incagli permangono di alcuni punti al disopra della propria incidenza tra 2006 e  2007 (33-37%).

Le banche con prevalente raccolta a breve (diverse dalle popolari e dalle Bcc)  hanno accresciuto dal 2003 i crediti verso la clientela del 9,4% medio annuo (in  linea con i dati dell’aggregato), con una crescita su base annua dei crediti dubbi  del 14,5% (sotto la media dell’aggregato). L’incidenza di questi ultimi sui crediti si  è mossa anch’essa in linea con il sistema, attestandosi nel 2010 al 6,3% (dal 4,6%  del 2003), ma la crescita dal 2003 è stata inferiore a quella dell’aggregato  (+157,6% contro 171,7%), anche se nell’ultimo anno la progressione è stata  lievemente superiore (+14,6% contro +13,7%). Da segnalare la modesta  espansione dei crediti complessivi alla clientela nel 2010, +0,5% sul 2009, sotto la  media dell’aggregato (+1,9%). Le banche popolari che partivano nel 2003 da  un’incidenza dei crediti dubbi lievemente inferiore rispetto al sistema (4,2%) si  attestano nel 2010 ad un livello ben al di sopra (7%). Mostrano dal 2003 un più  modesto tasso di crescita dei crediti alla clientela (+8,7% medio annuo, 79,3% il  cumulato), ma, proprio negli anni della crisi sembrano avere sostenuto la  domanda di credito con maggiore convinzione, accrescendo i crediti alla clientela  di quasi il 9% nel 2009 ed ancora del 6,9% nel 2010 (si ricorda il +1,9% del  sistema). Hanno “pagato” questa prossimità al cliente con una superiore crescita  dei crediti dubbi (+17% su base annua, +201% il cumulato), ed una conseguente  minore crescita dei crediti “in bonis” (+74% vs +84% del sistema). Quanto alle  banche di credito cooperativo, anch’esse scontano una maggiore prossimità alla  clientela, segnando un aumento dei crediti ad essa erogati del 7,1% nel 2010, in  linea con il 6,9% delle popolari e ben al di sopra dello 0,5% delle altre banche  commerciali. Desta una qualche preoccupazione la crescita della incidenza dei  crediti dubbi sul totale, rimasta fino al 2009 al disotto del livello delle popolari ed  allineatasi nel 2010 (7%). E’ la conseguenza della crescita molto elevata dei crediti  dubbi occorsa nell’ultimo anno (+19,4% contro il +10,6% delle popolari). Resta  verificato che le BCC hanno strutturalmente incidenze di crediti dubbi sul totale  più elevati rispetto alle altre categorie e alla media del sistema (dal 2003 tale  incidenza non è mai scesa sotto il 4,5%).

Quanto al coefficiente di solvibilità ex Basilea, esso, dopo essere calato  dall’11,2% del 2003 al 10,4% del 2007 è risalito al 10,9% di fine 2008 per poi  segnare un ulteriore aumento all’11,9% di fine 2009 ed al 12,4% di fine 2010. In  rapporto al solo patrimonio di base (Tier1) il coefficiente a fine 2010 era pari al  9,2% (dall’8,1% del 2003). Ha concorso a questa dinamica la crescita del  patrimonio di vigilanza complessivo, incrementatosi dal 2003 al 2010 del 62,3% a  circa 219 miliardi di euro, a fronte di una crescita del 43,5% delle attività  ponderate per il rischio. Ma la crescita è stata particolarmente accentuata dal  2007, quando il total capital ratio valeva il 7,6%, grazie alla contestuale crescita  dell’11,7% del patrimonio di vigilanza ed alla concomitante riduzione degli attivi  ponderati (-7%) conseguente al processo di deleveraging messo in atto dalle  banche. Più in dettaglio è stato il patrimonio di base, ossia la componente più  nobile, a sostenerne la crescita del patrimonio di vigilanza, in particolare a far  data dal 2008 quando esso è cresciuto del 15,5% a fronte di una flessione delle  altre componenti, dal Tier2 caduto del 2% fino al sostanziale azzeramento delle  passività subordinate di III livello (-96%). Il resto, come detto, l’ha fatto lo  shrinking delle attività ponderate (-4,2% dal 2008).

Le banche con prevalente raccolta a breve presentano coefficienti di Basilea anch’essi in calo dal 10,7% del 2003 al 9,7% del 2007, per poi risalire al 10,3% del  2008, all’11,6% del 2009 ed al 12,4% del 2010. Il Tier1 segna nel 2010 un livello  pari all’8,9%, inferiore alla media del sistema (9,2%). Le banche popolari, che pure  partivano da valori del coefficiente inferiori a quelli delle altre banche  commerciali nel 2003 (9,8% contro 10,7%), hanno raggiunto l’11,5% a fine 2009,  allineandosi di fatto alle banche commerciali non popolari, ma il 2010 ha segnato  una inversione di tendenza con una caduta del total capital ratio all’11,2%, dovuto  ad un rialzo del 9,8% delle attività ponderate non bilanciato dalla crescita del  patrimonio di vigilanza (+6,9%). Le Bcc infine, hanno storicamente livelli di  presidio patrimoniale più elevati rispetto alla media del sistema, anche se in  evidente diminuzione dal 17,2% del 2003 al 15,2% del 2010. Tale dinamica trova  anche spiegazione nella maggiore espansione della loro attività, segnalata da una  crescita delle attività ponderate per il rischio (RWA) pari all’84% da fine 2003  (contro il 37% delle altre banche commerciali ed il 47% delle popolari). V’è  peraltro da considerare che circa il 93% dei requisiti patrimoniali complessivi delle  Bcc sono coperti con Tier1 (contro il 74% medio del sistema). Da segnalare infine  che le banche di investimento e di credito mobiliare hanno segnato una  importante riduzione dei coefficienti di solvibilità, caduti dai livelli assai elevati del  2003 quando valevano il 20,2% al minimo del 2008 quando si sono assestate al  12,6%. E’ iniziata da lì una risalita che, a differenza di quanto verificato a livello di  sistema, non è stata dovuta ad un processo di rafforzamento patrimoniale (il  patrimonio di vigilanza è calato del 4,3% dal 2008) ma integralmente a riduzione  degli attivi rischiosi (-13,9%).

Indici di struttura e redditività (2009-2010)

Il sistema bancario italiano osservato nell’indagine dell’Ufficio Studi è composto da 573 istituti e copre il 96% del sistema in termini di patrimonio di vigilanza ed il  97% in termini di sportelli. L’insieme è composto da 137 banche con prevalente  raccolta a breve (rappresentano il 65,3% del totale degli impieghi in Italia), 37  banche popolari (15,1% degli impieghi), 355 Bcc (6,5% degli impieghi), 21 banche  di credito mobiliare e di investimento (11,5% degli impieghi) e 23 banche di  gestione di titoli e patrimoni (1,6% in termini di impieghi). La raccolta è avvenuta  nel 2010 per il 76,5% tramite depositi; essi costituiscono la forma di provvista  preferita dalle banche popolari (79,4% della propria raccolta) e soprattutto delle  Bcc per le quali rappresentano sostanzialmente la sola forma di raccolta (96,4%).  Simmetricamente, circa il 93% degli impieghi è costituito, per le Bcc, da  finanziamenti alla clientela, contro una media del sistema pari al 78,1%.  Il sistema bancario italiano (rappresentato da un aggregato che esclude i bilanci  consolidati) ha segnato nel 2010 un roe pari al 3,5%, in ripresa rispetto al 2,8% del  2009 ma assai lontano dal 5,2% del 2008 e dal 9,3% del 2007. Le banche popolari  hanno segnato il roe migliore nel 2010, pari al 3,3%, lievemente superiore a quello  delle banche commerciali (3,1%) e decisamente superiore rispetto al 2% delle Bcc.  Nel 2010 il margine di interesse ha rappresentato circa il 51% dei ricavi,  percentuale che sale al 65,6% per le Bcc, si assesta la 54,6% per le banche  commerciali e cade al 44% per le banche popolari, un dato coerente,  quest’ultimo, con l’incidenza relativamente modesta dei crediti alla clientela sugli  impieghi complessivi (71,1% vs 78,1% per il sistema nel 2010) nei loro bilanci.  Il costo del lavoro per dipendente, nella media del sistema, appare in lieve rialzo  nel 2010, attestandosi a 72.900 euro circa contro i 72.700 del 2009 (+0,3%). Le  Bcc mostrano costi pro-capite attorno ai 66mila euro, inferiori alle banche  popolari (69.600 euro) ed alle altre banche commerciali (72.860 euro).  Complessivamente la forza lavoro è calata dello 0,4% con una perdita di circa  1400 posti, riduzione che fa seguito a quella del 2009 pari al 3,8% (circa 12.600  unità) e del 2008 (-1,5% pari a circa 5mila posti). Al calo delle banche con raccolta  a breve (-1,4%, dopo il -5,7% del 2009 ed il -3,5% del 2008), fa da contrappeso la  crescita occupazionale delle banche popolari (+2,5%) e quella delle Bcc (+3,1%  dopo il +3,1% del 2009 e l’ulteriore aumento del 4,9% del 2008). Gli sportelli  calano anch’essi dell’1% (dopo la riduzione di pari misura del 2009), anche in  questo caso integralmente per effetto delle altre banche commerciali (-2,2% dopo  il -2,7% del 2009) poiché aumentano sia quelli delle popolari (+1%) che delle Bcc  (+3,8% dopo il +3,7% del 2009). Il numero di dipendenti per sportello è stabile  attorno alle 9,5 unità.

Top 20
La classifica delle banche italiane nel 2010 non segnala variazioni di rilievo nelle  prime 20 posizioni rispetto al 2009, in particolare sono invariate le prime otto  posizioni. Unicredit permane in prima posizione per totale attivo tangibile (904  miliardi di euro), davanti ad Intesa Sanpaolo (633 miliardi) e Banca Monte Paschi  (237 miliardi), seguono Banco Popolare, UBI Banca, BNL, Mediobanca e la  Popolare dell’Emilia Romagna. Guadagna una posizione ed è nona la Popolare di  Milano (53 miliardi il totale attivo tangibile) ed anche in decima posizione si  segnala l’avanzamento di una posizione della Cassa di Risparmio di Parma e  Piacenza (45 mld.) I due avanzamenti sono dipesi anche dal regresso di Dexia  Crediop il cui attivo tangibile si è ridotto del 20,7% provocando la perdita di due  posizioni nel rank. Invariate la 12esima (Banca Carige) e 13esima posizione (Banca  Popolare di Vicenza), si segnala la buona crescita di Veneto Banca Holding che  sale dalla 18esima alla 14esima posizione per effetto di una significativa modifica  del perimetro di consolidamento. Segnalato lo scambio di posizione fra due  banche conterranee, con la Popolare di Sondrio che sale in sedicesima posizione  a discapito del Credito Valtellinese che scivola in 17esima cedendo un posto. La  Deutsche Bank con totale attivo tangibile in regresso del 5,1% (24,8 miliardi)  perde quattro posizioni dalla 14esima alla 18esima. Nulla cambia nelle ultime due  posizioni ove troviamo la Banca delle Marche (19esima) e la Banca Sella Holding  (20esima).

Il roe
Le banche con il maggiore roe nel 2010 sono specializzate nelle gestioni  patrimoniali: si tratta di Banca Generali (la capogruppo) con l’85% (i cui conti  consolidati hanno chiuso con un roe prossimo al 43%) seguita da Intesa Sanpaolo  Private Banking (36,6%) e Banca Aletti & C. (del Gruppo Banco Popolare) al 31%.  Sopra il 30% anche Banca Fideuram (30,5, sempre del gruppo Intesa Sanpoalo). La  classifica delle banche retail (non cooperative o Bcc) è capeggiata dalla Banca  Regionale Europea (del Gruppo UBI Banca) al 20,3%, seguita dalla Banca Italo  Romena al 18,3% (gruppo Veneto Banca) e da Finecobank (Unicredit) al 16,6%.  Sopra il 10% anche Deutsche Bank Mutui (15,5%) e la Carilo – Cassa di Risparmio  di Loreto (11,2%, gruppo Banca delle Marche). Tra le Bcc primeggia quella di  Arborea con un roe al 10%, seguita dalla Bcc del Metauro (9,1%) e quella di  Marano (8,9%). Tra le banche popolari, quella dell’Emilia Romagna è in prima  posizione con il 10%, seguita dalla capogruppo Banca Popolare di Sondrio  (all’8,4%, il cui consolidato ugualmente registra un lusinghiero, per la categoria,  7,9%).

Nel retail le perdite più rilevanti rispetto ai mezzi propri è quella conseguita dalla  Banca di Treviso (del Gruppo Banca Popolare di Marostica) che ha consumato con  la perdita del 2010 oltre il 48% dei mezzi propri, seguita dalla Banca Monte Parma  (con perdite al 35,7% dei mezzi propri) e la Banca Modenese (del gruppo CR di  Ferrara) al 33,5%. Tra le Bcc eclatanti i casi della Bcc dello Jonio-Albidona (39,8%  le perdite) e della Bcc del Belice (36,7%). Ma il caso più abnorme è quello della  Banca Sara, operante nelle gestioni patrimoniali, con perdite pari al 59,2% dei  mezzi propri.

La speciale classifica che ordina le banche in base alla incidenza dei crediti dubbi  sul totale dei crediti alla clientela vede nella posizione peggiore (incidenza più  alta) la Serfina Banca, con una incidenza pari al 31,5%, seguita da tre Bcc: quella  del Belice (27,4%), quella Irpina (22,3%) e dei due mari di Calabria (21,8%). Sopra  il 20% anche la Hypo Alpe-Adria-Bank.

L’aggregato (2009-2010)

I premi lordi delle 128 imprese assicuratrici italiane (rappresentano circa il 98%  del sistema in termini di premi emessi) sono ammontati nel 2010 a 126,2 miliardi  di euro, in aumento (+7,8%) rispetto al 2009. I proventi da investimenti attribuiti  ai rami tecnici, si dimezzano da 26,3 mld. a 13,8 mld. nel 2010 ciò che, unitamente  ad un aumento degli oneri per sinistri (+10,3%), porta in negativo il risultato  tecnico (-553 milioni); il minore apporto degli altri proventi da investimenti (da  due ad un miliardo di euro) e l’aggravio degli oneri non ricorrenti (da 434 milioni a  1,2 miliardi) portano in negativo anche il risultato netto per 658 milioni, dopo che  esso era stato positivo per oltre quattro miliardi nel 2009. Il valore corrente degli  investimenti cresce da 491,4 a 501,6 miliardi (+2%), un valore che non esprime  alcuna plusvalenza implicita sui valori di bilancio. I dipendenti segnano un
aumento del 2,1%.

Top 10
Nella classifica delle 10 prime assicurazioni sono invariate le prime due posizioni  occupate da Generali (+2,9% i premi a 68,4 mld.) e Fondiaria-Sai (+5,3% i premi, a  13 mld.). Cambia la terza piazza ora occupata da Poste Vita proveniente dalla  sesta posizione, con premi lordi in crescita del 33,9%, a 9,5 mld. di euro. Segue  Mediolanum, stabile in quarta piazza, con premi a 9,1 mld. in calo del 5,4% sul  2009. Scivola in quinta posizione dalla terza la Allianz, con premi in flessione del  13,9% ed una posizione la perde anche la Unipol, i cui premi si attestano a 8,9  mld. in calo del 6,1% sul 2009. Nulla cambia nelle successive posizioni(Eurizonvita  settima, Cattolica ottava) fino alla nona posizione ove si inserisce Axa Mps  Assicurazioni Vita con premi a 4,1 mld. in crescita del 14,3% e la decima ove sale  dalla 11esima Aviva Italia Holding (+14,5%).

LE FINANZIARIE

Holding di partecipazioni
L’aggregato delle 221 holding ha chiuso il 2010 con investimenti finanziari pari a  268 miliardi di euro, composti da partecipazioni per 205 miliardi e crediti ed altri  attivi per finanziari per 63 mld. I mezzi propri si attestano a 173,3 mld., mentre i  debiti finanziari sono pari a 94,3 mld di euro (il rapporto debt/equità al 54%). I  dividendi incassati nel 2010 sono pari a 9 mld. e fronteggiano svalutazioni nette  per 3,1 mld. Il risultato d’esercizio si attesta a 4,8 mld. L’analisi delle prime 10  posizioni (determinate in base al volume degli investimenti finanziari) vede  invariate le prime sei posizioni: Enel con 50,9 miliardi euro (in calo del 12%),  Ferrovie dello Stato con 43 miliardi (-0,7%), Fiat con 17,1 mld. miliardi, in crescita  del 16,4%, seguite da Atlantia, Finmeccanica e Acif Allianz. Guadagna una  posizione Unipol, salendo dalla ottava alla settima posizione con un portafoglio  finanziario da 5,8 mld. (+11,9%), a spese di Telco che paga la riduzione del  proprio portafoglio da 6,6 a 5,5 mld. (-17,4%) e specularmente la Transalpina di  Energia che cala dalla nona alla decima piazza  I maggiori utili nel 2010 sono stati realizzati da: Enel (3,1 miliardi), Acif-Allianz  (914 milioni), Atlantia (510 milioni) e Fiat (442 milioni). Le maggiori perdite sono  di Telco (1,1 mld, dopo avere spesato svalutazioni per 1,2 mld.), Pfizer Holding (-  445 milioni) e De Agostini (-331 milioni).

Le sim

L’aggregato delle 27 sim salda il 2010 con un risultato d’esercizio a 115,8 milioni,  in forte ripresa sul 2009 (+45%). E’ in progresso il margine di intermediazione a  403,9 milioni (+6% sul 2009), sostenuto dalla commissioni attive (+9,5% a 579,7  milioni). Significativo il contenimento delle spese amministrative (-3,7%), pur in  presenza di occupazione stabile (circa 1000 unità). Il rank ha subito variazioni di  rilievo rispetto al 2009: in prima posizione si trova Azimut Consulenza Sim (era  quinta) seguita da Sanpoalo Invest Sim (che scala un posizione) e dalla Ersel Sim,  che sale dalla terza alla sesta posizione. La prima della classifica 2009, Intermonte  Sim, cade in quatta posizione, così come forte è l’arretramento di Nomura dalla  seconda alla sesta posizione.

Leasing
L’aggregato delle 48 società di leasing chiude con ricavi di locazione in forte  riduzione a 3,6 miliardi (-18% circa sul 2009), ma un risultato netto che passa da  un rosso (-242,4 milioni) ad un utile nel 2010 (149 milioni) e ciò grazie alla drastica  caduta degli oneri finanziari da 3,1 a 2,1 miliardi di euro (-33%). Gli attivi dati in  locazione ammontavano a fine 2010 a 114,4 miliardi (117,3 nel 2009, -2,5%).  Stabili i dipendenti a 5419 unità. La classifica delle prime posizioni è totalmente  invariata rispetto al 2009 quanto alle prime dieci posizioni ed è capeggiata da  Unicredit Leasing.

Factoring e credito al consumo
L’aggregato delle 59 società di factoring e credito al consumo vede aumentare  nel 2010 i crediti finanziari da 103,9 miliardi a 107,4 (+3,4%). Nel dettaglio, sono  in crescita i crediti per factoring (da 34,6 mld. a 38,5 mld., +11,4%), mentre sono  in lieve riduzione i crediti al consumo (-0,5% a 68,9 mld.). Il risultato d’esercizio  cala da 520 a 163 milioni di euro (-68,6%%), essenzialmente per effetto di minori  ricavi da commissioni e interessi (-4,8%) e maggiori perdite su crediti che  crescono a 2,3 miliardi di euro (+11,6%). In aumento del 2% i dipendenti a 11.588  unità. Agos-Ducato conferma la propria leadership, mentre sale dalla quinta alla  terza posizione Mediafactoring (in seconda posizione si conferma Findomestic  Banca). Perde una posizione scivolando il quarta piazza la Compass. 

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