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Roubini apocalittico: le 10 catastrofi prossime future e le disturbanti profezie del Dr. Doom

Nel suo ultimo libro, l’economista che ha previsto la crisi del 2008 e la successiva grande recessione parla delle 10 terribili catastrofi economiche che stanno per colpirci: speriamo che si sbagli

Roubini apocalittico: le 10 catastrofi prossime future e le disturbanti profezie del Dr. Doom

Nouriel Roubini, l’economista che ha previsto la crisi finanziaria del 2008 e la successiva Grande recessione, vede nel mondo attuale appropinquarsi delle nuove e terribili calamità che potrebbero mettere a soqquadro interi sistemi economici e sociali. 

Questa fosca prognosi sullo stato del mondo è espressa in modo sistematico nel libro, appena uscito in lingua inglese, Megathreats: The Ten Trends That Imperil Our Future, and How to Survive Them, John Murray £20/Little, Brown $30, 320 pagine.

Nel libro dell’economista la trattazione dei trend che mettono in pericolo il nostro futuro occupa il 97,5% delle pagine, il modo di sopravvivergli appena il 2,5%. Già questo squilibrio dà il tono al ragionamento dello studioso, professore di economia alla New York University’s Stern School of Business.

La profezia di Roubini è più che biblica. Nel Vangelo di San Giovanni i cavalieri dell’apocalisse sono solo quattro. Quelli di Roubini sono invece dieci. “Ci aspettano molti giorni bui, amici miei… Siamo in una fossa profonda e l’acqua sta salendo”, scrive l’economista in un momento di lucida desolazione.

I 10 cavalieri di Roubini

Roubini dedica un capitolo a ciascuno dei 10 catastrofici megatrend che egli vede formarsi come una grande tempesta. 1. il debito, 2. i fallimenti pubblici e privati, 3. la bomba demografica, 4. il denaro facile, 5. la grande stagflazione, 6. Il tracollo delle valute, 7. la fine della globalizzazione, 8. la minaccia dell’intelligenza artificiale, 9. la nuova guerra fredda e 10. la crisi ambientale.

Benvenuti all’inferno prossimo futuro!

L’impatto delle pagine del libro è talmente forte che John Thornhill, nel recensire il libro sul Financial Times scrive:

“I lettori più suscettibili potrebbero avere l’impulso di buttare questo libro nel cestino prima di sfogliare una pagina. Coloro che, invece, si preparano a un bagno freddo di pessimismo possono trarre vantaggio dalle sue cupe intuizioni sullo stato del mondo. Gli avvertimenti di Roubini possono spaventare, ma sono anche inquietantemente plausibili. Si può solo pregare che i politici abbiano soluzioni migliori di quelle che l’autore è riuscito a trovare”. 

Dr Doom?

L’economista di origine turca naturalizzato americano, alle volte ribattezzato Dr. Doom, per la sua speciale capacità nel fiutare le calamità, non si riconosce in questo appellativo poiché sostiene di ricercare, con lo stesso rigore con il quale estrae gli aspetti negativi, i lati positivi di una situazione e pertanto l’appellativo che più gli farebbe giustizia sarebbe Dr. Realist. 

E in effetti l’avere annunciato in tempi non sospetti la Grande Recessione fa di lui un saggio più che una Cassandra.

La madre di tutte le crisi

Secondo Roubini la “Madre di Tutte le Crisi” (che scrive con le iniziali maiuscole) è l’enorme debito pubblico e privato che si è andato accumulando. Nelle prime pagine del libro sostiene che la stato debitorio del mondo richiama sempre più l’esperienza dell’Argentina che dalla sua nascita come stato indipendente nel 1816 ha collezionato ben nove default.

Alla fine del 2021, il debito globale, pubblico privato, ha superato il 350% del prodotto interno lordo del pianeta. La madre di tutte le crisi, cioè quella del debito appare uno sbocco inevitabile in questo decennio o nel prossimo.

L’aspetto peggiore è che tutti i rimedi sembrano palliativi, se non peggiori del male che intendono curare. “Scegliete il vostro veleno”, conclude l’economista rivolto al lettore. 

La stessa ultima infatuazione per la moderna teoria monetaria che propugna bassi tassi d’interesse mentre nuovo debito si cumula all’esistente è destinata a giungere, secondo Roubini, a una repentina e dolorosa resa dei conti.

L’esemplare vicenda del duo Truss-Kwarteng nel Regno Unito mostra che è il mercato stesso a respingere con durezza nuovo debito senza le necessarie coperture, anche se questo tende a favorire il mercato stesso. I mercati non vogliono nuovo debito.

Il debito sembra davvero essere divenuto la questione centrale delle economie e delle politiche pubbliche in tutto il mondo.

Il nodo delle pensioni

A preoccupare Roubini non è solo il debito esplicito, ma soprattutto quello implicito che scaturisce dalle promesse fatte, anche nelle società più ricche, alle crescenti moltitudini di cittadini che sono o si avvicinano alla pensione. 

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha stimato che le passività pensionistiche statali, non finanziate o sottofinanziate, nelle 20 principali economie ammontano alla strabiliante cifra di 78 miliardi di dollari. “Il debito implicito è una bomba a orologeria e una gravissima minaccia”, scrive Roubini.

Neppure egli ritiene che le banche centrali possano metterci una pezza. Economisti capaci come Ben Bernanke (insignito da poco del premio Nobel per l’economia), Mario Draghi o Mark Carney sono stati rimpiazzati da avvocati e regolatori. È molto probabile che queste figure faranno ben poco per arrestare la stagflazione, cioè l’esiziale matrimonio tra crescita stagnante e aumento dei prezzi. La stagflazione del 21° secolo farà sembrare gli anni ’70 come un mero riscaldamento prima della partita. 

Tutto questo non potrà che portare a una “Grande Crisi del Debito Stagflattivo” (ancora con le maiuscole).

Il disordine diffuso

Questa situazione innescherà un processo di crisi valutaria e instabilità economica. In Europa la debolezza finanziaria della Grecia e dell’Italia potrebbe portare al collasso dell’Unione monetaria europea. 

A loro volta le turbolenze finanziarie condurranno a un crescente protezionismo e al reshoring della produzione industriale. Ciò imprimerà un salto alla deglobalizzazione e a un’ulteriore frammentazione del mondo.

L’avvento dell’intelligenza artificiale si accompagnerà a una ulteriore concentrazione del potere economico, a una fioritura delle disuguaglianze già mostruose e della disinformazione che è letale per la democrazia.

Scrive: “La rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha il volto di una rivoluzione finale”.

L’errore strategico dell’America

C’è poi la geopolitica ad aggravare il caso.

La critica alla politica che gli Stati Uniti hanno seguito fino ad adesso nei confronti della Cina è radicale. Si è trattato di un errore strategico immenso in quanto ha impresso una progressione inarrestabile all’ascesa di un rivale autoritario e brutalmente orientato a istaurare una propria egemonia sul mondo. 

Non c’è dubbio ed è solo questione di tempo, scrive Roubini, che la Cina diventerà la più grande economia del mondo.

L’emergenza climatica

L’ultimo, ma non meno importante, megatrend intravisto da Roubini riguarda il clima. Il paradosso è che tutte le soluzioni economiche o tecnologiche, che potrebbero con una qualche efficacia fronteggiare l’entità e la portata del problema del clima, sono politicamente impossibili o proibitive.

Per di più il cambiamento climatico ha messo in moto un fenomeno migratorio di massa del quale il milione di migranti che sono entrati nell’Unione europea nel 2015 non è altro che un pallido annuncio.

Roubini si spinge ad ipotizzare che l’estremo oriente della Russia potrebbe essere colonizzato dai cinesi che sfuggono dalle conseguenze del cambiamento climatico.

C’è un rimedio?

Si può fare molto poco, scrive l’economista. Solo sette pagine sono dedicate ai possibili rimedi. Siamo veramente a corto di idee. Amen. 

Però qualche megatrend positivo si può intravedere, ed è intravisto anche da Roubini, nell’ambito di questa sceneggiatura da dramma shakespeariano. 

L‘innovazione tecnologica potrebbe portare a una crescita della produttività economica e a un miglioramento dell’ambiente. Il beneficio che ne deriverebbe, nei suoi tratti inclusivi e sostenibili, e con un tasso superiore al 5% annuo di crescita, potrebbe porre un argine molte di queste macrotendenze pericolose e rendere praticabile un reddito di base universale. Forse, nonostante i rischi e le minacce, vale la pena di scommettere sull’intelligenza artificiale.

Al di là dei rimedi possibili e immaginabili ci si potrebbe affidare a una considerazione più generale, come quella che espone John Thornhill nella sua recensione al libro. Questa:

“L’umanità ha vissuto e superato molti periodi terribili in passato. Nel 1941 il mondo non era un posto felice, ma il flagello globale del fascismo fu alla fine scongiurato. Le grandi crisi hanno spesso messo in moto un’azione collettiva che sul momento sembrava non solo impossibile, ma anche nemmeno immaginabile”.

Ed è forse proprio all’utopia che bisogna concedersi.

Fonti

John Thornhill, Megathreats by Nouriel Roubini — an avalanche of coming disasters, “The Financial Times”, 12 ottobre 2022

Nouriel Roubini, The Stagflationary Debt Crisis Is Here, “Project Syndicate”, 3 ottobre 2022

Nouriel Roubini, We’re Heading for a Stagflationary Crisis Unlike Anything We’ve Ever Seen, “Time”, 13 ottobre 2022

Will Daniel, Wall Street’s ‘Dr. Doom’ says central banks are screwed and we can’t avoid a financial crisis. ‘Damned if you do, damned if you don’t’, “Fortune”, 20 ottobre 2022

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