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Liz Truss si dimette prima che i Tories la caccino: la sterlina festeggia, Regno Unito nel caos. Cosa succede ora?

Mai nessuno era durato così poco al n.10 di Downing Street. La sterlina festeggia e i mercati accolgono le dimissioni di Truss con “sollievo”. Cosa succede adesso? Ecco gli scenari possibili

Liz Truss si dimette prima che i Tories la caccino: la sterlina festeggia, Regno Unito nel caos. Cosa succede ora?

Non le hanno lasciato scelta. La Premier inglese Liz Truzz si è dimessa prima di subire l’umiliazione di essere cacciata dallo stesso partito che solo 45 giorni fa l’aveva eletta leader dei Tories e Prima Ministra. Mai nessuno nella storia del Regno Unito è rimasto a Downing Street per un periodo così breve.

Il discorso di addio di Liz Truss

“Riconosco, data la situazione, di non poter mantener fede al mandato in base al quale sono stata eletta dal partito conservatore – ha detto Truss in un breve discorso pronunciato davanti all’ingresso di Downing Street -. Ho parlato con sua maestà il Re per informarlo che mi dimetto da leader del partito conservatore“. 

Con un tono rassegnato di chi sa di non avere altra alternativa, Truss ha spiegato: “Sono entrata in carica in un momento di grande instabilità economica e internazionale. Le famiglie e le imprese erano preoccupate su come pagare le bollette. La guerra di Putin in Ucraina minaccia la sicurezza del nostro intero continente”. Poi l’ammissione: “Sono stata eletta con il mandato di creare una maggiore crescita economica, ma non ci sono riuscita”. 

I Tories: “O vai via da sola o ti cacciamo noi”

Truss ha annunciato le sue dimissioni dopo aver incontrato Graham Brady, il capo del cosiddetto Comitato 1922, l’organo che oltre a gestire le elezioni interne del partito conservatore, organizza anche il voto di sfiducia nel momento in cui un numero elevato di rappresentanti comunica l’intenzione di votare contro il premier di turno. 

Durante la loro conversazione Brady ha fatto sapere a Truss che la maggioranza del partito le aveva ormai voltato le spalle. A quel punto la premier non ha avuto altra scelta: andarsene da sola o subire l’umiliazione di essere cacciata dal suo stesso partito

Le cause delle dimissioni

La credibilità di Truss è totalmente evaporata, così come la sua autorità politica, dopo l’annuncio dello sciagurato piano fiscale da 43 miliardi che prevedeva enormi spese strutturali interamente finanziate in deficit e un taglio delle tasse in favore delle fasce più ricche della popolazione. Una proposta che ha scatenato una tempesta senza eguali sui mercati, causando il crollo della sterlina, l’impennata dei tassi sui gilt – i titoli di stato britannici – e il collasso dei fondi pensione. Fibrillazioni talmente forti da costringere addirittura la Bank of England ad intervenire, mettendo in campo un piano d’emergenza da 65 miliardi di sterline. 

Allo scopo di riparare al pasticcio combinato, Truss la settimana scorsa ha messo alla porta il suo Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, sostituendolo con il più moderato Jeremy Hunt che come primo atto del suo mandato ha fatto tabula rasa del piano fiscale del suo predecessore. Nella giornata di ieri, il Governo da lei guidato aveva perso un altro pezzo importante con le dimissioni (anch’esse obbligate) della ministra dell’Interno, Suella Braverman. 

La reazione dei mercati, sterlina in rialzo

Per il momento i mercati preferiscono attendere di vedere cosa accadrà, ma la sterlina “sembra averla presa bene” nonostante il Regno Unito sembra destinato a settimane di incertezza politica ed economica. Dopo l’annuncio delle dimissioni, infatti, il pound è schizzato a 1,13 sul dollaro e attualmente viaggia in rialzo di mezzo centesimo a quota 1,126 dollari, mentre il Ftse100 di Londra ha ampliato il rosso della mattinata e ora cede quasi l’1% del suo valore.

“Nel complesso, le dimissioni di Truss sono un passo necessario affinché il governo del Regno Unito si muova ulteriormente lungo il percorso verso il ripristino della credibilità agli occhi dei mercati finanziari”, ha affermato alla Bbc Paul Dales, capo economista del Regno Unito presso Capital Economics, spiegando che i mercati hanno accolto con sollievo la notizia delle dimissioni. “Ma è necessario fare di più e il nuovo primo ministro e il loro cancelliere hanno il grande compito di guidare l’economia attraverso la crisi del costo della vita, della crisi dei prestiti e della crisi della credibilità”.

Cosa succederà adesso?

Nel corso del suo discorso di addio pronunciato davanti al n.10 di Downing Street, Liz Truss ha fatto sapere che il partito conservatore completerà l’elezione di un nuovo leader entro la prossima settimana. Ricordiamo che nel Regno Unito, il leader del partito che ha vinto le elezioni diventa automaticamente anche Primo Ministro. 

Una dichiarazione confermata anche da Sir Graham Brady sarà possibile condurre una votazione per eleggere il nuovo leader entro il 28 ottobre. “Quindi dovremmo avere un nuovo leader in carica prima della dichiarazione di bilancio che avrà luogo il 31”, ha detto il numero uno del Comitato 1922.

Secondo le previsioni a prendere il posto di Truss potrebbe essere l’ex ministro delle Finanze Rishi Sunak, l’uomo che aveva costretto Johnson alle dimissioni e che poi aveva sfidato la stessa Truss per la leadership del partito. Nella corsa potrebbero però entrare anche Braverman e lo stesso Boris Johnson.

L’opposizione però, forte anche dei sondaggi che danno il Labour party in vantaggio di 32 punti, non ha alcuna intenzione di stare ferma ad osservare l’elezione interna del quinto primo ministro in sei anni. Il leader laburista Keir Starmer ha già chiesto a gran voce elezioni anticipate allo scopo di restituire stabilità e credibilità a un Regno Unito in preda al caos. Una richiesta a cui si sono presto uniti anche il Partito dei Verdi, i Liberal Democratici e lo Scottish National Party.

L’unica certezza al momento è che il Regno Unito sta affrontando un terremoto politico paragonabile solo a quello vissuto nei giorni successivi alla Brexit, quando le Borse crollarono e il primo ministro David Cameron fu costretto a dimettersi. A complicare la situazione contribuisce poi una situazione economica sempre più precaria, con l’inflazione che ha superato la soglia psicologica del 10%, le bollette alle stelle nonostante il tetto e i prezzi dei principali beni alimentari saliti del 14,5% rispetto a un anno fa. 

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