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Rossi (Ivass): Rc auto ancora troppo cara, ma il prezzo scende

RELAZIONE ANNUALE IVASS – Il prezzo medio delle polizze è sceso del 7,5% in un anno e la differenza con i principali Paesi dell’Ue si è ridotta dai 234 del 2011 ai 150 euro del 2015 – Aumentano gli investimenti delle compagnie in corporate bond, ma i titoli di Stato sono ancora il 45% degli attivi – Le assicurazioni italiane hanno resistito ai tassi bassi: bene il Roe.

In Italia le assicurazioni Rc Auto costano ancora troppo rispetto alla media europea, ma la situazione sta migliorando. Nel 2015 il prezzo medio delle polizze è sceso del 7,5% e la differenza con i principali Paesi dell’Ue (Francia, Germania e Spagna) si è ridotta a 150 euro, dai 234 del 2011. Lo ha rilevato mercoledì Salvatore Rossi, numero uno dell’Ivass, presentando a Roma la relazione annuale dell’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni.

Al calo dei prezzi dell’Rc Auto ha contribuito anche la progressiva diffusione della scatola nera, un dispositivo che ostacola le frodi e perciò consente di ottenere uno sconto da parte delle compagnie. Questo tipo di contratti è ormai arrivato a un sesto del totale.

Secondo l’Ivass, un contributo potrà arrivare poi dal Ddl Concorrenza, che punta a “contenere i costi del sistema, contrastare le frodi, rafforzare trasparenza e confrontabilità dei prodotti”, ha sottolineato Rossi.

C’è poi il nuovo Archivio integrato Antifrode lanciato dall’Ivass, che significa passare “da arco e frecce a un cannone a lunga gittata” nel campo del contrasto alle frodi, con benefici su costi e premi. Il nuovo strumento mette insieme un miliardo e mezzo di singole informazioni su veicoli, immatricolazioni, patenti, polizze, danneggiati, testimoni e periti.

ASSICURAZIONI PIENE DI TITOLI DI STATO, MA DIVERSIFICARE È LA SCELTA MIGLIORE

A quanto emerge dai dati Ivass, le compagnie assicurative italiane continuano a prediligere gli investimenti in titoli di Stato (circa 300 miliardi, il 45% degli attivi), soprattutto italiani (il 94% del totale). Si tratta di una quota rilevante, ma non crea problemi dal punto di vista della vigilanza, anche se “diversificare è sempre la scelta migliore”, spiega Rossi, ricordando però che “il mercato dei titoli di Stato italiani è tradizionalmente molto liquido e ha rappresentato per almeno tre decenni la fonte naturale di coperture per le compagnie italiane attive nel comparto vita”.

Il Presidente dell’Autorità riconosce anche che le compagnie italiane hanno iniziato ad incrementare la quota di bond corporate in portafoglio, passando dai 90 miliardi del 2013 ai 120 miliardi di fine 2015.

Nel tentativo di diversificare, inoltre, le compagnie italiane non stanno prendendo rischi eccessivi, il cosiddetto “search for yield” che il Fondo monetario ha segnalato in altri Paesi, soprattutto da parte delle piccole aziende.

Esiste però anche un altro tipo di diversificazione su cui puntare: quella dei prodotti da offrire alla clientela nel ramo vita. “Una compagnia che offre solo unit linked non è più un’assicurazione – continua Rossi –. Il settore sta iniziando a riflettere su come contemperare la solidità reddituale delle compagnie attive nel ramo vita con l’esigenza di continuare a offrire alla clientela prodotti propriamente assicurativi e non mere gestioni patrimoniali prive di garanzia. E l’Ivass è pronta ad adottare modifiche regolamentari per favorire la nascita di nuovi prodotti”.

BENE IL ROE: LE COMPAGNIE ITALIANE HANNO RESISTITO AI TASSI BASSI

Quanto ai bilanci, le assicurazioni italiane godono di buona salute, con un Roe che lo scorso anno ha sfiorato il 10% nel comparto vita e ha oltrepassato il 7% nel ramo danni. Gli utili hanno raggiunto quota 6 miliardi, “ed è il quarto anno consecutivo che i profitti si mantengono attorno a quei livelli – fa notare Rossi –. Le nostre imprese sono riuscite finora a sfuggire abbastanza alla bonaccia dei tassi di interesse, veleggiando a buon ritmo. La persistenza nel tempo di tassi d’interesse così bassi, tuttavia, non può non preoccupare alla lunga anche le compagnie italiane e l’Ivass che vigila su di loro”.

LO STRESS TEST EUROPEO SARÀ SEVERO

Se ne saprà di più a fine anno, con i risultati dello stress test sulle compagnie assicurative europee lanciato dall’Eiopa, che secondo Rossi sarà “particolarmente severo”: l’obiettivo è però “misurare il rischio sistemico a livello europeo” e quindi non ci saranno “pagelle” per le singole compagnie. I risultati, perciò, “saranno resi noti non impresa per impresa, ma solo per Paese e per fascia dimensionale”.

BREXIT: GRANDISSIMA INCOGNITA, LO DIMOSTRA LA VOLATILITÀ DEI MERCATI

Infine, Rossi ha fatto riferimento al pericolo Brexit: “È una grandissima incognita, il cui esito e gli effetti sono molto complessi da misurare e identificare, come dimostra la straordinaria volatilità sui mercati”. Per quanto riguarda l’Italia, alcune stime indicano che “si troverebbe meno esposta al rischio Brexit rispetto ad altri Paesi europei, ma davvero sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano. In ogni caso, c’è da augurarsi che fra gli elettori britannici prevalga la volontà di restare”, ha concluso.

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