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Roma, Banca d’Italia: la bassa produttività penalizza la crescita della Capitale. Si spera nel Pnrr

Roma che avrebbe le carte in regola per attrarre capitali, dispensare ricchezza e posti di lavoro resta drammaticamente indietro in Europa ma anche nel resto del Paese, soprattutto a Milano. Lo studio di Banca d’Italia

Roma, Banca d’Italia: la bassa produttività penalizza la crescita della Capitale. Si spera nel Pnrr

Negli ultimi due decenni Roma ha sofferto più dell’intera nazione e dei suoi partner europei di una bassa crescita della produttività, ma conserva ancora un ampio potenziale in grado di rilanciarne lo sviluppo. Questa è la fotografia scattata dal rapporto “L’economia di Roma negli anni Duemila. Cambiamenti strutturali, mercato del lavoro, diseguaglianze” realizzato dalla Banca d’Italia e presentato alla Camera di commercio di Roma secondo cui la Capitale avrebbe tutti gli ingredienti per il successo ma la ricetta sbagliata per ottenerlo.

“Oggi l’economica di Roma è sostenuta sostanzialmente dal turismo ma dobbiamo riportare al centro la crescita e lo sviluppo del sistema imprenditoriale. Dobbiamo lavorare per la costruzione di un ambiente che favorisca gli investimenti – ha detto il presidente di Unindustria Angelo Camilli durante la presentazione del rapporto nella sede della Camera di Commercio di Roma – e, in vista degli investimenti che si prospettano nei prossimi dieci anni tra Giubileo, Pnrr ed eventualmente Expo 2030, dobbiamo passare da una logica di spesa pubblica e messa a terra degli investimenti alla realizzazione di un progetto strutturale che pensi al dopo”.

Roma si è fermata

Rispetto alle altre maggiori città metropolitane, la Capitale ha registrato un’espansione del livello di attività economica di molto inferiore alla crescita del numero di occupati. Nell’arco di quasi un ventennio, fino al 2018, il Pil pro capite di Roma è diminuito dell’11%. Al calo di Roma si è contrapposta la crescita registrata nelle altre capitali, dimostrando di aver risentito più delle altre città delle crisi economiche avvenute nel ventennio: la fase discendente è iniziata con la crisi finanziaria mondiale del 2008-09 e si aggravata dopo il 2011.

Ne è scaturita una dinamica della produttività insoddisfacente. Misurata come rapporto tra Pil e numero di occupati, la produttività del lavoro è diminuita del 15,8%, a fronte degli aumenti registrati da Berlino, Madrid e soprattutto Parigi. Tutto questo ha portato a un peggioramento della qualità di vita. In base all’indagine della Commissione Europea, nel 2004 si riteneva soddisfatto della vita a Roma circa il 92% degli abitanti, scivolando dopo 15 anni al 74,2%.

Roma vs Milano

Nel confronto con Milano, Roma perde per un minor reddito disponibile pro capite e una minore ricchezza. Inoltre, il divario con il capoluogo lombardo si è ampliato in termini di propensione a brevettare e di mobilità dei laureati. Ma il gap emerge soprattutto nell’offerta dei servizi urbani: Roma si mostra deficitaria per i posti-km offerti dal trasporto pubblico locale, con un divario presente già̀ nel 2010 e ampliatosi nel corso del tempo. Non solo. Permane il gap con Milano nel sistema di istruzione, principalmente per un tasso di laureati residenti inferiore e una percentuale di Neet (giovani che non lavorano o studiano) superiore, e in quello sanitario, per via di una maggiore mortalità̀ per incidenti stradali. Punti a favore di Roma sono: sicurezza e tutela ambientale (meno delitti e un più basso grado d’inquinamento) e il saldo tra imprese aperte e società chiuse: positivo e particolarmente elevato, superiore a quello registrato nelle altre città metropolitane, compresa Milano

L’economia di Roma resta debole: ecco perché

Sulla produttività di Roma hanno inciso negativamente diversi fattori, tra i più̀ importanti Via Nazionale evidenzia: il calo degli investimenti pubblici, dovuto in larga misura al consolidamento fiscale attuato a tutti i livelli di governo (più marcato rispetto a quanto avvenuto nelle altre aree); l’occupazione si è ridotta nell’industria ed è cresciuta nei servizi a più̀ bassa intensità̀ di conoscenza (a minore produttività), in parte trainati dall’espansione del turismo, dove sono impiegati soprattutto lavoratori che svolgono professioni meno qualificate (mentre a Milano è avvenuto esattamente il contrario); il calo degli investimenti privati; la performance deludente delle imprese di grande dimensione, soprattutto quelle partecipate pubbliche che a Roma rappresentano quasi la metà del fatturato prodotto delle imprese non finanziarie. Tali cambiamenti strutturali si sono riflessi (nel periodo 2011-19) in una maggiore polarizzazione del mercato del lavoro verso le alte e le basse qualifiche professionali più intensamente che a Milano e in Italia, ma anche di un aumento delle già marcate diseguaglianze dei redditi, rimanendo superiore a quella di Milano e dell’Italia, e che possono minare la coesione sociale e ostacolare ulteriormente l’azione pubblica.

I punti di forza

Nonostante queste criticità l’economia della capitale mostra ancora una serie di punti di forza. Bankitalia richiama l’elevata specializzazione nei servizi ad alta intensità̀ di conoscenza, una forte presenza di lavoratori altamente qualificati, di enti di ricerca e università̀ di primaria importanza, anche nel confronto internazionale, di un vivace tasso di natalità̀ delle imprese, anche nei settori più̀ innovativi, e di una notevole internazionalizzazione delle aziende.

Cosa si può fare per rilanciare la città di Roma?

Secondo Bankitalia è necessario rimuovere i principali ostacoli che si frappongono al recupero dell’efficienza complessiva del sistema economico urbano e adottare alcuni interventi prioritari. Come dotare la Capitale di un efficiente apparato amministrativo pubblico e migliorare la qualità dei servizi pubblici locali. A tale scopo sono di aiuto, da un lato un più ampio utilizzo delle tecnologie digitali e figure qualificate che possano consentire anche un più̀ efficiente sfruttamento delle opportunità offerte dalla digitalizzazione; dall’altro sono opportuni interventi per migliorare le infrastrutture fisiche, penalizzate dai bassi tassi di investimenti pubblici, ad esempio nel settore dei trasporti e dell’istruzione, e azioni mirate a innalzare l’efficienza delle imprese partecipate.

Il ruolo del Pnrr

Da dove ripartire, dunque? In questo quadro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può rappresentare un’opportunità più unica che rara. Avviare un processo di ammodernamento della pubblica amministrazione può avere un effetto diretto sulla produttività del sistema economico locale e innescare circoli virtuosi migliorando la capacità di attrarre capitale privato e lavoratori qualificati. In secondo luogo, occorre rafforzare quelle attività che garantiscono una crescita economica più̀ sostenuta, come i servizi a più̀ alta intensità di conoscenza (maggiore produttività) in cui Roma risulta ancora specializzata, come l’informatica, le telecomunicazioni, l’audiovisuale, la sanità, le attività culturali, la ricerca e sviluppo, la consulenza aziendale. Inoltre, è opportuno rafforzare il sistema delle imprese aiutando la crescita dimensionale delle aziende, per consolidare il tessuto imprenditoriale locale ancora molto polarizzato tra unità di grandissime dimensioni e quelle con scala molto ridotta, in particolare agendo nei comparti più avanzati che, al contrario di quelli tradizionali, hanno registrato un calo della dimensione media negli ultimi 20 anni. In questo ambito particolare attenzione merita la crescita dimensionale delle startup innovative, che a Roma mostrano un’elevata vitalità. Infine, c’è il capitolo turismo – motore dell’economia romana – che deve essere gestito e governato per mitigare la bassa capacità di spesa registrata spesso tra le grandi masse di visitatori.

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