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Rivoluzione media: asse Disney-Murdoch in vista e i contenuti Mediaset a Telecom

In attesa di verificare l’impatto della riforma fiscale americana, i mercati puntano su altre novità, a partire dalla possibile vendita della XXI Century Fox a Walt Disney e alle prove di intesa tra Vivendi e Mediaset – A Piazza Affari utilities sugli scudi e Fidia alle stelle (+30,3%) grazie a Volkswagen.

Rivoluzione media: asse Disney-Murdoch in vista e i contenuti Mediaset a Telecom

I mercati, in questi giorni, offrono novità a raffica. Tiene banco il ribasso di Walt Disney (-2,72%) in vantaggio su Comcast (-1,98%) nella corsa all’acquisto di buona parte dell’impero di XXI Century Fox (-0,30%) messo in vendita da Rupert Murdoch. Ma la possibile cessione, destinata comunque a modificare gli equilibri mondiali del settore media, ha in realtà il sapore di un’alleanza: James Murdoch, secondogenito di Rupert, sarebbe destinato a succedere a Bob Iger alla testa dell’impero di Topolino.

Ma il caso Disney-Murdoch è un’eccezione nel panorama generale. Sui mercati, infatti, rallenta la corsa del Toro, in attesa di valutare gli sviluppi della riforma fiscale di Donald Trump. Tanto per avere un’idea delle dimensioni della rivoluzione basti il calcolo degli analisti sull’impatto sui conti di Apple: la Mela potrebbe risparmiare, in caso di approvazione della riforma votata al Senato, più di 47 miliardi di dollari, versandone solo 31 (invece che 78) al fisco per rimpatriare l’immenso tesoro accumulato oltre frontiera.

JP MORGAN APRE AL BITCOIN, CHE SCHIZZA A 12.441 DOLLARI

I colpi di scena non finiscono qui: Jamie Dimon, il numero uno di JP Morgan, che solo un mese fa aveva detto che avrebbe licenziato un dipendente che avesse osato investire in bitcoin, ha fatto marcia indietro. La banca ha pubblicato un report in cui, alla vigilia dell’avvio degli scambi sulla moneta virtuale al Chicago Exchange, consiglia i clienti di investire “nell’asset emergente” che stanotte è arrivato a 12.441 dollari: da ottobre la quotazione è raddoppiata.

FRENA L’ASIA. CINA IN CALO DA OTTO GIORNI

Perdono colpi i listini asiatici sotto la pressione del calo delle quotazioni dei metalli, a sua volta legato alla frenata sempre più marcata della Cina post-Congresso. A Tokyo l’indice Nikkei perde il 2%.

L’indice Morgan Stanley Asia Pacific denominato in dollari, è in ribasso dello 0,2%, ottavo giorno consecutivo in flessione. Scendono soprattutto le società dell’alta tecnologia e delle risorse naturali. Hong Kong perde l’1,5%, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen lo 0,7%. Seul si avvia a chiudere in calo dell’1%. In avvio di seduta, Mumbai perde lo 0,2%.

ARRETRA ANCORA IL NASDAQ, DEBOLE IL PETROLIO

Wall Street ha frenato dopo i record. Il Dow Jones è arretrato dello 0,45%, S&P -0,37%. Fallisce il tentativo di recupero del Nasdaq (-0,19%).

L’euro recupera stamattina a 1,1842 su dollaro, dopo aver perso ieri lo 0,3%, chiudendo a 1,182. La valuta unica dell’Europa si apprezza sulla sterlina, a 0,881: Bloomberg ha scritto stanotte che la premier britannica Theresa May deve affrontare una ribellione dentro il suo stesso governo, Boris Johnson ed altri ministri sono in disaccordo sul tentativo di mediazione con l’Unione Europea.

Petrolio calmo, anche se la decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme rischia di innescare la miccia nella polveriera del Medio Oriente.

Il Brent è in parità a 62,62 dollari, il greggio Wti tratta a 57,38. il ministro del petrolio saudita ha detto che il meeting di giugno, voluto dalla Russia, potrebbe essere l’occasione per alzare la produzione, scenario permettendo. A Piazza Affari Saipem -1,16%, quasi invariata Eni (+0,07%).

Archiviata per ora l’euforia sulla riforma fiscale Usa, le borse europee hanno chiuso in ordine sparso dopo una giornata di saliscendi, senza una direzione precisa.

IN EUROPA MILANO IN POLE POSITION

Alla fine la Borsa migliore è risultata Milano: l’indice Ftse Mib ha chiuso in rialzo dello 0,24% a 22.416 punti con volumi sottili (2.13 miliardi di euro): il mercato si avvicina al lungo week end di Sant’Ambrogio.

Più deboli gli altri listini: Dax a +0,07%, Parigi -0,14%. Segno più anche per Madrid (+0,04%). L’Eurostoxx chiude a -0,1%.

Arrivano nuove conferme del buon stato di salute dell’Europa dall’indice Pmi composito. Il dato che misura l’attività delle imprese è salito a 57,5 punti, in rialzo da 56,0 di ottobre e perfettamente in linea con le attese. Si tratta del livello più alto da aprile 2011, ben al di sopra della soglia di 50 che segna lo spartiacque tra espansione e contrazione.

Segnali confortanti anche per il Bel Paese. L‘indice Istat anticipatore dell‘andamento dell‘economia italiana, ha registrato in novembre un ulteriore aumento, rafforzando le prospettive di crescita a breve termine.

Notizie positive per la Spagna, a pochi giorni (21 dicembre) dalle elezioni anticipate in Catalogna. La produzione industriale è cresciuta in ottobre del 4,1% su base annua, meglio delle attese ferme a +3,7%.
Si tratta dell’incremento più forte da agosto 2016. La Corte Suprema spagnola ha ritirato ieri il mandato di arresto internazionale nei confronti dell‘ex leader della Catalogna, Carles Puigdemont, e di altri quattro componenti del governo, sottolineando che i politici hanno mostrato la volontà di rientrare in Spagna.

RISCOSSA DELLA PERIFERIA: BRILLA IL PORTOGALLO, TORNA LA GRECIA

Volumi sottili anche per il mercato secondario. L’obbligazionario italiano registra rendimenti vicini ai minimi dell‘anno dopo una performance particolarmente positiva sulla parte breve della curva. Si mantiene così al di sotto dei 140 punti base la forbice tra il Btp a dieci anni e la controparte tedesca, indebolito dalle sistemazioni in vista della riapertura oggi del Bund agosto 2027.

Tra i periferici della zona euro spicca la dinamica positiva della carta portoghese, che beneficia dell‘annuncio oggi di un‘operazione di concambio del Tesoro che consentirà a Lisbona sia di ridurre i pagamenti dell‘interesse sia di allungare la vita media del debito.

Oggi è il primo giorno di trattazione per i cinque nuovi bond della Grecia emessi in occasione dello swap chiuso con una adesione all’86,1% delle emissioni coinvolte, test decisivo di gradimento da parte del mercato. Ieri i rendimenti hanno chiuso in forte discesa: sulle scadenze a due e dieci anni si è registrata una contrazione di 20 punti base rispettivamente al 2,25% e 4,73%. Sono i livelli più bassi dal novembre 2009, data anteriore all’esplosione della crisi del debito. La Grecia intende ritornare a collocare titoli di Stato sul mercato primario subito dopo la conclusione dell’attuale piano di salvataggio da 86 miliardi previsto nel 2018 prevista er il prssimo 21 gennaio.

TELECOM APPROVA IL PIANO INDUSTRIALE ED IL BUDGET

La miglior blue chip di giornata è stata Mediaset (+2,78%). Mediobanca Securities ha alzato la raccomandazione outperform e il prezzo obiettivo a 3,76 euro. Secondo gli analisti, gli aggiornamenti recenti sul fronte della raccolta pubblicitaria sono “incoraggianti”.

Nel pomeriggio il Cda di Telecom Italia (+0,5%), a maggioranza, ha autorizzato i vertici a proseguire la negoziazione di un nuovo accordo con Mediaset per l’acquisto dei contenuti via decoder, smart tv, web e app mobile. La società sta negoziando intese analoghe con altri player di mercato. Il piano strategico 2018-2020 prevede un’offerta convergente di contenuti video assieme a fisso e mobile. Il Cda ha anche esaminato le linee guida del nuovo piano industriale ed approvato il budget preliminare per il 2018.

PRYSMIAN, AGLI ANALISTI PIACE L’OPERAZIONE GENERAL CABLE

Dopo un avvio promettente, Prysmian (-1,32%) ha accusato un nuovo ribasso dopo il tonfo di lunedì all’annuncio dell’acquisto di General Cable. Eppure gli analisti hanno promosso l’acquisizione. Banca Imi ha alzato il giudizio a buy (target a 34,8 da 29,9). Positivo anche il Credit Suisse (outperform, target 30 euro).

“Crediamo – si legge nel report – che la reazione avversa del prezzo in borsa è legata al fatto che la valutazione è stata più alta delle attese. Quando questo sarà digerito ci aspettiamo che il focus si sposti sui multipli post sinergie, con in particolare il rapporto p/e (prezzo su utili) che, tenuto conto delle sinergie anche finanziarie, appare a sconto del 30% rispetto ai competitor”. Semaforo verde all’operazione anche da Morgan Stanley, che alza il prezzo obiettivo del titolo a 33 da 30 euro e da Equita (target 31 euro). In controtendenza Kepler Chevreux ha ridotto il target da 31 a 30 euro: l’operazione Usa è strategica ma cara.

Intanto il Ceo Valerio Battista ha confermato agi analisti che la società ha in cantiere altre acquisizioni di “piccola taglia” da effettuare nei prossimi mesi e per questo sta valutando un aumento di capitale da 500 milioni di euro.

SUGLI SCUDI LE UTILITIES: VOLANO A2A E ENEL

Continua la stagione di grazia delle utility. Enel +1,01%, a 5,52 euro, è ad un soffio dai massimi del 2008 (5,55). La spinta è arrivata ieri dal broker Rbc, che ha alzato il target del gruppo a 6 euro. Intanto EF Solare Italia, jv tra Enel e F2i, è annoverato tra i potenziali acquirenti di RTR -Rete Rinnovabile, controllata dal private equity Terra Firma, cui fa capo un portafoglio di impianti fotovoltaici per 332 megawatt.

In evidenza anche A2A (+1,4%). Procedono le valutazioni in vista di una partnership industriale e societaria con un gruppo di utility lombarde (Acsm, Agam, Aspem, Lario Reti Holding e Aevv). Le parti hanno condiviso un documento tecnico in cui sono state delineate le possibili linee guida dell’operazione. Mediobanca e Banca Akros si sono espresse sul titolo ratificando il consiglio d’acquisto con target rispettivamente a 1,61 euro e 1,65 euro.

VERSO IL TRAGUARDO L’AUMENTO DI CARIGE

Contrastato in Europa il settore bancario, dopo il balzo della vigilia. Tra i Big sale solo Unicredit -0,59% nel giorno in cui l’assemblea degli azionisti di risparmio ha approvato la proposta di conversione obbligatoria in azioni ordinarie. In ribasso di poco più di mezzo punto Intesa e Mediobanca. In terreno negativo le ex Popolari: Banco Bpm -2,35%, Ubi -1,29%, Bper -0,52%.

Mentre si arroventa il clima della commissione parlamentare d’ inchiesta, va avanti la ristrutturazione delle posizioni più delicate. Alla vigilia della conclusione dell’aumento di capitale di Carige (+1% a 0,0101 euro) è salita a 460 milioni la cifra già garantita. Gli azionisti storici (Malacalza, Volpi e Spinelli) contribuiranno per 130 milioni e altrettanti arriveranno dal Credito Fondiario, dalla Sga e da Chenavari (che ha rilevato Creditis). Quote minori sono state prenotate da Algebris, Banca Ifis e dai una parte dei portatori delle obbligazioni.

Passi in avanti anche per Creval (-2,54%). La Banca ha sottoscritto un accordo per la cessione di un portafoglio costituito da crediti non performing secured ad Hoist Finance.

DEUTSCHE BANK LANCIA MONCLER E TOD’S

Tra le blue chip da segnalare anche la performance di Moncler (+2,65%), spinta dai giudizi del report sul lusso di Deutsche Bank. Il broker ha promosso il titolo a Buy, target 23,50 euro (da 21,50). Stamattina Deutsche Bank ha promosso a Buy il giudizio, da Hold. Il target è stato alzato a 23,50 euro da 21,50 euro.

Il broker ha premiato anche Tod’s (+1,7%): giudizio Buy (dal precedente hold), ma target abbassato a 70 euro (da 71). Rispetto alla quotazione attuale (57,1) lo spazio di rivalutazione è attorno al 20%.

FIDIA ALLE STELLE GRAZIE A VOLKSWAGEN

Tra le small caps da segnalare Fidia: +30,35%, a 7 euro. La società di San Mauro Torinese ha acquisito tre commesse dal gruppo Volkswagen: due grandi macchine altamente automatizzate saranno fornite alla Skoda per la lavorazione di stampi di carrozzeria presso lo Stabilimento di Mlada Boleslav – Repubblica Ceca – e una terza macchina sarà fornita a Seat per la produzione di modelli in grandezza naturale nel Centro Stile di Barcellona. Per entrambi i progetti la consegna è prevista per la fine del prossimo anno.

Nuovo balzo in avanti di Mondo Tv (+8,77%) dopo che Edison Research ha alzato il target price a 9 euro (rialzo potenziale del 30%) a seguito della presentazione del nuovo piano industriale e dei recenti accordi di produzione con Netflix e diversi player cinesi.

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