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Risposta diplomatica di Confindustria a Fiat: “Non condividiamo, ma prendiamo atto”

Marcegaglia a Marchionne: “Sull’art.8 non ci intendiamo: non lo abbiamo peggiorato” – Cipolletta: “E’ un trauma e il rischio è che altre aziende seguano la via della Fiat” – Sindacati morbidi, tranne la Fiom – Reazioni articolate del centrodestra e del centrosinistra

Risposta diplomatica di Confindustria a Fiat: “Non condividiamo, ma prendiamo atto”

CONFINDUSTRIA: NON CONDIVIDIAMO, MAI MESSO IN DUBBIO L’ARTICOLO 8

Disappunto pacato e toni bassi. Questa la strada scelta da Confindustria di fronte all’epocale decisione della Fiat, che stamane ha annunciato di voler abbandonare l’associazione degli industriali a partire dal 2012. “Prendiamo atto – fanno sapere dal comitato di presidenza di viale dell’Astronomia -, pur non condividendone le ragioni, anche sotto il profilo tecnico-giuridico”.

Nella lettera spedita venerdì sera a Emma Marcegaglia, l’ad del Lingotto Sergio Marchionne motiva la scelta di svincolarsi dagli altri industriali sostenendo che “la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre abbia fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’articolo 8”. Si rischia quindi di “snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale”.

A queste parole Confindustria replica di non aver “mai messo in dubbio la validità e l’applicabilità dell’articolo 8” e, anzi di averne “sempre ribadito la coerenza rispetto all’accordo del 28 giugno. Secondo la generalità degli esperti di diritto del lavoro, in nessun modo la ratifica dell’accordo interconfederale avvenuta il 21 settembre ne ha depotenziato gli effetti o ha posto dei limiti aggiuntivi all’applicabilità delle norme di legge”.

CGIL E UIL: LA FIAT E’ LIBERA DI SCEGLIERE, NON CI RIGUARDA

La scelta della prima industria italiana ha naturalmente portato alla creazione di due opposte fazioni. E in un quadro che tende sempre più a polarizzarsi sorprende la pacatezza di Cisl e Uil, che si limitano a difendere l’accordo interconfederale, senza voler entre nelle beghe interne agli industriali.

“La Fiat è libera di stare o non stare in una associazione imprenditoriale – ha commentato Raffaele Bonanni, leader della Cisl -, però non può dire che esce perché è stato depotenziato l’accordo del 28 giugno. Questo non è affatto vero”. Tuttavia il sindacalista dice di “apprezzare la conferma del piano di investimenti in Italia, era quello che volevamo: la costruzione di nuove auto a Mirafiori e quella di un nuovo motore ad Avellino”.

Anche secondo il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, l’uscita della Fiat dalla Confindustria “è una questione che attiene ai rapporti tra l`azienda automobilistica e l`associazione imprenditoriale e su cui i sindacati non possono avere voce in capitolo”. Mentre “ci riguardano e ci interessano molto le decisione su Mirafiori e Pratola Serra, una premessa per garantire l`occupazione e lo sviluppo”.

FIOM: ALLA FIAT INTERESSA SOLO LA LIBERTA’ DI LICENZIARE

Di segno molto diverso la posizione della Fiom: “La multinazionale americana con sede a Torino decide di uscire dal sistema unitario di diritti e regole del nostro paese – scrive in una nota Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale -. Si chiarisce così il disegno radicalmente antidemocratico della Fiat, che vuole semplicemente la libertà di licenziare e far quel che vuole. Una libertà concessa dall`articolo 8 della manovra del Governo”.

CIPOLLETTA: QUELLA DI OGGI E’ UNA NOTIZIA STORICA, UN TRAUMA PER CONFINDUSTRIA

Toni forti sono invece quelli scelti da Innocenzo Cipolletta, ex direttore generale dell’Associazione degli industriali ed ex presidente di Fs, che definisce la secessione di Fiat “un trauma, un colpo grosso, una notizia storica”. Anche perché l’addio del Lingotto potrebbe aver aperto la strada ad altre defezioni eccellenti: “Oggi è la Fiat, domani altre aziende potrebbero abbandonare”. L’ultima rivoluzione significa quindi che “l’associazione non è in grado di tutelare tutte le imprese, ma anche che Fiat non è in grado di dialogare con il sistema industriale”.

PD, FASSINA: LA DECISIONE DI MARCHIONNE E’ PREOCCUPANTE

Dal mondo politico arrivano infine reazioni dai toni più o meno accesi, ma le perplessità sullo scisma di Marchionne sembrano essere bipartisan. ”La lettera dell’Ad del gruppo Fiat-Chrysler alla Presidente di Confindustria è molto preoccupante – scrive in una nota Stefano Fassina, responsabile economico del Pd -. La fuoriuscita della Fiat da Confindustria indica la volontà di applicare le potenzialita più regressive presenti nell’articolo 8 del Decreto di Ferragosto: licenziamenti facili, deroghe peggiorative alle leggi e al contratto nazionale, mutilazione della rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici e della democrazia in fabbrica”. Quindi “l’iniziativa Fiat-Chrysler di oggi conferma ancora una volta che l’articolo 8 va cancellato per dare pieno sostegno legislativo all’accordo del 28 giugno”.

PDL, GASPARRI: CONFINDUSTRIA INDEBOLITA, QUESTA FRATTURA INSEGNI L’UMILTA’

Diverse motivazioni, ma stessa posizione anche per Maurizio Gasparri. ”Comunque la si voglia interpretare, la decisione della Fiat di uscire da Confindustria indebolisce in maniera significativa l’organizzazione imprenditoriale – commenta il presidente dei senatori Pdl -. Mi auguro che Fiat e Confindustria possano arrivare ad un chiarimento – prosegue Gasparri – perché la debolezza di soggetti fondamentali per il dialogo sociale nel Paese non è certamente utile, soprattutto in questo momento. Questa frattura dovrebbe indurre tutti ad un bagno di umiltà e ad un maggior realismo”.

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