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Rinnovabili, l’Italia raddoppia la crescita nel 2022 ma non è ancora sufficiente. Il rapporto Agici

Il rapporto dell’Osservatorio Internazionale sull’Economia e la Finanza delle Rinnovabili evidenzia anche che, per centrare gli obiettivi Ue per il 2030, il ritmo di crescita dovrebbe raddoppiare ulteriormente

Rinnovabili, l’Italia raddoppia la crescita nel 2022 ma non è ancora sufficiente. Il rapporto Agici

Le rinnovabili in Italia crescono ma troppo lentamente. Nel 2022, la capacità installata è stata pari a 3 GW, il doppio rispetto al 2021, ma il ritardo rispetto agli altri Paesi europei e, soprattutto, ai target prefissati resta notevole. È quanto emerso dalla quindicesima edizione del workshop annuale dell’Osservatorio Internazionale sull’Economia e la Finanza delle Rinnovabili (Oir) di Agici.

“Il quadro emerso indica che, nonostante i recenti progressi, l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili non è ancora percepita come un vantaggio da una larga parte della cittadinanza – ha dichiarato Marco Carta, amministratore delegato di Agici -. Per questo motivo, il rapporto suggerisce l’attuazione di misure concrete affinché i cittadini stessi possano partecipare alla transizione energetica del Paese, beneficiandone direttamente”.

Rinnovabili in crescita anche nel 2023

Tra gli aspetti più rilevanti, il documento ha evidenziato che nel 2022 la capacità installata è stata il doppio rispetto all’anno precedente. Un dato che trova riscontro anche nell’aumento degli investimenti da parte dei maggiori operatori rinnovabili selezionati per lo studio, che si attesta al +26%. Il 2023, inoltre, sembra confermare questo trend, con 1,1 GW installati solo nel primo trimestre. Questo ritmo di crescita, tuttavia, non è sufficiente a colmare il divario con i paesi più virtuosi, quali la Germania, che nel solo 2022 ha fatto registrare 10 GW di capacità installata. Il rapporto Oir evidenzia anche che, per centrare gli obiettivi climatici definiti dall’Unione europea per il 2030, il ritmo di crescita dovrebbe raddoppiare ulteriormente.

Divario tra quanto programmato e quanto realizzato

Il rapporto rileva anche un disallineamento tra gli obiettivi programmati all’interno dei piani industriali degli operatori e quanto effettivamente installato: a livello aggregato, dai 19 GW di capacità programmata nel 2020 si è passati a 24 GW nel 2021, fino a 28 GW nel 2022. Negli stessi anni, tuttavia, i risultati in termini di capacità realizzata sono stati, rispettivamente, di 17 GW, 19 GW e 21 GW.

Quali i motivi di questo ritardo?

Nonostante sia stata raggiunta una certa maturità tecnologica e vi sia disponibilità finanziaria per lo sviluppo degli impianti rinnovabili, ci sono due criticità che ne ostacolano la crescita: la burocrazia e l’opposizione locale. Infatti, oltre ai lunghi iter autorizzativi, è l’opposizione di Regione, soprintendenze dei beni culturali, amministrazioni comunali e altre comunità locali che spesso si oppongono all’installazione degli impianti per l’assenza di benefici percepiti. A questi si aggiunge anche un meccanismo delle aste non aggiornato. “In Italia il tetto delle aste al ribasso è rimasto lo stesso del periodo precedente la crisi energetica, mentre adesso realizzare un impianto costa di più”, ha notato Carta, precisando che “il sistema delle aste è un ottimo strumento ma occorre tararlo leggermente, cioè aggiornare le basi d’asta all’inflazione, perché serve stabilizzare i ricavi”.

Le soluzioni di Agici

Il rapporto Agici individua delle soluzioni per arginare le criticità. E sono:

  • l’introduzione di tariffe agevolate di prossimità, per destinare alla cittadinanza una quota di energia prodotta dall’impianto, garantita a prezzo agevolato;
  • l’avvio di progetti di crowfunding per permettere a privati cittadini di investire nello sviluppo di progetti rinnovabili;
  • l’istituzione di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) quali associazioni di utenti che producono e condividono energia;
  • lo sviluppo di impianti agrivoltaici, che non prevedono consumo di suolo da sottrarre alle attività agricole e pastorali, sulle quali è incentrata l’economia di molti territori.

Dal report emerge dunque come un coinvolgimento più attivo della cittadinanza possa costituire un formidabile strumento di sviluppo delle fonti green: se il 10% della nuova capacità rinnovabile necessaria per raggiungere i target climatici al 2030 fosse implementata attraverso modelli di condivisione del valore con i cittadini, si stima che si potrebbero coinvolgere oltre 3 milioni di famiglie per un risparmio annuo sulle loro bollette di oltre 800 milioni di euro.

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