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Riforma del Senato, Italicum e primarie: intervista alla presidente Anna Finocchiaro (Pd)

INTERVISTA AD ANNA FINOCCHIARO, presidente Pd della Commissione Affari Costituzionali del Senato – “Il nuovo testo della riforma del Senato è più equilibrato” e può essere “quello definitivo” ma resta “il cruccio del quorum per l’elezione del Capo di Stato” – “Adesso non ci sono le condizioni per modificare l’Italicum” – Le primarie non sempre servono

Riforma del Senato, Italicum e primarie: intervista alla presidente Anna Finocchiaro (Pd)
Anna Finocchiaro, esponente di punta del Pd e presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato è stata, per riconoscimento unanime, la grande tessitrice della riforma costituzionale del Senato. In questa intervista rilasciata a FIRSTonline ne parla con soddisfazione anche se non nasconde il cruccio per il quorum per l’elezione del Capo dello Stato che rischia di consegnare un potere di veto alla minoranza parlamentare. Ma di grande interesse e attualità sono anche altre risposte, sempre franche, della Finocchiaro, come quella sull’Italicum (“adesso non ci sono le condizioni per modificarlo”) o sulle primarie che andrebbero “disciplinate per legge” e che non sempre sono indispensabili. Ecco il testo completo dell’intervista.  
 
FIRSTonline – Presidente Finocchiaro, questa sarà davvero la volta buona per la riforma del Senato? E’ ragionevole pensare che, malgrado restino ancora tre letture parlamentari, il testo finale della riforma costituzionale sarà quello approvato martedì sera dall’aula di Palazzo Madama?
 
FINOCCHIARO – Sono convinta che il testo uscito da Palazzo Madama possa essere il testo definitivo che poi verrà sottoposto, dopo gli ultimi passaggi parlamentari, al vaglio del referendum. La mia convinzione nasce dal fatto che questo testo ha già visto due letture al Senato e una alla Camera. E questa stesura è frutto di una discussione approfondita e di un confronto avvenuto anche in una interlocuzione, almeno per quello che riguarda la maggioranza che sostiene il governo, con  Montecitorio. La seconda lettura di Palazzo Madama ha arricchito il testo e lo ha reso più equilibrato. Io credo che le prossime letture parlamentari confermeranno il testo votato il 13 ottobre.
 
FIRSTonline – Per giudizio unanime di tutti i più attenti osservatori, Lei è stata la grande tessitrice dell’accordo che ha portato all’approvazione della riforma del Senato: quali sono i punti che più la soddisfano e quali quelli che avrebbe voluto migliorare di più?
 
FINOCCHIARO – Credo che la parte più importante di questa riforma sia quella che riguarda le funzioni del nuovo Senato. In modo improprio si parla di fine di questa istituzione. E’ sbagliato. Con questa riforma abbiamo posto fine al bicameralismo perfetto lasciando alla Camera la funzione di accordare o revocare la fiducia al governo, ma affidando al Senato,che ora rappresenta le istituzioni territoriali, funzioni importantissime di controllo delle politiche pubbliche, di verifica dell’attuazione delle politiche europee, di raccordo tra Stato ed enti locali. E’ quello che da troppi anni, da più parti, anche a sinistra, in molti chiedevano per rendere il nostro sistema istituzionale più simile a quello degli altri Paesi europei. Il cruccio che mi rimane è quello che riguarda il quorum per l’elezione del Capo dello Stato: se fosse stato possibile sarei intervenuta su questo punto perché ritengo che con la norma approvata corriamo il rischio di rimanere schiavi di un potere di veto da parte di una minoranza parlamentare.
 
FIRSTonline – Malgrado tante precisazioni, è difficile credere che la maggior parte dei cittadini abbia compreso chi sceglierà realmente i futuri senatori? Tra la designazione dei cittadini e  l’elezione dei futuri senatori da parte dei Consigli regionali ci sarà sempre assoluta coincidenza o ci può essere uno scarto? Può spiegare esattamente come si procederà?
 
FINOCCHIARO – Credo che la norma sia chiara. La scelta dei cittadini sarà decisiva. Il testo è esplicito: i senatori saranno eletti, con metodo proporzionale, dai Consigli regionali di appartenenza, in conformità alle scelte espresse dagli elettori in sede di elezione degli stessi Consigli. Certo poi bisognerà codificare per bene le regole di elezione nella legge quadro nazionale e nelle leggi elettorali regionali.
 
FIRSTonline – Quando verrà messa nell’agenda parlamentare la nuova legge elettorale per il futuro Senato?
 
FINOCCHIARO – C’e’ un obbligo previsto nel testo: le norme devono essere approvate entro sei mesi dall’entrata in vigore della riforma.
 
FIRSTonline – Dopo la definitiva approvazione della riforma costituzionale del Senato, quali altre riforme istituzionali si prevedono in questa legislatura?
 
FINOCCHIARO – Io credo che se arriveremo ad approvare nei tempi previsti la riforma costituzionale potremo dirci soddisfatti del lavoro di questa legislatura. Non dimentichiamoci l’approvazione della riforma elettorale. Si tratta di due pilastri importanti per il nostro sistema istituzionale.
 
FIRSTonline – Il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento al Senato di martedì ha di fatto riaperto il fronte della revisione dell’Italicum: Lei che cosa ne pensa? E’ giusto parlarne in questa legislatura? Meglio il premio di maggioranza alla lista o alla coalizione?
 
FINOCCHIARO – Io penso che adesso non ci sono  le condizioni né le ipotesi per modificare una legge elettorale, che dà il premio alla lista, approvata dal Parlamento pochi mesi fa. Credo sia doveroso concentrarsi sulla conclusione del percorso della riforma costituzionale che deve portare al referendum.
 
FIRSTonline – Dopo il flop delle primarie a Roma, a Napoli, in Sicilia e in Liguria, ha senso ricorrere ancora a questo tipo di selezione dei candidati senza una legge o un regolamento che stabilisca senza equivoci chi può votare e chi controlla i risultati della consultazione?
 
FINOCCHIARO – Faccio una considerazione di natura politica. Io credo, anche alla luce delle esperienze di questi anni, che se una candidatura si afferma naturalmente sulle altre, riceve un consenso condiviso, non sia necessario il ricorso alle primarie. Che io comunque disciplinerei con una legge e riserverei alle cariche monocratiche. Resto convinta che spetti ai partiti la responsabilità di selezionare le classi dirigenti politiche.

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