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Referendum, il portavoce della destra del NO ha detto tre volte SI’

Matteo Salvini e Giorgia Meloni storcono il naso di fronte alla scelta di Silvio Berlusconi di indicare come nuovo portavoce della destra per il NO al referendum l’ex presidente del Senato Schifani che in Parlamento aveva votato per tre volte la riforma costituzionale, ma l’ottantenne leader di Forza Italia la giustifica così: può catturare voti della destra moderata e soprattutto il suo cambio di opinione ha un valore “simbolico”

Referendum, il portavoce della destra del NO ha detto tre volte SI’

Diciamo la verità: è difficile che Matteo Salvini e Giorgia Meloni dicano qualcosa di saggio in politica ma per una volta è impossibile dar loro torto. Riuniti nella ex residenza milanese di Silvio Berlusconi hanno fatto una specie di giuramento di Pontida con il leader di Forza Italia: tutti uniti per il NO al referendum sulla riforma costituzionale e mai e poi mai con Renzi. E via con le pacche sulle spalle, i sorrisi (che non si scambiavano da mesi), il tè e i pasticcini.

Poi però gli umori dei convitati sono improvvisamente cambiati. E’ stato quando Berlusconi ha rivelato di aver scelto l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, distintosi come pendolare tra Forza Italia e Ncd e ancora Forza Italia, nel ruolo di portavoce della destra per il No nella prossima campagna referendaria.

Ma come? Si sono chiesti sconsolati Salvini e la Meloni: caro Silvio, non ricordi che in Parlamento Schifani ha votato per ben tre volte la riforma costituzionale di Renzi? Ti sembra il più credibile per fare il portavoce della destra per il NO?

Però, quando c’è da mentire anche a se stesso sostenendo l’impossibile Berlusconi, si sa, è leggendario. Perchè Schifani portavoce del NO? Semplice, spiega l’ex Cavaliere: per due ragioni, una più brillante dell’altra. La prima è che, nella visione di Berlusconi, l’ex presidente del Senato può catturare per il No voti moderati di centro e di destra. Ma le genialata è la seconda quando “il leader di FI – scrive il Corriere della Sera – ha anche rivendicato il valore simbolico del cambio di opinione dell’ex presidente del Senato”. Naturalmente è l’aggettivo “simbolico” che fa la differenza.

Pare che Salvini e Meloni siano usciti un po’ perplessi dal meeting milanese d’altri tempi. Per una volta meritano solidarietà.

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