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Rapporto Trasformazione digitale 2022, Ambrosetti: Italia ancora indietro ma PNRR può essere l’acceleratore

Nel rapporto 2022 The European House – Ambrosetti ha presentato anche 4 linee d’azione per l’attuazione della trasformazione digitale dell’Italia

Rapporto Trasformazione digitale 2022, Ambrosetti: Italia ancora indietro ma PNRR può essere l’acceleratore

Prosegue il ritardo digitale dell’Italia, ma il PNRR può essere un acceleratore. Il nostro Paese è al 24° posto nell’Unione Europea nella percentuale di persone con competenze digitali di base; al 25° posto considerando i cittadini che interagiscono online con la Pubblica Amministrazione.; e in 21° nella classifica delle aziende con un sito web con funzionalità avanzate. Ma ci sono anche buone notizie, l’Italia registra un buon posizionamento in alcune dimensioni spesso non considerate negli indici comparativi, come la cybersicurezza e il legame con la transizione sostenibile.

È quanto emerge dal Rapporto 2022 dell’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Fondazione IBM Italia e Fondazione Eni Enrico Mattei.

Secondo Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari & Intelligence, The European House – Ambrosetti, ci sono diversi motivi che rendono necessario “un Osservatorio sulla Trasformazione Digitale in Italia, a partire dalle valutazioni sui ritardi nel livello di digitalizzazione rispetto agli altri Paesi Ue e dalle carenze strutturali, tra cui la grave assenza di competenze digitali diffuse”. Ma allo stesso tempo, sottolinea Tavazzi, il PNRR può essere un acceleratore. “Sono previsti infatti investimenti per 40,7 miliardi di euro: un’opportunità fondamentale per il sistema-Paese per riavviare una produttività stagnante da oltre 20 anni e concretizzare la necessaria transizione green, così strettamente connessa ai processi di digitalizzazione. Il legame tra le due transizioni, i principi di etica e inclusione, le necessità di cybersecurity: sono alcune delle dimensioni spesso non fotografate adeguatamente dagli indici tradizionali, ma messe al centro delle analisi dell’Osservatorio”.

Rapporto trasformazione digitale in Italia 2022: la situazione attuale

Purtroppo, il nostro paese registra, ancora una volta, ritardi nella transizione digitale: l’Italia è al 18° posto su 27 Paesi Ue nel Digital Economy and Society Index (DESI), dietro a tutte le maggiori economie. Il miglioramento di 2 posizioni nella classifica generale è trainato dalla componente relativa alla connettività (16 posizioni guadagnate rispetto al 2021), mentre nei servizi pubblici digitali si registra addirittura il peggioramento di una posizione e nel capitale umano la situazione è stabile.

Nel 2021 la percentuale di individui che hanno utilizzato Internet almeno una volta a settimana è stata pari a 80% (con un gap di 8 punti percentuali rispetto alla media europea), solo il 40% dei cittadini ha interagito con la P.A. online (rispetto ad una media europea del 65%), e solo il 56% delle imprese italiane erano in possesso di un sito web con funzionalità avanzate. 

La carenza di competenze digitali diffuse, i limitati livelli di connettività e la ridotta propensione al data sharing frenano questa trasformazione. L’Italia è il 24° Paese in Ue per quota di persone con competenze digitali almeno di base, mentre sul fronte delle imprese l’Italia registra un’incidenza degli esperti in ICT sul totale degli occupati pari al 3,8% (rispetto a una media Ue del 4,5%).

Nel 2021 solo il 65,7% delle famiglie in Italia adottava la banda larga fissa, il 15,4% in meno rispetto alla Germania e del 12,1% rispetto alla media europea. E questo nonostante il nostro Paese è al primo posto in Ue per la copertura 5G.

La ridotta propensione al data sharing, limita invece le potenzialità derivanti dalla creazione di ecosistemi digitali. Solo un’azienda su tre scambia dati con enti pubblici (33,1%) e con la propria comunità di riferimento (32,9%). 

Le opportunità del PNRR per la digitalizzazione

Il rapporto dell’Osservatorio ricorda però che all’interno del PNRR, la trasformazione digitale è la seconda tra le 6 missioni per dotazione finanziaria, con 40,7 miliardi di euro a disposizione, più di Spagna, Germania e Francia messi insieme (38 miliardi di euro). 

La transizione digitale dell’Italia rappresenta pertanto un’occasione unica di rilancio della produttività e quindi della crescita dell’Italia. Dalle stime di The European House – Ambrosetti, gli impatti strutturali abilitati dal PNRR sono estremamente rilevanti e potranno ammontare, nel 2027, al +1,9% del Pil annuo e rimarranno persistenti fino al 2036 (con un impatto cumulato potenziale del +13%). In particolare, la digitalizzazione della P.A. e la maggiore produttività delle imprese, abilitata dalle tecnologie e dal digitale, potranno pesare per il +1,2% annuo del Pil, fornendo quindi un importante impulso per il rilancio e la competitività del sistema-Paese.

Digitalizzazione e sostenibilità per la ripresa dell’Italia

Il successo della transizione energetica è strettamente legato ai processi di digitalizzazione. “Le due transizioni sono del resto connesse indissolubilmente” per Alessandro Lanza, Direttore Esecutivo, Fondazione Eni Enrico Mattei.

Le nuove tecnologie digitali rendono infatti possibile un efficientamento dei consumi e dei processi: la strategia energetica italiana di lungo periodo prevede che la generazione elettrica dovrà passare dai 288 TWh del 2018 a 600-700 TWh entro il 2050, mentre quella prodotta da fonti rinnovabili da 117 TWh a 670 TWh, e la digitalizzazione renderà possibile tale crescita nella produzione elettrica.

Il problema però rimane il reperimento di materie prime critiche, sia per le tecnologie green che per quelle digitali, per le quali è atteso un forte aumento della domanda, che andrà assolta anche con una spinta al riciclo dei prodotti tecnologici.

Cybersecurity, un’esigenza strategica

Secondo il Rapporto, lo sviluppo del processo di digitalizzazione deve garantire la sicurezza nell’uso dei dati e delle tecnologie digitali. La progressiva digitalizzazione di servizi fondamentali per le società e l’economia rende infatti la cybersicurezza un’esigenza strategica. Nel complesso, si stima che la cybersecurity generi un costo annuale globale pari a circa 6 trilioni di dollari (circa l’1% del Pil mondiale) e che sia destinata ad aumentare fino a 10,5 trilioni di dollari entro il 2025.

Anche in Italia gli attacchi informatici sono sempre più frequenti, e le conseguenze economiche per le imprese sono evidenti: nel 2021 i cyber attack hanno causato alle imprese italiane un danno cumulato di 4,1 miliardi di euro.

Una trasformazione digitale inclusiva ed etica

Le modalità di sviluppo del processo di digitalizzazione devono garantire i principi di inclusione ed etica, per far sì che la transizione digitale non lasci indietro nessuno e non contribuisca ad ampliare ulteriormente i gap già presenti. Sul fronte dell’inclusione, in Italia si registrano numerosi divari, per esempio a livello di età, a livello di istruzione e dei territori sia tra Regioni sia tra aree più e meno urbanizzate.

Inoltre, occorre garantire principi di etica dal momento che le tecnologie digitali possono sollevare questioni di carattere etico, quando ad esempio un algoritmo produce risultati sistematicamente pregiudicati a causa di ipotesi errate nel processo di apprendimento automatico che possono portare a discriminazione ed altre conseguenze sociali.

Il Tableau de Bord e le linee di azione necessarie per la trasformazione digitale dell’Italia

L’Osservatorio ha realizzato un Tableau de Bord, uno strumento da integrare con l’attività del Dipartimento per la trasformazione digitale, in grado di restituire, ogni anno, una fotografia aggiornata sullo sviluppo digitale del sistema-Italia, al fine di predisporre iniziative di policy coerenti per orientare e “governare” con tempestività lo sviluppo digitale del Paese.

Le proposte di azione dell’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia

In sintesi, l’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia propone le seguenti linee di azione:

1. Valorizzare Transizione 4.0 come programma di riferimento per supportare la twin transition delle imprese del Paese.

2. Promuovere un approccio multidisciplinare alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali.

3. Rendere l’etica e l’inclusione i principi guida della transizione digitale, formulando un principio di garanzia di etica e inclusione da applicare allo sviluppo dei progetti digitali della Pubblica Amministrazione e delle imprese.

4. Creare protocolli di certificazione per infrastrutture dati e intermediari dei dati rispondenti ai requisiti di sicurezza fissati dalla normativa europea ed eventualmente verificati attraverso specifici meccanismi di audit; dall’altro lato, introdurre incentivi fiscali per aumentare il numero di imprese che adottano protocolli di data sharing.

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