Condividi

Quali strategie per scambiare e investire in Turchia ora?

Dal focus del Centro Studi Intesa Sanpaolo gli ultimi aggiornamenti su composizione e destinazione dell’interscambio commerciale della Turchia con l’Italia, l’Europa e il mondo. Con qualche sorpresa.

Quali strategie per scambiare e investire in Turchia ora?

In Turchia la crisi internazionale del 2009 ha determinato una contrazione dei valori scambiati del 27%, ma già dal 2010 si è avuto un nuovo incremento (+23%), proseguito più vivacemente nel 2011 (+25%). Il 2012 è stato caratterizzato da un brusco rallentamento della crescita (+3,5%), mentre nel 2013, dai dati ancora provvisori di fonte locale pubblicati nell’ultimo focus Intesa Sanpaolo, la Turchia ha scambiato circa 403 miliardi di dollari (+3,7%). E mentre le importazioni hanno segnato nell’anno un incremento del 6,4%, l’export ha segnato un flessione dello 0,4%. Il saldo netto degli scambi è dunque negativo per la Turchia. Il deficit è stato di quasi 100 mld nel 2013, in crescita rispetto all’anno precedente (+19%). Il saldo negativo del 2013 è stato pari al 12,3% del PIL.

Il dettaglio merceologico delle importazioni vede la prevalenza nel 2013 di minerali (23%), macchinari (21%), metalli (12,4%), oltre che di mezzi di trasporto (8,2%) e prodotti chimici (7,7%). Le esportazioni sono rappresentate da prodotti del tessile e abbigliamento (19,4%), macchinari (15,3%), metalli (13,8%), mezzi di trasporto (12,5%), prodotti agro-alimentari (11,2%). Tra i minerali, spiccano quelli energetici, in particolare greggio e gas, petrolio raffinato, gas di petrolio e carbone. La categoria dei macchinari vede la prevalenza di quelli meccanici, soprattutto costituiti da processori, motori diesel, mentre tra quelli elettrici ed elettronici sono importanti gli apparecchi per telefonia e parti di televisori. I metalli importati sono costituiti in prevalenza da ferro e acciaio sotto forma di rottami, cui seguono il rame e gli articoli in rame, in particolare da rame raffinato e da cavi. Tra i mezzi di trasporto la quota più importante è data dagli autoveicoli, soprattutto autovetture e loro parti, accessori e componentistica, seguiti dagli aerei e dagli elicotteri. I prodotti chimici importati sono per lo più di chimica organica (alcol e idrocarburi ciclici), oltre a prodotti farmaceutici, costituiti da farmaci già dosati. Per quanto riguarda il dettaglio delle maggiori categorie dell’export, la Turchia esporta per poco meno di un quinto del totale prodotti del tessile e dell’abbigliamento, in particolare abbigliamento e accessori in maglia (t-shirt, pullover, cardigan, golf), abbigliamento e accessori in tessuto, tra cui vestiti, abiti, camicie, giacche sia da uomo che da donna, oltre ad articoli tessili vari. Tra i macchinari, spiccano sempre i meccanici con frigoriferi, freezer, parti di motori, mentre tra quelli elettrici ed elettronici sono rilevanti i cavi isolati, i ricevitori televisivi e i monitor. I metalli sono costituiti prevalentemente da ferro e acciaio in forma di laminati e barre, mentre gli articoli in ferro e acciaio sono per lo più strutture e tubi, seguono per rilevanza l’alluminio e i suoi lavorati. I mezzi di trasporto sono esportati soprattutto come autoveicoli, sia autovetture che camion, oltre che navi e imbarcazioni. L’agro alimentare è costituito da frutta (in guscio e agrumi), oltra al cotone. Il saldo netto è positivo per le categorie del tessile e l’abbigliamento, per i prodotti dell’agroalimentare, per i mobili e per le merci varie. E’ negativo per i minerali, per i macchinari, per la chimica, le pietre il vetro e la ceramica, per il legno la carta e la stampa, per i metalli, per la gomma e la plastica, per i mezzi di trasporto.

Analizzando l’andamento delle principali categorie importate nel 2013 la voce principale, data dai minerali, ha segnato una flessione del 6,8%, mentre i macchinari sono cresciuti del 12,5%. In calo invece i metalli con una variazione negativa dell’1%. Per quanto concerne le esportazioni, che nel 2013 hanno visto un assestamento del loro valore pari allo 0,4%, i prodotti del tessile e dell’abbigliamento, voce principale dell’export turco hanno segnato un aumento su base annua di oltre il 9%. I macchinari, al tempo stesso, hanno segnato un incremento di quasi il 6%, trascinate dalla dinamica particolarmente positiva della meccanica (+8,3%). I metalli, invece, hanno visto un calo annuo di quasi il 5%, per effetto della dinamica particolarmente negativa del ferro e dell’acciaio (-12,3%). In crescita mezzi di trasporto (+14,6%) e prodotti agro-alimentari (+11,3%).

L’Europa è il principale fornitore della Turchia (53%), in particolare i paesi UE (37%), seguiti dai mercati CSI (13%), mentre i paesi SEE rivestono una quota più contenuta (3%). L’Asia contribuisce per oltre il 30%, con la Cina che copre circa il 10% delle importazioni. L’export turco è destinato in gran parte all’Europa (48,3%), in particolare ai mercati UE (39,5%). L’Asia ha acquistato quasi il 37% dei prodotti turchi, in particolare i paesi del Medio Oriente e del Golfo, hanno assorbito oltre il 22%. I principali partner commerciali sono la Germania (9,4%), la Russia (7,9%), la Cina (7%), l’Italia (4,9%), gli USA (4,5%) e l’Iran (3,6%). Dalla Germania la Turchia importa veicoli e macchinari meccanici (23%), in particolare auto, motori diesel e macchinari generici, mentre esporta prodotti tessili e dell’abbigliamento (16%), soprattutto articoli di maglieria e abbigliamento in tessuto, macchinari meccanici (16%) come parti di motori, frigoriferi e freezer, veicoli (13%). Dalla Russia la Turchia importa per oltre il 68% minerali energetici, seguiti da ferro e acciaio (12%), mentre esporta veicoli (14%), macchinari meccanici (11%), frutta (9%). La Cina fornisce per oltre il 50% macchinari, sia elettrici che elettronici, oltre che meccanici, mentre le esportazioni turche dirette in Cina sono costituite in prevalenza da minerali non energetici (38%), sali, terre, pietre, cemento e argilla (30%), prodotti della chimica inorganica (8%) macchinari meccanici (3%) e cotone (2%). Dagli USA la Turchia importa ferro e acciaio (16%), macchinari meccanici (9%), minerali energetici (9%), cotone (7%), e aerei, elicotteri (7%). Le esportazioni riguardano veicoli (12%), macchinari meccanici (11%), ferro e acciaio (9%), sali, terre, pietre, cemento e argilla (6%), e aerei, elicotteri soprattutto in parti (5%). L’Iran fornisce per quasi l’88% minerali energetici, cui seguono la plastica e gli articoli in plastica (5%), rame e articoli in rame (1%), prodotti di chimica organica (1%) e lo zinco con i suoi lavorati (1%). Le esportazioni sono costituite per il 40% da perle, pietre e metalli preziosi (8%), seguono la plastica e gli articoli in plastica (5%), i macchinari elettrici ed elettronici (4%), il legno e i suoi lavorati (3%). E’ allora interessante notare la dinamica degli scambi commerciali con i principali partner: se risultano in aumento la quota cinese, passata dall’8% a quasi il 10% e quella tedesca, salita al 9,6% dal 9,3%, in forte crescita risulta invece essere il peso dell’Iraq, che in ripresa dalla guerra, ha acquistato quasi l’8% del totale esportato dalla Turchia (dal 3% nel 2008). Le contrazioni più significative si trovano per l’Italia (4,4% dal 5,9%) e per la Francia (1,7% dal 5%).

Nonostante ciò le esportazioni italiane verso la Turchia sono cresciute notevolmente negli ultimi dieci anni, passando da 9,7 mld nel 2004 a 15,6 mld nel 2013. Nel 2013 le importazioni hanno raggiunto i 5,51 mld (+4,8%), mentre le esportazioni sono state pari a 10,08 mld (-4,8%). La quota degli scambi con la Turchia sul totale complessivo italiano è passata dall’1,7% del 2007 al 2,1% del 2012 e 2013.

Il saldo netto per categorie evidenza un surplus per l’Italia per quanto riguarda i prodotti minerari, alimentari, il legno la carta e la stampa, i prodotti petroliferi raffinati, quelli farmaceutici, la gomma e la plastica, i metalli, i macchinari elettronici, quelli ed elettrici, le merci varie, mentre si riscontra un deficit per i prodotti agricoli, per il tessile e l’abbigliamento, i mezzi di trasporto. L’Italia importa prevalentemente prodotti del tessile e abbigliamento e mezzi di trasporto, entrambi per oltre il 23% del totale, seguiti dai metalli (14%), dalla gomma e dalla plastica (7%) e dai prodotti agricoli (5%). Nel dettaglio delle varie categorie si trovano, tra i prodotti del tessile e abbigliamento, tessuti in maglia, indumenti esterni vari, biancheria intima, tessuti, filati di fibre tessili, articoli tessili confezionati. Tra i mezzi di trasporto prevalgono autoveicoli, parti di autoveicoli, mentre tra i metalli spiccano il ferro e l’acciaio in prima trasformazione, il rame, l’alluminio. Le esportazioni sono costituite da macchinari meccanici per oltre il 22% (in particolare, macchine per l’industria tessile, quelle di impiego generale e per impieghi speciali, attrezzature per uso non domestico per la refrigerazione e ventilazione, pompe e compressori), seguono i prodotti petroliferi raffinati per oltre il 15%, mezzi di trasporto (12%), metalli (10%) e prodotti chimici (10%).

In questo senso la composizione del totale importato e quella del totale esportato hanno subito negli anni alcune importanti variazioni. Mentre in passato il tessile e l’abbigliamento rappresentavano la voce predominante delle importazioni italiane (nel 2008 la quota era pari a circa il 32% del totale importato), attualmente ha ridotto notevolmente la sua quota, portandola a pari importanza con i mezzi di trasporto (23,3%). I metalli sono passati da oltre il 16% a poco più del 14%, mentre i settori della gomma e della plastica come quello dei prodotti agricoli hanno visto un sensibile incremento (7% dal 4% e 5% dal 3%, rispettivamente). Per quanto riguarda l’export italiano, è calata la quota dei macchinari, dimezzando quasi la sua rilevanza da oltre il 43% del 2008 a circa il 23% del 2013. In calo anche la percentuale relativa ai metalli, passata da oltre il 13% a poco meno del 10%. In forte aumento i prodotti petroliferi raffinati, i quali superano il 15% da meno dell’1% di cinque anni precedenti. Crescono anche i mezzi di trasporto (12% dall’8,1%) e i prodotti chimici (9,8% dal 7%).

Da parte sua, la quota turca sul totale settoriale italiano è rilevante sia dal lato degli scambi commerciali che da quello delle opportunità d’investimento. In particolare la Turchia riveste un importante ruolo di fornitore di prodotti in maglia, oltre ad abbigliamento e accessori in maglia, cotone, frutta, veicoli, gomma e articoli in gomma. Tra le esportazioni è da segnalare l’importanza del mercato turco per quanto concerne i minerali energetici, tinte, colori e pigmenti, il ferro e l’acciaio, i prodotti chimici vari, la gomma e gli articoli in gomma, la plastica e gli articoli in plastica. Raffrontando l’andamento nel tempo delle principali categorie è da rilevare l’incremento della quota dei mezzi di trasporto tra le importazioni, passati da meno dell’1% del 2008 a circa il 4,4% nel 2013. In aumento anche l’importanza dell’import di prodotti del tessile e abbigliamento (4,8% da 4,4%), dei metalli (2,3% dall’1,3%), della gomma e della plastica (3,3% da 1,4%) e dei prodotti agricoli (2,3% da 1,1%). Tra i maggiori settori dell’export si segnala l’incremento della quota turca dei prodotti petroliferi raffinati, i quali hanno superato il 9,4% dallo 0,2% del 2008. In crescita anche l’importanza dei macchinari meccanici (3,2% nel 2013 contro l’1,9% del 2008), dei mezzi di trasporto (3,2% da 0,6%), dei metalli (2,2% da 0,9%) e dei prodotti chimici (3,9% dall’1%).

Commenta