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QPLab – Merola: progetto Arpinge per dare una scossa alle infrastrutture di qualità

Intervista a Federico Merola, ceo di Arpinge, su investimenti, finanza e progetti di qualità in vista del workshop di mercoledì di QPLab a Roma – Le tre caratteristiche di un progetto di qualità nelle infrastrutture: sostenibilità sociale ed ambientale, utilità ed efficienza dei servizi derivanti dall’investimento; solidità finanziaria.

QPLab – Merola: progetto Arpinge per dare una scossa alle infrastrutture di qualità

Federico Merola è il ceo di Arpinge, il progetto messo in piedi dalla casse di previdenza di Architetti, Ingegneri , Geometri e Periti Industriali che costituito una società di investimento in infrastrutture con vocazione alla finanza di progetto e al cantiere. Merola sarà anche uno dei protagonisti del workshop QPLab di mercoledì su “Come progettare e realizzare opere e infrastrutture di qualità” che si terrà all’Auditorium di Via Veneto a Roma per iniziativa del professor Andrea Gilardoni della Bocconi. Ecco il suo punto di vista.

Merola, condivide l’idea che troppo spesso nel nostro nel nostro Paese vi sono abbondanti risorse finanziarie per opere e infrastrutture che non riusciamo a spendere a causa di una scarsa capacità di proporre Progetti di Qualità?

“Se guardiamo alle denunce pubbliche e autorevoli di tutte le principali istituzioni finanziarie internazionali e sovranazionali – quali ad esempio BRI, BEI, OCSE – il problema non è solo italiano ma è condiviso da molti altri paesi europei. I fondi dedicati a progetti c.d. “greenfield” in Europa investono percentuali irrisorie delle loro disponibilità. Ma la “scarsità di progetti” non si concilia con “l’ampiezza dei bisogni” e “della liquidità disponibile”. Si tratta, dunque, di un apparente paradosso che può trovare spiegazione solo nella presenza di “colli di bottiglia” riconducibili ad elementi strutturali dei sistemi economici quali, ad esempio: l’inefficienza della PA; la scarsità di investitori-promotori con capacità di lettura industriale; l’inadeguatezza della normativa generale in materia di investitori istituzionali e di investimenti, tipica di paesi bancocentrici abituati a ragionare sulla polarità biunivoca di banche e fondi pubblici.

Bisogna dunque lavorare su tradizionali tabù di tipo culturale ai quali ci siamo ormai assuefatti. Primo tra tutti la tradizionale separazione tra la proprietà delle risorse – che appartengono agli investitori – e la gestione del risparmio – che in un sistema bancocentrico è in larga misura affidato alle banche o società di loro emanazione. Una separazione che può forse funzionare in ambito puramente finanziario ma che non funziona in attività specialistiche e industriali come quella degli investimenti in equity per le infrastrutture, dove peraltro i conflitti di interesse degli istituti di credito possono essere particolarmente accentuati.

L’istituzione di investitori-promotori da parte di fondi pensione, casse di previdenza e assicurazioni appare, alla luce dell’esempio canadese e australiano studiato dall’OCSE come benchmark internazionale di riferimento, una soluzione efficace e perfettamente legittima, che non impedisce l’applicazione di tutti quei sani principi di regolamentazione e vigilanza previsti oggi in materia di risparmio gestito.

Da queste considerazioni nasce il progetto Arpinge, che nel tentativo di colmare un “fallimento” del mercato ha inteso ispirarsi proprio agli esempi di successo presenti in Paesi come Canada e Australia. Senza aspettare incentivi e facilitazioni dall’alto, le tre casse di previdenza delle professioni tecniche – CIPAG, EPPI e Inarcassa, che rappresentano Architetti, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali – hanno costituito una società di investimento in infrastrutture di diritto italiano, privata ma istituzionale, che opera come promotore con vocazione alla finanza di progetto e al cantiere, aderendo spontaneamente al robusto bagaglio di “best practices” adottate da quei fondi pensione internazionali che agiscono tramite veicoli propri caratterizzati da requisiti di professionalità, onorabilità e trasparenza del management”.

Quali sono secondo lei le caratteristiche di un Progetto di Qualità? Quali sono i KeyFactor che rendono accettabile un progetto infrastrutturale dal punto di vista sociale, economico e finanziario?

“Direi che i fattori rilevanti di un progetto sono senz’altro tre: la sostenibilità sociale ed ambientale; l’utilità ed efficienza dei servizi derivanti dall’investimento, anche in rapporto ad eventuali tariffe applicate; la solidità della struttura finanziaria. Dunque in primo luogo progettazione e capacità di cogliere e analizzare i bisogni e il rapporto tra costi e tariffe. Sotto il profilo puramente finanziario a mio avviso si devono esaltare tre elementi principali: robusta analisi dei rischi e dei fattori mitiganti; solida struttura dell’operazione, intesa come struttura di relazione tra le parti e – last butnotleast – assenza o adeguata sterilizzazione di eventuali conflitti di interesse”.

A livello europeo la qualità di opere e infrastrutture è ricercata attraverso, tra le altre cose, una formalizzazione della Cost Benefit Analysis per la selezione delle priorità, maggiore attenzione nei codici agli aspetti tecnici piuttosto che a quelli burocratici, diffusione delle prassi più virtuose nelle pubbliche amministrazioni, coinvolgimento formale delle popolazioni locali nei processi decisionali. È questa la ricetta anche per l’Italia? Quali interventi di riforma occorrono per aumentare la qualità nella pianificazione e progettazione delle opere?

“Mi sembrano senz’altro tutte indicazioni corrette. La riforma che la PA richiede è talmente profonda ed estesa a tutti i campi che deve senza dubbio arrivare anche agli aspetti più direttamente connessi con le scelte in merito alle opere infrastrutturali da realizzare, la loro progettazione e l’implementazione – anche con apporto finanziario e manageriale di privati – delle iniziative prioritarie individuate. Se mi dovesse chiedere da dove inizierei però è senz’altro dai mercati finanziari. Da una parte la PA ha bisogno di rinnovare le procedure di interlocuzione con i privati ferme a logiche di 50 anni fa, dall’altra c’è bisogno di maggiore competenza da parte del legislatore e degli organismi di vigilanza in una materia che nonostante l’avanzata età a livello internazionale, da noi non è ancora ai decollata. Spero che l’agenzia in fase di studio da parte del Governo italiano e l’hub informativo che si sta costituendo a livello europeo nell’ambito del Piano Juncker puntano proprio a diffondere nella PA di tutti i paesi aderenti all’UE nuove e più sofisticate pratiche di accesso ai mercati finanziari privati”.

Quali sono secondo voi esempi di Progetti di Qualità a livello nazionale e internazionale? Potete farci qualche esempio?

“Ce ne sono tanti e ne ho visti tanti, per la verità talvolta anche in Italia. Ma se mi è concessa una battuta, direi quelli che sta portando avanti Arpinge. E’ bastato, infatti, costituire un investitore –promotore di natura industriale per trovare, fino ad ora in ambito privato ma in futuro auspicabilmente anche in ambito pubblico con l’utilizzo di vari strumenti giuridici (es. projectfinancing con regola del promotore; concessioni di valorizzazione; ecc.) formule totalmente innovative di investimento nell’economia, capaci di realizzare molte delle cose sopra auspicate, operando nel pieno rispetto delle best practicesinternazionali. Per cui le rispondo, ottimisticamente, che se la volontà politica generale fosse di andare nella direzione sin qui auspicata, ci troveremmo improvvisamente proiettati in un mondo nel quale il miglior progetto sarà sempre quello che deve ancora avvenire!”.


Allegati: QPLAB – Infrastrutture: i soldi ci sono, ma non riusciamo a spenderlihttps://www.firstonline.info/a/2015/09/16/workshop-qplab-opere-pubbliche-e-regole-coshanno-g/2b677990-38d9-4d88-aeeb-cf91e64c5873

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