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Poste Italiane lancia il piano strategico 2024-8 e mette al centro il nuovo modello di servizio e trasformazione logistica

L’ad Matteo Del Fante ha presentato “The connecting platform”, per la prima volta della durata di 5 anni. Obiettivo è un utile netto da 2,3 miliardi. Nel 2026 il dividendo può arrivare ad almeno un euro per azione. L’antitrust si muove sui pagamenti: banche e poste in allarme. Lasco: “Nessuna battaglia con le banche”

Poste Italiane lancia il piano strategico 2024-8 e mette al centro il nuovo modello di servizio e trasformazione logistica

Per Poste Italiane il nuovo piano strategico firmato dall’ Ad Matteo Del Fante sarà centrato su un nuovo modello di utilizzo della rete e sulla trasformazione della logistica e per la prima volta coprirà l’orizzonte temporale è di 5 anni. Il Piano, battezzato “The connecting platform”, punta entro il 2028, ad una crescita dell’utile netto a 2,3 miliardi, dei ricavi a 13,5 miliardi, dell’Ebit a 3,2 miliardi “anche grazie ad un’attenta razionalizzazione dei costi” dice una nota di Poste Italiane.
Sul fronte dei dividendi, il Piano prevede un payout ratio – la percentuale di utili distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi – pari ad almeno il 65%. L’obiettivo è di distribuire non meno di 1 euro per azione nel 2026 e dividendi cumulati per almeno 6,5 miliardi nei 5 anni.

Con questo nuovo piano strategico stiamo rimodellando il nostro business, per cogliere una crescita sostanziale”, ha sottolineato l’AD Matteo Del Fante, presentando il nuovo Piano.

Per il 2028, Poste punta ad avere conti correnti delle piccole e medie imprese a quota 400 mila, una giacenza media di 11 mila euro dagli 8400 nel 2023 e finanziamenti concessi a 4,3 miliardi, di cui 3,4 di prestiti personali). Poste ha chiuso il 2023 con risultati, resi noti a fine febbraio, solidi e in crescita: un utile netto in aumento del 22,1%, i ricavi del 5,4%, e un dividendo in crescita per il quarto anno consecutivo.

Piccoli uffici postali trasformati in hub di servizi digitali

Inoltre Poste ha annunciato che, entro il 2026, circa 7.000 uffici postali nei piccoli Comuni “saranno trasformati in hub di servizi digitali, “per un accesso rapido e facile ai servizi della Pubblica Amministrazione” dice una nota. Inoltre, verranno messi a disposizione dei cittadini 250 spazi di co-working”, dove poter lavorare.

Novità anche sul fronte immobiliare per la gestione del business dei pacchi e per lo sviluppo di nuovi magazzini. Poste vuole portare la capacità dei magazzini nel settore dai 230.000 metri quadrati nel 2023 ai 400.000 metri quadrati del 2028.

Arriva anche una SuperApp. Del Fante: è la punta dell’iceberg della nostra evoluzione tecnologica

Il nuovo piano strategico 2024-2028 punta anche sul lancio di “una nuova SuperApp personalizzata come principale punto di accesso alla piattaforma per tutti i prodotti e servizi” del gruppo. La SuperApp, che incorpora il nuovo “borsellino” digitale per i pagamenti, “sarà completamente personalizzata rispetto al profilo del singolo cliente, grazie a tecnologie all’avanguardia e all’Intelligenza Artificiale, costituirà un punto di accesso unico all’ecosistema di Poste Italiane”.

“L’introduzione della SuperApp, con il digital payment wallet al suo centro, e l’evoluzione costante delle nostre proprietà digitali creeranno più valore per i clienti, consentendo loro di scegliere l’esperienza omnicanale preferita e aumentare la nostra redditività”, evidenzia Del Fante: “Tutto questo si basa su una maggiore rilevanza dei nostri canali digitali, che è il risultato di importanti investimenti tecnologici effettuati per favorire un concreto approccio omnicanale della piattaforma che abbiamo sviluppato”. La nuova SuperApp, sottolinea ancora l’a.d. “è la punta dell’iceberg di questa evoluzione tecnologica, che consente l’integrazione del business e conferma il ruolo di Poste Italiane come platform company”.

L’antitrust scatena Poste e banche sui pagamenti

Intanto si profila un braccio di ferro tra Poste Italiane da una parte e Banche, circuiti di pagamento e Fintech dall’altra. Sono pronti a scendere in campo per difendere il proprio punto di vista su come dovrebbe evolvere la governance, e dunque il controllo azionario, della piattaforma dei pagamenti verso la pubblica amministrazione, PagoPa, oggi interamente controllata dallo Stato. La vicenda è stata innescata da un articolo inserito nel decreto legge Pnrr che prevede la vendita della piattaforma per una quota non inferiore al 51 per cento del capitale al Poligrafico dello Stato e per il resto a Poste Italiane.

Una scelta che ha messo in allarme tutti i soggetti diversi da Poste, che l’Ad del gruppo dei recapiti, Matteo Del Fante, ha quantificato in 408 operatori diversi. Ognuno di loro fa transitare i propri clienti da PagoPa per i pagamenti digitali verso la pubblica amministrazione. La preoccupazione è legata al fatto che uno di questi operatori, Poste Italiane, possa diventare al contempo anche azionista e possa vedere tutti i dati relativi alle transazioni oltre che modificare le commissioni sulle operazioni.

Le preoccupazioni delle banche sono state messe nero su bianco dall’Abi nella memoria consegnata il 18 marzo in Parlamento: dal controllo dei dati a quello dei pagamenti con l’identità digitale europea
e dunque il controllo azionario, della piattaforma dei pagamenti verso la pubblica amministrazione, PagoPa, oggi interamente controllata dallo Stato. Ma alle Poste sono tranquilli.

Lasco: “Su Pagopa decide Mef, niente battaglie con banche”

A rispondere all’eventuale cessione di una quota di PagoPa a Poste Italiane è il Direttore Generale Giuseppe Lasco che nel corso della conferenza stampa ha spiegato di non voler entrare “in nessuna critica sollevata” specificando che è il “Governo, il Mef ha deciso e deciderà le cose da fare in funzione della norma deliberata”. “Da quello che si legge – spiega Lasco – è una riorganizzazione in ambito delle partecipate dello Stato, rientra in un piano più ampio di ottimizzazione, per l’efficienza dei servizi a pagamento. Non facciamo battaglie con nessuno, tantomeno col sistema bancario col quale collaboriamo da anni. C’è una totale trasparenza e collaborazione e aspettiamo l’evolversi dell’elemento normativo e ci mettiamo a disposizione”.

Del Fante: “senza acquisizioni, possibile dividendo più alto”

Matteo Del Fante, ha dichiarato durante la conferenza stampa che in assenza di acquisizioni (non previste al momento) e con spazi disponibili, nei prossimi anni del piano aziendale potrebbe verificarsi un aumento della distribuzione dei dividendi. “Se non ci sono acquisizioni, se ci sono gli spazi, in alcuni anni del piano potrebbe esserci una distribuzione più alta del dividendo. L’azienda aveva la politica di distribuire l’80% dell’utile netto. Poi abbiamo avuto un dividendo fisso che aumentava di anno in anno, ora c’è una politica” che prevede una “percentuale minima del 65%” ma questo è “un minimo”, ha concluso l’Ad. Sul fronte acquisizioni: il nuovo “piano organico”, – in continuità col precedente – non prevede acquisizioni significative, continueremo a guardare il mercato per eventuali opportunità, ma non c’è niente all’orizzonte che ci fa pensare di fare un’operazione grande con un impatto economico importante e uno sforzo significativo su nostro bilancio”. E su un suo eventuale addio a Poste? Con il nuovo piano “non ho un lascito per nessuno, sono focalizzato sul fare il piano” ha chiosato Del Fante rispondendo ad un’ipotesi di un giro di poltrone che vede al centro la figura dello stesso manager. “Con oggi togliere qualsiasi voce dal mercato”, ha aggiunto.

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