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Poste e Fs, con Caio e Messori la musica cambia: saranno loro i registi delle privatizzazioni

Privatizzare le Poste o il Bancoposta e le Fs o l’Alta velocita? Le nomine del governo Renzi segnano una svolta netta per Poste italiane e Ferrovie dello Stato: Francesco Caio e Marcello Messori saranno i registi delle rispettive privatizzazioni che si intrecceranno con liberalizzazione e regolazione – La rete delle Fs sarà scorporata? – Fincantieri in Borsa

Poste e Fs, con Caio e Messori la musica cambia: saranno loro i registi delle privatizzazioni

Nel cantiere delle privatizzazioni italiane, rimasto per troppo tempo chiuso perchè troppo a lungo esposto a stucchevoli e inconcludenti dispute ideologiche, tira finalmente un’aria nuova che lascia ben sperare. Prima di tutto parlano i fatti: dribblando l’opposizione della Fiom, che in passato aveva impedito la semplice quotazione in Borsa del gruppo pubblico della cantieristica navale impedendole di avviare più consistenti programmi di investimento per affrontare la concorrenza internazionale, il governo Renzi porta in Borsa a tambur battente la Fincantieri, che entro poche settimane collocherà sul mercato una quota ragguardevole pari al 49,9% del capitale. 

Ma sono soprattutto le modalità dell’Ipo della società, guidata con perizia dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, che meritano apprezzamento e che chiariscono una volta per tutte le finalità dell’operazione: la parziale privatizzazione e la quotazione di Fincantieri avverranno non attraverso un’Opv ma attraverso un aumento di capitale, che permetterà così alla società di rastrellare risorse che resteranno in gran parte al suo interno e che serviranno a finanziare gli investimenti di cui ha assolutamente bisogno per continuare a giocare un ruolo di grande rilievo nel gotha della cantieristica mondiale.

Ma non meno interessanti sono le grandi novità che arrivano dalle Poste e dalle Ferrovie dello Stato. Era da anni che si parlava della loro privatizzazione e anche della necessità di intrecciarla a forme di liberalizzazione in grado di aprire maggiormente i rispettivi mercati di riferimento alla concorrenza, ma prima dell’arrivo del governo Renzi di fatti se n’erano visti davvero pochi, se si eccettua la nascita dell’Authority dei Trasporti, purtroppo ancora in rodaggio. E’ vero che sia le Poste che le Fs non sono più i carrozzoni pubblici di una volta e che oggi, pur con l’aiuto dello Stato, hanno i conti in ordine, ma si farebbe fatica a non vedere la loro predominanza semi-monopolistica nei rispettivi mercati. 

Ora però la musica sta cambiando e l’arrivo di due personaggi di assoluta eccellenza e di cultura internazionale come l’ingegner Francesco Caio sulla poltrona di amministratore delegato di Poste italiane e l’economista della Luiss Marcello Messori alla presidenza delle Ferrovie dello Stato promette scintille. Sia l’uno che l’altro stanno studiando e rivisitando le rispettive società, ma la mission che il tandem Renzi-Padoan ha loro affidato ed esplicitato è molto intrigante, perché non si tratta soltanto di privatizzare i due gruppi – e già questo sarebbe un passo avanti memorabile – ma di farlo senza condizionanti pregiudiziali e cercando di coniugare l’obiettivo della massima valorizzazione della società con l’apertura del mercato di riferimento. Il che vuol dire due cose: chiarire il perimetro e l’oggetto della privatizzazione e intrecciarla con più avanzate forme di liberalizzazione del mercato.

In altre parole: le Poste e le Fs dovranno essere privatizzate nel loro insieme, pur lasciando il controllo in mano al Tesoro, oppure potranno essere privatizzate a pezzi, come è stato fatto in altri Paesi? Per essere ancora più chiari: sul mercato andrà una quota dell’intera Poste italiane o invece, come hanno fatto in Germania, verrà privatizzato solo il Bancoposta? E ancora: come si muoverà Bancoposta ora che la banca d’Italia ha fatto calare il sipario sui suoi precedenti privilegi imponendole le stesse regole del gioco di tutte le banche italiane? 

Francesco Caio sta esplorando tutte le ipotesi sul tappeto e vagliando i pro e i contro di tutte le opzioni, cercando di intrecciare privatizzazione e liberalizzazione ma senza dimenticare due altri aspetti fondamentali: la ridefinizione dell’identità del gruppo, che non può occuparsi solo di finanza ma che deve saper svolgere in modo più efficiente anche il tradizionale servizio postale, e l’opportunità di stringere alleanze internazionali sotto il segno dell’innovazione.

Altrettanto intrigante è il compito che attende Marcello Messori al vertice delle Fs. Non è usuale che l’azionista Tesoro abbia voluto sottolineare esplicitamente che la gestione della macchina sarà in mano al nuovo ad Michele Mario Elia ma che il nuovo presidente delle Ferrovie, al contrario dei suoi predecessori, avrà due deleghe decisive come quella di “dare impulso alla privatizzazione” e di “definire le strategie”, in raccordo con l’ad , per “affrontare (le nuove sfide) in un contesto caratterizzato dalla crescente competitività determinata dai processi di liberalizzazione”. 

Si fa presto a dire privatizzazione, ma, come per le Poste, anche per le Fs qual è il perimetro e qual è l’oggetto da portare sul mercato? Tutte le Fs o solo l’Alta Velocità? E, inoltre, in quale contesto competitivo si collocherà la privatizzazione e come si intreccerà con liberalizzazione e regolazione? Non si tratta di addolcire la sana concorrenza tra Freccia Rossa e Italo, ma di regolarla in modo corretto e non punitivo per nessuno dei contendenti. 

Ed è qui che allora torna d’attualità il problema della rete ferroviaria e della collocazione di Rfi. Basta la separazione societaria tra Trenitalia e Rfi o, come reclama da tempo l’Antitrust sul modello di quanto già avvenuto per l’elettricità e per il gas, è tempo di pensare anche a una separazione proprietaria e a una scorporo della rete ferroviaria per garantire la massima imparzialità di accesso alla rete sia nei confronti di Fs che di Ntv?

Sono sfide affascinanti che possono contribuire a modernizzare e a rendere più competitivi servizi essenziali di pubblica utilità come quello postale e quello ferroviario aprendone i rispettivi mercati più di quanto non avvenga oggi. Ed è evidente che, di fronte a operazioni riformatrici di questa portata, l’Europa non potrà continuare a chiudere gli occhi e dovrà convincersi che con il governo Renzi, uscito rafforzato delle recenti elezioni, la rivoluzione italiana non è una semplice chimera ma sta diventando realtà. 

Non era mai successo che un governo avesse un approccio così innovativo a settori cruciali come le Poste e le Fs come quello dell’attuale Governo, ma la cartina di tornasole è un’altra e sta nel fatto che alle Poste come alle Fs le sfide sono in mano a due manager del calibro di Caio e Messori che conoscono perfettamente le regole del gioco e sono decisi a lasciare il segno. A favore del Paese e della sua modernizzazione. 

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