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Pnrr: cosa ne sanno i cittadini? Un progetto delle Ong. La Corte dei Conti segnala scostamenti nella spesa

Il diritto dei cittadini ad essere informati sugli investimenti sarà assicurato da un progetto delle ONG? La Corte dei Conti segnala slittamento degli investimenti. Il nuovo decreto legge non spiega le variazioni di spesa.

Pnrr: cosa ne sanno i cittadini? Un progetto delle Ong. La Corte dei Conti segnala scostamenti nella spesa

Il diritto dei cittadini a sapere come e quando si spendono i fondi del Pnrr ha bisogno di strumenti aperti. Il livello di conoscenza è importante per dare più efficacia alla spesa e non lasciarla soltanto nelle mani della burocrazia.

L’associazione Re Common e Cee Bankwatch Network, una delle reti più estese di Ong in Europa, hanno presentato a Roma il progetto MIRA per tenere sotto controllo la gestione del Pnrr. Lo hanno fatto schierandosi dalla parte di coloro che beneficeranno della massa di denaro ricevuta dall’UE. Tra i punti di maggiore interesse c’è la transizione ambientale e i reali effetti del Green Deal.

Il progetto cade in un particolare momento della principale strategia dell’Ue di Ursula von Der Leyen. Il piano, sotto i colpi di industriali, agricoltori e lobby varie, sta subendo la revisione di punti centrali dell’iniziale strategia. Più si avvicina il voto europeo e più crescono le contrarietà a passaggi chiave.

A Roma i promotori del MIRA si sono ritrovati intorno alla domanda “La transizione giusta per l’Italia: come stiamo spendendo i soldi dell’Europa ? ”. La  prima risposta è proprio il coinvolgimento dei cittadini. Cosa ne sanno ? “Negli ultimi due anni, le organizzazioni non governative che monitorano lo strumento di ripresa e di resilienza (RRF), hanno rivelato un’allarmante mancanza di trasparenza, partecipazione del pubblico e impegno delle parti interessate tra gli Stati membri” scrive Bankwatch Networ.

Cosa dice la Corte dei Conti?

Gli interventi PNRR e Piano nazionale per gli investimenti complementari sono stati esaminati anche dalla Corte dei Conti. I giudici hanno rilevato un sostanziale raggiungimento degli obiettivi procedurali, la pubblicazione degli avvisi, la stipula delle convenzioni con i soggetti attuatori. Ma tutto è avvenuto con uno scostamento tra spesa attesa e spesa sostenuta. Si è attenuato rispetto a prima, ma è “destinato a determinare uno slittamento della spesa effettiva negli ultimi anni di adozione del Piano”.

La parola magica è semplificare, per dare un senso agli interventi di coesione territoriale che coinvolgono, in particolare, le comunità minori. A questo riguardo i giudici sono chiarissimi: “è proprio la capacità amministrativa a evidenziarsi come elemento critico del Piano e della sua esecuzione, nell’ottica ulteriore di preservare la qualità degli interventi”.

C’è anche il “diritto all’energia”

Sempre per la transizione verde il concetto di economia circolare del Pnrr va declinato in maniera orizzontale, senza escludere nessuno. L’Italia ha questa capacità ? “Il Pnrr ha fatto dei passi indietro rispetto alla trasparenza e coinvolgimento pubblico. Questo crea un problema di opportunismo da parte delle istituzioni” ha detto Anelia Stefanova di Bankwatch. Si provi, allora, a praticare una rendicontazione a due viel’amministrazione pubblica nei confronti del cittadino, ma pure il processo inverso, affinché il cittadino monitori e possa fare delle proposte.

Il tema è vasto e ha motivato tra gli altri anche la Fondazione OpenPolis che ha analizzato il cosiddetto  “diritto all’energia”. Il diritto delle persone a conoscere che tipo di energia viene erogata, la sua origine nel rimescolamento dei processi di produzione. È un pezzo della transizione che richiede equilibrio e realismo. Le informazioni disponibili oggi arrivano solo dalle aziende e da qualche associazione di consumatori. Non può bastare se la posta in gioco è riorganizzare produzione e consumi.

Il nuovo decreto legge sul Pnrr fa più chiarezza? ​Ci sono indicazioni sulla revisione della spesa, un ruolo più centrale della struttura di missione, ma le variazioni non sono spiegate. Il Ministro Raffaele Fitto si compiace dell’aumento della spesa. Effettivamente sale di circa 15,5 miliardi, ma paradossalmente suscita più preoccupazione per “la riduzione delle risorse assegnate ai Comuni per il periodo post Pnrr”- dice oggi l’Anci- che non soddisfazione, un mistero. Governo con giudizio sospeso, ma in questi giorni il gioioso Abruzzo val bene un mistero.

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