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Pierre Joseph Redoutè, il Rembrandt delle rose

Chiamato anche il “Raffaello dei fiori”, Redoutè è il più ricercato degli artisti di acquerello mai esistiti. Le sue opere sono custodite in musei, biblioteche, palazzi e soprattutto amate da collezionisti di tutto il mondo, disposto a spendere qualsiasi cifra per aggiudicarsi un suo lavoro ancora disponibile sul mercato.

Pierre Joseph Redoutè, il Rembrandt delle rose

Pierre-Joseph Redoutè nacque nel 1759 a Saint-Hubert nelle Ardenne da una povera famiglia di decoratori ed é proprio in questo contesto che manifesta un grande interesse per la pittura e per i fiori, che lui stesso chiamava “le stelle della terra”. Appena fanciullo lascia la casa paterna e cerca di guadagnarsi da vivere facendo il pittore ambulante. A 20 anni o poco più si trasferisce dal fratello a Parigi dove con il fratello progetta e disegna scenari.

Ma così abituato a vivere in campagna non poteva fare a meno di trascorrere il suo poco tempo libero nel giardino reale a fare schizzi di erbe e fiori. E furono proprio questi disegni ad attirare l’attenzione di una persona influente e appassionata di botanica, il giudice della Corte Suprema Charleston L’Héritier de Brutelle, il quale gli insegnò a selezionare le piante e poi a disegnarla secondo un criterio scientifico.

Iniziò così una vera collaborazione professionale, L’Héritier scriveva i testi di botanica e Redouté li illustrava.

Fu lo stesso L’Héritier a presentare a Redoutè il conservatore della Collezione di Pergamene della Biblioteca reale, un certo Gerardus van Spaendonck. Da lui apprese la tecnica della pittura su pergamena – pelle di vitello nato morto e resa impermeabile attraverso un trattamento speciale – e divenne così bravo da essere assunto come collaboratore della collezione.

Sposatosi a 27 anni con Marie Marche Gobert, ebbe tre figli, nel 1793 vinse il concorso per la carica di pittore ufficiale di piante della Collezione delle pergamene alla corte di Maria Antonietta.

Amato dai suoi colleghi per la sua cura al dettaglio, al punto che spesso gli venivano offerte collaborazioni. Con il botanico svizzero De Candolle pubblicò l’Historie dea platea grassezza, dove egli usò per la prima volta la tecnica dell’incisione a retino, ossia incidere su fogli di rame dei puntini anziché righe, ottenendo così le più fini sfumature di colore.

Nel 1799, Giuseppina Bonaparte riempì i giardini e le serre di Malmaison con gli esemplari più rari del Vecchio e Nuovo Continente, quasi 200 specie tra rose, dalie, eucalipti, magnolie e rododendri, e chiamò Redoutè per la classificazioneinsignindolo del titolo di pittore ufficiale dei Fiori dell’ Imperatrice. Per lei, aiutato dal botanico Ètienne Pierr Ventenat realizzo l’opera in due volumi Le madrina de la Malmaison. 

Divenuto ormai un grande maestro della sua arte, Redoutè si dedicò alla sua monumentale opera in otto volumi, Les Liliacée con 486 tavole.

Napoleone colpito dalla magnificenza di questa opera, decise di farne produrre oltre 80copie, che inviò a uomin8 di tuto il mondo, diffondendo così la fama di Redoutè.  Quando nel 1809,quando Napoleone divorziò da Giuseppina, divenne insegnante di pittura dell’Imperatrice Maria Luisa, senza mai però rompere i rapporti con Giuseppina.

In questo periodo cominciò anche a lavorare alle 170 illustrazione del libro che gli avrebbe assicurato l’immortalità, Les Roses. In sette anni, assieme al botanico Claude Antoine Thorobreds, completò l’opera visitando parchi di tutto il mondo. L’opera, in trenta dispense, uscì per la prima volta nel 1817.

Lea roses libro

Redouté lavorò fino all’ultimo giorno senza occhiali o lenti d’ingrandimento, nel giugno 1840 la figlia gli fece dono di un giglio bianco, l’artista aveva 80 anni, ritiratosi nel suo studio sistemò il giglio accanto al suo cavalletto e cominciò a dipingere, per lui fu l’ultima occasione.

Napoleone: ”Ancora fiori, signor Redoutè, perché non immortala i grandi uomini,”

Redoutè: Non sono abbastanza colto per riuscire come pittore di fatti storici”

Oggi i libri antichi di botanica illustrati sono tornati ad essere oggetto di culto e di collezionismo, dove la sinuosità della foglia ricurva di un giglio, i viticci del pisello odoroso, la lievitá della mimosa o la consistenza carnosa del gambo di un tulipano possono sublimare il desiderio di approfondire i segreti della natura e amare le vere stelle della terra.

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