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Petrolio sempre più giù e Qe in arrivo a gennaio

L’Arabia Saudita annuncia grossi sconti ai clienti Usa e asiatici spiazzando lo shale gas e il petrolio Wti scende a 66,8 dollari: Eni ai minimi e petroliferi nella bufera – Draghi rinvia il Qe che però è in vista per gennaio – Sos crescita per l’Eurozona – Tra le blue chips di Piazza Affari brilla solo Telecom: la Camera boccia lo scorporo della rete

Petrolio sempre più giù e Qe in arrivo a gennaio

La Bce non si muove, l’Arabia Saudita sì. Per il QE europeo si dovrà attendere almeno fino al 22 gennaio, data del prossimo meeting di Francoforte.

Intanto, Riyad ha messo ulteriormente pressione ai prezzi del greggio (66,81 dollari al barile il Wti) annunciando grossi sconti ai clienti Usa ed asiatici, con l’obiettivo di spiazzare la concorrenza dello shale oil.

Di conseguenza chiudono la settimana in rialzo i listini asiatici: Hong Kong +0,73%, Tokyo +0,16% (+2% in settimana).

Incontrollabile la Borsa di Shanghai: prima su del 3%, poi un tonfo a -2,7%. Da lunedì resta un guadagno del 9,7%.

Stabile Wall Street, indifferente allo stallo della Bce: l’indice Dow Jones ha ceduto lo 0,07%, lo S&P500 circa lo 0,2% e il Nasdaq lo 0,11%.

Deboli le azioni delle compagnie petrolifere: Exxon -1%, Chevron -1,5%, ConocoPhillips -2,2%

Riflettori accesi oggi sui dati sul mercato del lavoro.

PIAZZA AFFARI PATISCE IL COLPO, I BTP NO

In Europa ha invece pesato la doccia fredda piovuta dalla Bce: Mario Draghi non solo non ha dato il via al piano di acquisto di titoli di Stato ma non ha nemmeno fornito indicazioni precise sull’atteso start.

La Borsa di Milano chiude in forte ribasso, con l’indice Ftse Mib in calo del 2,77% a 19.424 punti. 

Perdite tra l’1,5% e il 2,5% si registrano anche sugli altri listini europei: Francoforte ha perso l’1,21%, Londra lo 0,55%, Parigi l’1,55% e Madrid il 2,35%.
 
L’euro si è rafforzato nel pomeriggio a 1,243 sul dollaro da 1,2295 della mattinata: un forte rimbalzo dopo due sedute consecutive di forte deprezzamento. 

Meno vibrante la reazione dei mercati delle obbligazioni, dove il Btp ha sostanzialmente tenuto le posizioni, il rendimento è salito di soli 3 punti base al 2,01%. Lo spread si è allargato a 125 punti base da 122.

SOS CRESCITA, L’EUROZONA AFFONDA

Fino a che punto pagherà ancora la politica degli annunci senza che seguano i fatti? Se lo chiede in New York Times, commentando che “Draghi gode ancora di molta credibilità, ma altrettanta ne sta perdendo”.

In realtà, il presidente della Bce ha frenato, vista l’opposizione dei falchi, ma posto le premesse per un intervento “forte”, vista la congiuntura drammatica dell’eurozona.

La Banca centrale ha infatti rivisto al ribasso le stime sulla crescita dell’eurozona: nel 2015 l’Ue salirà solo dell’1% contro l’1,6% previsto all’inizio di giugno. Intanto l’inflazione scivola a +0,7% con la prospettiva di salire nel 2016 all’1,4%, largamente al di sotto dell’obiettivo della Bce, che non viene centrato da due anni. Per giunta, queste previsioni possono essere riviste al ribasso dato il calo del prezzo del petrolio, fenomeno positivo (risparmio di 10 miliardi di euro nel 2014) ma che può portare ad un nuovo calo dei prezzi (lo 0,4%).

Per queste ragioni la maggioranza degli analisti scommette che il QE europeo è solo questione di tempo: l’ora X potrebbe scattare il 22 gennaio, data del prossimo vertice del direttorio. 

GIU’ BANCHE E POLIZZE, IN CONTROTENDENZA FINECO

L’indice Eurostoxx Banks lascia sul terreno il 2,5% e nessuno dei 32 componenti evidenzia un segno positivo.

Gli investitori hanno fatto scattare le vendite quando hanno percepito che Mario Draghi non avrebbe fatto partire in tempi brevi il Quantitative Easing. 

A Piazza Affari il calo è legato anche alla conferma da parte di Fitch dell’outlook “negativo” sulle banche italiane (lo è da quattro anni), spiegando la scelta con il deterioramento della qualità degli attivi, un’economia fragile e una redditività strutturalmente debole.

L’agenzia riconosce tuttavia che i rischi concreti di peggioramento nel 2015 si sono ridotti e si aspetta che lo scenario sia favorevole a un processo di consolidamento

MontePaschi -4,5%.

Unicredit -4,1%. Jefferies ha comunicato di aver ripreso la copertura sul titolo con un giudizio Hold e un target price di 5,5 euro.

Giù anche Intesa -3,5%, Ubi Banca -3,6%,Banco Popolare -3,6%. 

Tra le compagnie assicurative, Generali -2,2% ed UnipolSai -2,9%. 

In controtendenza FinecoBank +1,4% a 4,604 euro. Oggi il titolo si è spinto sul nuovo massimo storico a 4,6180 euro. Compresa la seduta di oggi, questa è la quarta settimana consecutiva di rialzo. Dallo sbarco a Piazza Affari, avvenuto lo scorso 2 luglio dopo un’Ipo a 3,70 euro per azione, il titolo ha messo a segno un progresso del 25%.

JUNCKER RINCUORA SAIPEM. TONFO DI ENEL

Anche in Europa si fa sentire il nuovo calo del petrolio.

Eni lascia sul terreno il 3,3%, scivolando sui nuovi minimi dell’anno.

Saipem cede lo 0,7%. Oggi il presidente della commissione UE, Jean Claude Juncker, ha dichiarato che il progetto South Stream è ancora valido, il gasdotto può essere costruito e gli impedimenti non sono insormontabili.

Intanto la società ha ricevuto una notifica di sospensione sulle “marine spread activities” da parte del cliente relativamente al progetto del gasdotto South Stream che dovrebbe portare il gas russo in Europa via Balcani bypassando l’Ucraina.

Nel segmento delle utility, Snam -2,2%, Enel Green Power -2,2%.

Fa peggio Enel -2,3%. Il presidente, Patrizia Grieco, ha assicurato che l’iter delle dismissioni previste dal gruppo in Romania e Slovacchia sta procedendo secondo le linee tracciate in passato

FCA FA RETROMARCIA, TONFO DI CNH.

Nel pomeriggio Fiat-Chrysler ha invertito la tendenza dopo aver segnato il prezzo più alto dal giugno 2001 a 11,18 euro e ha chiuso in ribasso del 2,9% a 10,62 euro sulla scia delle prese di profitto. 

Il titolo è salito del 13% nel mese di novembre e guadagna il 54% da inizio anno.

Nei prossimi giorni prenderà il via il road show di Sergio Marchionne presso la comunità finanziaria di Wall Street in vista del collocamento di 100 milioni di azioni Fca e del bond convertendo per 2 miliardi di dollari.

Le richieste degli investitori istituzionali coprirebbero già l’offerta, secondo le indiscrezioni. Exor-3,14% ha già manifestato l’intenzione di sottoscrivere la propria quota per non diluirsi.

In flessione le società dell’industria, in particolare CNH Industrial -4,98%.

Pesante anche Finmeccanica -3,1%.

TRA LE BLUE CHIPS BRILLA SOLO TELECOM ITALIA

Telecom Italia è stata la miglior blue chip di oggi toccando nel finale i massimi della seduta a 0,9325 euro, una quotazione che non vedeva dalla fine di settembre. 

La performance da inizio anno si amplia a +28%.

Il vice segretario generale di palazzo Chigi, Raffaele Tiscar, parlando di Metroweb, per il quale sono interessati Telecom Italia e Vodafone, ha detto che sarebbe meglio una rete gestita da più operatori.

La mozione del Movimento 5 stelle che chiedeva lo scorporo della rete non è passata alla Camera, dove pure aveva trovato l’adesione di una parte di Forza Italia e del Pd

E’ stata approvata invece una mozione Pd, che impegna il Governo a realizzare l’Agenda digitale nazionale.

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