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Petrobras, in Brasile Lula stoppa il dividendo extra: scontro con gli investitori e il titolo crolla

Il colosso petrolifero Petrobras ha pubblicato conti deludenti per il 2023, rinunciando su pressione del governo (che è primo azionista) alla cedola extra. Il titolo brucia quasi 13 miliardi di euro in Borsa, ma il presidente: “Petrobras investa nella transizione ecologica”

Petrobras, in Brasile Lula stoppa il dividendo extra: scontro con gli investitori e il titolo crolla

In Brasile è esploso il caso Petrobras, a livello politico e finanziario. La più grande azienda del Paese, e tra le maggiori petrolifere del mondo, ha nello Stato il suo primo azionista con quasi il 29% del capitale, ma è anche quotata in Borsa e famosa per essere uno dei gruppi più ambiti dagli investitori, per via dei suoi dividendi storicamente molto generosi. Da quando Lula è tornato al potere, un anno fa, la musica è però cambiata: il presidente ha chiesto e ottenuto una stretta sulle cedole, e auspicato maggiori investimenti, in particolare sulla transizione ecologica, visto che Petrobras continua ad estrarre greggio anche in aree sensibili, come la foce dell’Amazzonia, e non ha un piano convincente per un futuro con meno emissioni.

Petrobras, ecco cosa è successo

Per mesi la questione è rimasta per così dire sulla carta, ma negli ultimi giorni è definitivamente scoppiata: Petrobras ha pubblicato i conti del 2023 che sono stati deludenti, col fatturato in calo del 20% a 512 miliardi di reais (circa 100 miliardi di euro) e un utile netto crollato di un terzo a 124,6 miliardi di reais. Di conseguenza, il consiglio di amministrazione ha deciso di proporre alla prossima assemblea dei soci del 25 aprile un dividendo ordinario da 14,2 miliardi di reais per il quarto trimestre, per un totale di 72,4 miliardi per tutto il 2023, ma ha escluso – secondo il mercato su pressione diretta di Lula – la distribuzione del dividendo straordinario, che invece gli investitori si aspettavano.

Petrobras, così il titolo è crollato

Lo stop alla cedola straordinaria ha mandato su tutte le furie la comunità finanziaria, e a ruota l’opposizione al governo Lula e parte della stampa: la conseguenza è stata che nel giorno stesso della comunicazione della trimestrale, venerdì scorso, il titolo Petrobras ha immediatamente perso oltre il 10%, bruciando in poche ore 55 miliardi di reais, circa 10 miliardi di euro. Nella seduta di lunedì il colosso petrolifero ha bruciato un’altra decina di miliardi di reais, per un totale di quasi 64 miliardi, pari a circa 13 miliardi di euro, in sole due sedute. Ieri c’è stato solo un lieve rimbalzo, mentre il caso si inaspriva ulteriormente dopo che l’azienda ha spiegato che i parametri per la distribuzione del dividendo extra “non sono stati raggiunti”, ammettendo però che sono stati i consiglieri legati al Governo a votare “no”.

Petrobras, cosa ha detto Lula

In tutto questo, a gettare benzina sul fuoco, nella giornata di ieri è intervenuto lo stesso presidente Lula, che ha apertamente sfidato il mercato: “Vedo una ‘choradeira’ (un pianto) del mercato”, ha attaccato l’ex leader sindacalista, arrivato a paragonare la finanza a un “dinosauro vorace” e ribadendo che Petrobras non deve rispondere solo agli azionisti “ma pensare agli investimenti e ricordarsi che appartiene a 200 milioni di brasiliani”. “Il mercato – ha aggiunto Lula con parole durissime – vuole tutto per sé e niente per il popolo. Sarà che non gli importa nulla delle persone che passano la fame?”. In giornata il presidente ha tenuto un incontro con il ministro dell’Economia Fernando Haddad e il presidente di Petrobras Jean Paul Prates, postando poi una foto su X dove ribadiva che nella riunione si è parlato di investimenti in fertilizzanti green e appunto di transizione ecologica: “Abbiamo parlato del futuro del nostro Paese”, ha chiuso Lula, tentando di mettere fine alle polemiche. Ma gli investitori fuggono.

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