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Pensioni integrative Inps: il “no” dei fondi negoziali

Assofondipensione chiede che siano stralciati dal Ddl Concorrenza gli emendamenti che prevedono un nuovo fondo integrativo pubblico e ripropongono la portabilità del contributo del datore di lavoro – Per l’associazione si tratta di un intervento che contravviene ai principi ispiratori del sistema di previdenza complementare.

Pensioni integrative Inps: il “no” dei fondi negoziali

Non c’è pace per la previdenza complementare: nel Ddl Concorrenza, ancora all’esame del Senato, continuano gli interventi contestati. E’ stata riproposta, infatti, la portabilità del contributo datoriale, con la variante dell’aumento graduale dal 50% al 100% dopo i primi tre anni di partecipazione al Fondo, malgrado la previsione sia stata già soppressa in via emendativa alla Camera.

Inoltre è stata inserita ex novo la proposta di un nuovo Fondo di previdenza complementare da costituire presso l’INPS, denominato “IntegraINPS”, al quale gli interessati potrebbero aderire su base volontaria, con il TFR, attraendo anche il contributo datoriale previsto dagli accordi collettivi. La raccolta dei contributi e l’erogazione delle prestazioni verrebbero curate dall’INPS con un’evidenza contabile separata all’interno del proprio bilancio. Resta il fatto che tutta la pensione di un lavoratore verrebbe a dipendere dal medesimo Ente pubblico.

In questo modo, secondo Assofondipensione (l’associazione dei fondi pensione negoziali), che chiede lo stralcio di questi emendamenti, si andrebbe a costituire un’alternativa di default ai Fondi Negoziali, contravvenendo ai principi che hanno ispirato il sistema della previdenza complementare e rischiando di compromettere la tenuta del sistema esistente. Un punto di vista condiviso anche dal Ministero del Lavoro, che in una nota ha sottolineato il rischio di “attrarre iscritti attuali e potenziali verso una forma pensionistica che non agirebbe in condizioni di mercato”.

“E’ da un anno, ormai – osserva il presidente di Assofondipensione Michele Tronconi – che dobbiamo fronteggiare questo andirivieni di proposte modificative della previdenza di secondo pilastro. E’ un accanimento terapeutico ingiustificato che provoca solo allarme tra i lavoratori verso il loro futuro pensionistico”.

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