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Pensioni, cosa cambia nel 2024? Un anno in più per l’uscita anticipata: arriva Quota 104 “flessibile”

La tanto attesa riforma sulle pensioni non ci sarà e l’accesso al pensionamento anticipato sarà più restrittivo. Ecco cosa cambia nel 2024 per le pensioni

Pensioni, cosa cambia nel 2024? Un anno in più per l’uscita anticipata: arriva Quota 104 “flessibile”

La tanto attesa riforma sulle pensioni non ci sarà e l’accesso al pensionamento anticipato sarà più restrittivo. Così il governo Meloni ha deciso nella legge di Bilancio approvata lunedì 16 ottobre. Nel dettaglio, dal 1° gennaio 2024 scomparirà Quota 103, la possibilità di uscire con 62 anni di età e 41 di contributi, e si passerà a Quota 104 (ci vorranno almeno 63 anni) collegato a un meccanismo di incentivi per rimanere più lungo al lavoro e, al contrario, di penalizzazioni per chi volesse andare in pensione prima. Opzione donna e Ape sociale confluiranno in un unico fondo per la flessibilità in uscita dal lavoro con 63 anni d’età e 36 di contributi, 35 per le donne. Dal prossimo anno, inoltre, potranno accedere alla pensione di vecchiaia (67 anni) anche coloro che maturano una pensione inferiore a 1,5 volte la pensione sociale e sono nel sistema contributivo che fino ad oggi devono attendere i 71 anni. Previste anche misure per il meccanismo di indicizzazione degli assegni. Ma vediamo più nel dettaglio cosa cambia per le pensioni con la Manovra 2024.

Pensioni, cosa cambia nel 2024? Addio Quota 103

La proroga di Quota 103 era apparsa la via più plausibile – rispetto i proclami della Lega su Quota 41 e la promessa di abolire la legge Fornero – invece l’esecutivo di Giorgia Meloni si è dovuto confrontare per l’ennesima volta con la scarsità di risorse a disposizione della legge di Bilancio. Dunque, dal prossimo anno sarà possibile richiedere la pensione anticipata con 63 anni di età e 41 di contributi, alla quale però sarà collegato un meccanismo di incentivi per rimanere più lungo al lavoro – sulla falsariga del “bonus Maroni” – e di penalizzazioni (che peseranno sull’assegno) per chi tentasse invece di lasciare il lavoro in anticipo. Uno schiaffo alla tanto proclamata staffetta generazionale.

Ape Sociale e Opzione donna saranno accorpate

Ape Sociale e Opzione donna lasceranno il posto ad un unico fondo per la flessibilità in uscita, che consentirà l’uscita anticipata dal lavoro con 63 anni d’età e 36 di contributi per (i maschi) caregiver, disoccupati, impegnati in lavori gravosi e disabili, 35 invece per le donne.

Pensioni 2024: cosa cambia per la rivalutazione e le minime

Un occhio di riguardo per i trattamenti bassi. La premier Giorgia Meloni in conferenza stampa ha affermato che anche nel 2024 sarà confermata la “super-rivalutazione” alle pensioni minime degli over 75. Si allarga anche la platea, con un nuovo mini-aumento per le pensioni minime a partire dai 65 anni di età, che saliranno a 618 euro. A questo si aggiunge, poi, la rivalutazione delle pensioni in rapporti all’inflazione. Le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (2.101,52 euro) saranno rivalutate al 100%, quelle fino da 4 a 5 volte il minimo al 90% e così via a scendere man mano che aumenta l’importo della pensione (sotto il 30% di quelli superiori a 10 volte il minimo), così come è stato per quest’anno. Sulla base dell’attuale schema invece scatterà l’anticipo, da gennaio 2024 al prossimo primo novembre, del conguaglio dell’indicizzazione dello scorso anno: lo 0,8% necessario a recuperare l’inflazione effettiva del 2022 (8,1%), per una spesa di oltre 2,5 miliardi in due anni.

In pensione con il contributivo anche con mini pensioni

La Legge di Bilancio 2024, ha aggiunto la premier, interviene “su alcune condizioni di squilibrio”, in particolare, verso “i soggetti che si trovano interamente nel sistema contributivo”, ovvero chi ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Nel dettaglio, viene eliminato il vincolo che prevede (ancora oggi) si possa andare in pensione nel sistema contributivo, una volta raggiunta l’età prevista, solamente se è stato raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte quello della pensione sociale (745,91 euro mensili). Un vincolo che ha portato in molti casi a ritardare l’uscita di vecchiaia da 67 ai 71 anni.

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