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Parmalat: ok al delisting, Tar del Lazio respinge il ricorso di Citi

La Banca Usa aveva richiesto la sospensione del delisting del titolo – Per i giudici amministrativi è “non è possibile rilevare con sufficiente certezza la sussistenza dei “profili di fondatezza del ricorso”

Parmalat: ok al delisting, Tar del Lazio respinge il ricorso di Citi

Via libera al delisting di Parmalat. Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta cautelare presentata lo scorso 5 marzo da Citi che chiedeva di bloccare l’addio a Piazza affari del titolo Parmalat “previa sospensione dell’efficacia della delibera della Consob con la quale è stato approvato il documento informativo relativo all’assolvimento, da parte di Sofil, dell’obbligo di acquisto delle azioni Parmalat, finalizzato al delisting del gruppo agroalimentare da Piazza Affari”.

Dopo aver disposto la sospensione cautelare dell’operazione, che avrebbe dovuto portare all’addio alla Borsa della società di Collecchio, il Tar del Lazio ha deciso di accogliere le ragioni dei legali di Sofil (Lactalis, nuova proprietaria dell’azienda emiliana) e di Consob,che consideravano già esaurito che l’effetto delle delibere che avevano autorizzato i soci di minoranza a vendere a Sofil.

I giudici del Tar sostengono che “non è possibile rilevare con sufficiente certezza la sussistenza dei profili di fondatezza del ricorso che costituiscono il presupposto per la concessione della tutela cautelare”. Inoltre non ci sono i requisiti del “pregiudizio grave e irreparabile” e della “estrema gravità e urgenza” per confermare il provvedimento cautelare.

In questo contesto occorre ricordare che Citibank sta portando avanti una causa contro Parmalat per ottenere da quest’ultima un risarcimento di 345 milioni, da liquidare attraverso l’emissione di nuove azioni in favore dell’istituto statunitense.

La questione risale al 2003, anno del fallimento di Parmalat, successivamente al quale fu firmato un piano di concordato che stabiliva che finché ci fosse stato qualcuno che reclamava un risarcimento a causa del crac da 13 miliardi, Parmalat sarebbe dovuta rimanere in Borsa per poter risarcire i creditori in azioni.

Cinque anni dopo, la Corte del New Jersey ha deciso che la nuova Parmalat avrebbe dovuto risarcire a Citi circa 345 milioni da liquidare, proprio in base al concordato, con azioni di Collecchio. La decisione è stata poi confermata dal Tribunale di Bologna nel 2014. I francesi di Lactalis, nuovi proprietari di Parmalat, tuttavia, si sono opposti alla sentenza, ricorrendo alla Cassazione che dovrebbe pronunciarsi nei prossimi mesi.

Secondo Citi, fino a sentenza definitiva, Parmalat doveva in Borsa. Il Tar del Lazio, dopo aver accolto con una prima sospensiva il ricorso della banca americana, ha emesso una nuova ordinanza in sede collegiale, con la quale ha respinto la richiesta di sospensione del delisting di Parmalat.

Da sottolineare inoltre che lo scorso 6 marzo Sofil ha diramato un comunicato che rendeva noto che “Borsa italiana ha revocato le azioni Parmalat dalla quotazione nel mercato telematico azionario” a decorrere già dal 5 marzo, data in cui “si è già perfezionata la procedura di squeeze out con il conseguente trasferimento alla medesima Sofil, della proprietà di tutte le azioni Parmalat ancora in circolazione”. Il titolo Parmalat, infatti, non risulta più presente nel listino milanese.

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