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Paradosso Grecia: default vicino, ma la Borsa vola

Altra giornata in forte rialzo per il listino di Atene, dove gli investitori sembrano avere fiducia sulle possibilità di chiudere a breve gli accordi sulle nuove misure di austerity e sulla ristrutturazione del debito – Una fiducia non condivisa dalle altre Borse europee, che viaggiano tutte in rosso.

Paradosso Grecia: default vicino, ma la Borsa vola

Può sembrare un paradosso alla Zenone, ma anche oggi la Borsa di Atene è in forte rialzo. In apertura arriva a guadagnare oltre il 3,6%, con l’indice generale a 789,92 punti. Non basta: l’Etf quotato a Milano, che replica passivamente l’andamento del listino, registra un incremento da inizio anno vicino al 30%, il risultato migliore fra le Borse europee.  

Gli investitori sembrano quindi fiduciosi sulle possibilità che arrivino entro breve i due accordi tanto sospirati: quello fra il governo e i partiti per il varo delle nuove misure di austerity chieste dalla troika (Ue, Fmi e Bce) in cambio di nuovi aiuti da 130 miliardi di euro e quello fra il Tesoro di Atene e i creditori privati per la ristrutturazione del debito pubblico. 

Gli altri listini europei non condividono però queste speranze. Anzi, fra i maggiori investitori sembra regnare il pessimismo, tanto che a metà mattina tutte le principali piazze europee viaggiano in territorio negativo: Londra e Francoforte perdono intorno al mezzo punto, Milano lascia sul campo lo 0,75%, mentre le perdite più pesanti si registrano a Parigi, in rosso di oltre un punto. 

Ieri si è chiuso in un nulla di fatto il vertice fiume fra il premier greco Lucas Papademos e i leader dei principali partiti che sostengono l’Esecutivo. L’Unione europea aveva chiesto un accordo entro domenica sera, ma fin qui l’unica intesa raggiunta riguarda il taglio alla spesa per l’1,5% del Pil nel 2012.

Un nuovo vertice è in programma per questa mattina e sono ancora molte le questioni aperte: la troika ha chiesto nuovi pesanti sacrifici, dal taglio dei salari a un nuovo piano di licenziamenti. Contro queste prospettive, i due maggiori sindacati greci hanno proclamato uno sciopero generale per domani.

Un secco no è arrivato dal partito conservatore di destra, il cui leader, Georgios Karatzaferis, ha inviato una lettera a Papademos per chiedere un rimpasto di governo che affidi i dicasteri principali a dei ministri tecnici. Si è detto contrario alle nuove misure anche l’ex primo ministro socialista, George Papandreou.

Quanto al patto sul debito, l’agenzia Fitch si dice sicura che la Grecia assumerà gli impegni necessari a una “ordinata ristrutturazione” in grado “di assicurare la tenuta del sistema dei pagamenti”, si legge in una nota indirizzata agli investitori nel settore della finanza strutturata. L’agenzia osserva però che “comunque un default disordinato della Grecia, che potrebbe includere una uscita dall’eurozona, non può essere sminuito del tutto e potrebbe disgregare i sistemi di pagamento”.

Intanto si avvicina la il punto di non ritorno per il Paese: se non arriverà una svolta nelle trattative entro il prossimo 13 febbraio, a marzo la Grecia non sarà in grado di rimborsare i 14,5 miliardi di bond in scadenza. L’incubo della bancarotta è sempre più reale. 

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