Condividi

Ocse: bene rinvio pareggio di bilancio in Italia, ma ora riforme

Secondo l’Organizzazione, l’Italia tornerà a crescere (debolmente) solo da metà 2015, mentre per l’Eurozona aumentano i rischi di stagnazione e deflazione.

La decisione di Italia e Francia di rallentare “il ritmo di consolidamento strutturale dei conti rispetto agli impegni precedenti è appropriata”, perché “aiuterà le riforme strutturali e le ulteriori misure di stimolo monetario a rafforzare l’attività economica”. E’ quanto scrive l’Ocse, che oggi ha pubblicato la versione completa dell’Economic Outlook autunnale.

“Mantenere i precedenti impegni avrebbe comportato una rapida contrazione fiscale – si legge nel documento – che avrebbe probabilmente depresso ulteriormente l’attività e anche rischiato di portare la zona euro a una nuova recessione”. In ogni caso, il programma di riforme del governo italiano “dev’essere portato avanti con determinazione, insieme all’efficace implementazione delle riforme precedenti, affinché la crescita più forte sia sostenibile”.

ITALIA TORNERA’ A CRESCERE DALLA META’ DEL 2015

L’Organizzazione prevede per l’Italia un rapporto deficit/Pil del 3% quest’anno, del 2,8% il prossimo e del 2,1% nel 2016. Dopo la contrazione del 2014, l’economia italiana “dovrebbe tornare alla crescita per la metà del 2015”, con un +0,2%, e “accelerare un po’ nel 2016”, arrivando al +1%. Il debito pubblico continuerà invece a salire, passando dal 130,6% del Pil nel 2014 al 132,8% nel 2015 e al 133,5% nel 2016. Il livello elevato del debito, ha ammonito l’Ocse, “costituisce una vulnerabilità significativa” per l’Italia.

EUROZONA SEMPRE PIU’ A RISCHIO DEFLAZIONE E STAGNAZIONE

Quanto all’Eurozona nel suo complesso, l’Ocse ritiene necessarie misure più robuste per rilanciare la crescita, altrimenti aumenteranno i rischi di rimanere intrappolati in “una fase di stagnazione persistente”. 

Secondo la capo-economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Catherine Mann, la zona euro rappresenta il 22% del Pil e il 25% del commercio globale, perciò quello che accade nell’Eurozona è cruciale per il futuro andamento dell’economia dell’intero pianeta. 

La debolezza dell’area valutaria “continua a ostacolare la crescita globale che resta modesta – ha sottolineato Mann –. Un ulteriore calo delle attese di inflazione o una perdita di fiducia da parte degli investitori potrebbero spingere l’area euro verso la recessione e la deflazione con effetti negativi sulla crescita di altre economie”. 

Per questa ragione, l’Ocse ritiene che “il ritmo di aggiustamento strutturale in alcuni Paesi della zona euro dovrebbe essere rivisto a livello Ue, in linea con le regole fiscali, in modo da sostenere la crescita”. 

La politica monetaria sempre più accomodante, il deprezzamento dell’euro e il calo dei prezzi del petrolio sono fattori che dovrebbero aiutare a sostenere l’attività economica di Eurolandia, ma per l’Ocse è improbabile che la ripresa prenda slancio fino al 2015 inoltrato. L’Organizzazione, infatti, prevede un aumento del Pil della zona euro dello 0,8% quest’anno (dopo il -0,4% del 2013), seguito da un +1,1% nel 2015 e da un +1,7% nel 2016. 

AREA OCSE E PIL MONDIALE

Allargando lo sguardo all’intera area Ocse, che riunisce i 34 maggiori Paesi industrializzati, le stime parlano invece di un +1,8% per quest’anno, cui farà seguito un +2,3% l’anno prossimo e un +2,6% nel 2016. La crescita mondiale, infine, è stimata al 3,3% nel 2014, al 3,7% l’anno prossimo e al 3,9% nel 2016.

Commenta