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Nomine pubbliche, la carica dei 400: per Eni ribaltone in vista

Salvo che per l’Eni, dove le vicende giudiziarie hanno zavorrato l’ad Descalzi, i risultati di bilancio e di Borsa sembrano spingere per una generale riconferma dei vertici dei gruppi pubblici in scadenza nella prossima primavera

Nomine pubbliche, la carica dei 400: per Eni ribaltone in vista

Sono circa 400 le nomine pubbliche, dirette o indirette, che il nuovo Governo dovrà fare entro il 2020 e che in pratica disegneranno il futuro di larga parte del potere economico, vista la rilevanza che l’azionista Stato mantiene nell’economia italiana. Il rinnovo dei vertici di Eni, Enel, Terna, Leonardo, Poste Italiane ed Enav è il piatto forte della stagione delle nomine pubbliche che avrà il picco nella prossima primavera. Senza tuttavia dimenticare il prossimo rinnovo della Sace e la promozione entro dicembre di Fabio Panetta nel board della Bce, con conseguente nomina del nuovo Direttore generale della Banca d’Italia, per il cui prestigioso incarico è in pole position l’ex Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, attuale vicedirettore di Via Nazionale.

Tracciare adesso l’organigramma dei maggiori gruppi pubblici sarebbe un po’ come pretendere di conoscere la lista dei prossimi governi, quando si sa che le caselle dei ministri possono cambiare – ed è successo più di una volta in passato – anche nel breve tragitto che il premier incaricato deve compiere da Palazzo Chigi al Quirinale per comunicare al Presidente della Repubblica la formazione del Governo che intende costituire.

Due ragionamenti però si possono fare fin da ora: l’importanza dei risultati raccolti sul campo dai manager in scadenza e l’impossibilità di ricandidare chi è indagato dalla magistratura.

ENI

Questo secondo punto, particolarmente caldeggiato dal Movimento Cinque Stelle, che, essendo il più numeroso gruppo parlamentare, vorrà in qualche modo lasciare un segno sulle prossime nomine, porta a ritenere che non ci siano margini di riconferma per l’ad di Eni, Claudio Descalzi, che fin dall’inizio del suo mandato nel 2014 ha sempre avuto a che fare con rilevanti guai giudiziari che ne hanno, oltre ogni altra considerazione, offuscato l’immagine pubblica.

Con Descalzi è con tutta probabilità destinata a uscire di scena anche la presidente Emma Marcegaglia nel quadro di un’azione di generale rinnovamento del Cane guida a sei zampe. Ma chi sostituirà Descalzi alla guida dell’Eni? È da qui che partirà la battaglia delle nomine pubbliche non appena il Governo aprirà il dossier di primavera. Allo stato si confrontano due scuole di pensiero: quella maggioritaria, che, in omaggio alla tradizione – scavalcata solo in occasione del passaggio di Paolo Scaroni dall’Enel all’Eni – vorrebbe scegliere il futuro numero uno del gigante petrolifero all’interno dell’Eni stessa, e quella, per ora meno forte, di chi prevede qualche variante per lasciarsi alle spalle le ombre che le vicende giudiziarie hanno proiettato anche su una parte della prima linea manageriale del gruppo. In questo secondo caso il nome più gettonato è quello del giovane ad di Snam Rete Gas, Marco Alverà, che è un manager esterno ma che conosce bene l’Eni per essere stato l’assistente di fiducia di Scaroni e dirigente operativo del gruppo. Poi ci vorrebbe un presidente esterno che, con la sua autorevolezza e la sua conoscenza dell’Eni, faccia da garante del nuovo corso, ma in giro non ce ne sono molti.

Se, in un caso o nell’altro, per l’Eni si preannuncia un inevitabile ribaltone, di tutt’altro segno è attualmente lo stato delle pratiche che riguardano il rinnovo dei vertici di Enel, Terna, Leonardo, Poste Italiane ed Enav. Qui sono i risultati di bilancio e di Borsa a parlare e parlano a favore di una generale conferma, salvo qualche possibile novità a livello di presidenze, come sembrava dovesse già avvenire nei giorni scorsi per Terna quando in sede politica venne ventilata l’ipotesi di una candidatura alla Regione Umbra – poi rientrata – della presidente della rete elettrica, Catia Bastioli, manager stimata sia da Matteo Renzi, che la propose a suo tempo, che dal Pd e ultimamente anche da Beppe Grillo.

ENEL

Un discorso particolare merita però il caso di Enel, dove un apprezzamento molto strillato di Renzi, nella sua recente intervista a Repubblica, all’ad Francesco Starace è parso più un bacio della morte che un reale sostegno. Corre voce che Renzi, che 5 anni fa scoprì e nominò Starace nel ruolo di ad e Patrizia Grieco alla presidenza di Enel, si sia ingelosito quando ha visto Starace dialogare da vicino con i Cinque Stelle e con l’allora ministro dello Sviluppo economico e dell’energia Luigi Di Maio. Ma Starace è il pioniere delle rinnovabili e ha dalla sua risultati straordinari non solo a livello di bilancio e di dividendi ma anche di Borsa, dove l’Enel ha superato e surclassato in capitalizzazione l’Eni. Come si fa a non confermare uno così, che Pd e Cinque Stelle, come all’origine Renzi, hanno sempre mostrato di tenere in gran conto? Non sorprenderebbe che, a fianco di Starace, venisse confermata alla presidenza Grieco, che con la sua competenza in materia di governance e con la sua sobrietà ha contribuito non poco a dare stabilità al vertice del gruppo elettrico.

TERNA

I risultati di bilancio e di Borsa parlano poi a favore di Luigi Ferraris, che alla guida di Terna, ha dato sprint ed efficienza al gruppo nella complessa transizione elettrica, come s’è visto l’anno scorso in occasione della rapidissima riattivazione dell’elettricità nel bellunese, flagellato dal maltempo che ha fatto strage di alberi.

LEONARDO, POSTE, ENAV

I numeri e l’intelligente riposizionamento dei rispettivi gruppi depongono a favore anche delle conferme di Alessandro Profumo alla guida di Leonardo e di Alessandro Del Fante al vertice di Poste Italiane così come di Roberta Neri alla testa di Enav.

Ma la primavera delle nomine è ancora lontana e le sorprese sono sempre dietro l’angolo.

Ha però ragione chi sostiene che il meglio di sé questo Governo l’ha già dato, nascendo e arginando con ciò stesso il ricorso alle elezioni anticipate e il probabile trionfo del sovranismo. Ora, al di là della manovra di bilancio e della nuova legge elettorale, il massimo che questo Governo può dare è evitare di fare danni e la presenza alla guida del ministero dell’Economia di una persona saggia e competente come Roberto Gualtieri è una buona garanzia. Anche in materia di nomine. Forze politiche permettendo.

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