Condividi

Ninux: Internet, ricominciamo da capo

L’iniziativa di un gruppo di ragazzi romani ha portato alla realizzazione della wireless community network più grande d’Italia. Si chiama Ninux e si basa su una fitta ragnatela di collegamenti senza fili tra antenne installate sui tetti delle case degli aderenti al progetto. La rete è completamente aperta, decentralizzata e di proprietà del cittadino

Ninux: Internet, ricominciamo da capo

Internet senza gerarchie, senza provider e senza limitazioni di sorta, dove ogni singolo nodo è parte integrante della rete. Questa è Ninux ed è stata creata da un gruppo di informatici ed ingegneri, al quale si è poi unita tutta una comunità di esperti ed appassionati che ha contribuito alla moltiplicazione dei punti di accesso.

Lo spirito della community è la condivisione dei saperi e la sperimentazione di nuove tecnologie, quegli stessi slanci che animarono il ricercatore Norman Abramson e i suoi colleghi dell’università delle Hawaii, nei primi anni ’70 quando, proprio attraverso antenne radio a bassa potenza, tentarono di collegare al computer principale di Honolulu gli utenti situati su isole remote.

Grazie alla partecipazione di personaggi del calibro di David Boggs, che proveniva dal centro di ricerca Xerox di Palo Alto e di Bob Metcalfe, futuro fondatore di 3Com, all’epoca appena laureatosi al MIT, il progetto gettò le basi per la realizzazione di ALOHANET, antesignana di Internet, ma dotata di una infrastruttura senza fili, proprio come quella di Ninux.

Negli anni ’70 non esisteva ancora il concetto di rete locale informatica, quella di Metcalfe e Boggs fu storicamente la prima. Oggi Ninux si basa sull’evoluzione di quel primo protocollo ideato dai due studiosi per trasmettere i segnali nella loro rete, che poi venne standardizzato dall’IEEE come 802.3 e, successivamente, come standard wireless 802.11a/b/g/n. La topologia scelta da Ninux per la sua infrastruttura è quella “a maglia“, un sistema che rende molto robusta la rete, poichè prevede collegamenti multipli tra tutti i punti. Se, ad esempio, un nodo della maglia viene meno, i nodi vicini cercano semplicemente altri percorsi per trasmettere il segnale, in maniera totalmente trasparente per l’utente.

Ninux non è un caso isolato e non è nemmeno la prima rete di questo tipo. Già nel 2000, infatti, venne realizzata a Seattle una wireless community network con caratteristiche analoghe a quelle di Ninux e, successivamente, quell’idea ispirò la creazione della rete Freifunk di Berlino e di Guifi.net in Spagna, entrambe costruite attraverso l’installazione di antenne sui tetti delle case degli utenti.

Per avere un’idea di quanto il fenomeno delle wireless community network sia diventato importante, basti pensare al fatto che, molti WISP (Wireless Internet Service Provider), ad esempio in Italia, si sono rivolti proprio a Ninux, per superare il problema del digital divide. Hanno cioè chiesto know-how e infrastrutture per raggiungere e collegare tra di loro case sperdute tra le campagne. Perfino Google ha preso in considerazione il progetto e lo ha inserito nel suo programma globale “Google Summer of Code 2012“, come “mentoring organization” ossia come progetto open source – perchè Ninux si propone anche di promuovere la filosofia open source – per la scrittura di codice aperto da parte di studenti di tutto il mondo, finanziati con una borsa di studio.

Ninux ha inoltre partecipato alla quinta edizione del “Wireless Battle of the Mesh”, ad Atene tra il 26 Marzo ed il 1 Aprile 2012. L’evento ha permesso di testare l’efficienza dei protocolli di routing utilizzati, mettendo in luce, tra l’altro, la lungimiranza del progetto italiano. Ninux infatti impiega, in anticipo rispetto alla maggior parte di Internet, indirizzi IP versione 6, ovvero il sistema di indirizzamento che consentirà alla Rete di espandersi oltre i limiti imposti dall’ormai inadeguata tecnologia IPv4. La migrazione è da tempo vista come elemento abilitante per il percorso di innovazione e crescita sotteso dall’Agenda digitale europea.

L’obiettivo di Ninux, si badi bene, non è quello di fornire accesso a Internet, ma è quello di costruire un’infrastruttura di rete che punti a divenire, se non una nuova realtà al pari di essa, una sua parte integrante, ma fatta in larga parte di eccellenze, sia come tecnologie, sia come strategie di diffusione della conoscenza.

Come si può far parte di Ninux? Basta creare un nodo con un’antenna, puntandola verso un settore o un punto in cui è già presente un altro nodo. La connessione è simmetrica per sua natura e, a differenza delle normali ADSL domestiche, la cui capacità di upload è spesso limitata, consente di condividere qualunque servizio o dato con un altro utente in una logica peer to peer. Una volta in rete è possibile usufruire e fornire servizi come la telefonia (VoIP), lo scambio di contenuti e anche l’accesso ad Internet. Come già ribadito, Ninux sta creando proprio un pezzo di Internet, alla pari di Telecom, Fastweb e Google. Più precisamente Ninux è l’Autonomous System n° 197835 delle Rete globale. Per i dettagli basta puntare al sito www.ninux.org

Commenta