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Moriremo democristiani? La Dc è irripetibile ma Letta, Alfano e Renzi sono un’altra storia

Non ci sono più le condizioni per ripetere l’esperienza storica della Dc e, malgrado le comuni origini, Letta, Alfano e Renzi rappresentano altri percorsi culturali e politici – In particolare Enrico Letta è un po’ De Gasperi, un po’ Moro ma anche un po’ Ugo La Malfa – La profezia di Emilio Colombo.

Moriremo democristiani? La Dc è irripetibile ma Letta, Alfano e Renzi sono un’altra storia

Alla domanda se moriremo democristiani, istintivamente mi verrebbe da rispondere: “Magari”. Ma sarebbe soltanto una battuta che nasconde due verità: la prima è che oggi viviamo tempi politicamente molto peggiori di quelli cosiddetti democristiani; la seconda è che il giudizio storico-politico sulla Dc, intesa come partito – anche a giudizio di un laico, all’occorrenza anticlericale, quale mi ritengo – presenta più luci che ombre.

E vorrei partire proprio da questa seconda verità, con un piccolo ricordo personale. Più o meno ventenne avevo accompagnato mio padre alla commemorazione di Benedetto Croce, in occasione del centenario dalla nascita, da parte del presidente Saragat. Eravamo al San Carlo di Napoli. Papà, che dirigeva “Nord e Sud”, ma non faceva politica militante ad un certo punto si allontanò per parlare con Emilio Colombo. Naturalmente gli chiesi: Cosa ti ha detto? Risposta: che il giudizio degli storici sulla Dc e sui suoi governi, dorotei compresi, sarà prevalentemente positivo.

Questo episodio mi è tornato alla mente in occasione dell’ultimo congresso del Ppi, che di fatto era l’ultimo congresso della Dc sia pure in seconda Repubblica. Sentendo la replica del segretario Gerardo Bianco (un bellissimo discorso il cui succo era: mi fermo qui perchè, con tutto il rispetto, non voglio morire socialdemocratico) io che ho sempre pensato di essere “prevalentemente socialista democratico”, mi sono chiesto: vuoi vedere che aveva ragione Colombo e che dovremo rimpiangere anche la Dc? A questa domanda non ho ancora dato risposta definitiva, e, probabilmente non avrò il tempo per darla. Sono comunque convinto che il ragionamento di Colombo era tutt’altro che campato in aria.

Ciò però non vuole assolutamente dire che tornerà la Dc. Anzi, io come hanno sostenuto su FIRSTonline molti già democristiani (vedi gli interventi di Tabacci e di Astori in questo dibattito) sono convinto che l’esperienza della Dc è irripetibile. Non ci sono più le condizioni: non c’è il Pci prima di tutto; non c’è la possibilità di usare con disinvoltura, ma talvolta anche con saggezza (con buona pace del liberismo gladiatorio), la spesa pubblica. E non ci sono più i grandi leader democristiani e neanche quel solido (politicamente) corpo centrale che era costituito dai dorotei: modesti come leader di partito, ma più che dignitosi nello stare al Governo. Io credo che dopo la tragica uscita di scena di Aldo Moro sia poi venuto meno l’unico grande collante politico (si pensi all’ultimo discorso ai gruppi parlamentari alla vigilia del rapimento), che teneva insieme la Dc anche nei momenti più difficili.

E allora perchè si torna a parlare della possibilità di morire democristiani? Ma come, potrebbe obiettare qualcuno: non ti accorgi che Letta, Alfano, Renzi vengono tutti di lì. E allora? facciamo qualche distinzione. Renzi, soltanto per un fatto angrafico, se è stato nella Dc, ci è stato davvero poco. Alfano, avrà pure una buona manualità e un’abile destrezza da vecchio dc siciliano (che, al netto di Scelba, non sono mai stati i migliori), ma la sua esperienza politica l’ha tutta trascorsa nel campo della destra berlusconiana. Come dire: di democristiano è rimasto ben poco e non il meglio. Resta Enrico Letta, il quale viene dalla scuola di Andreatta. E questi è stato davvero un democristiano atipico. Per le sue virtù, naturalmente. Economista con grande passione per la politica, ma soprattutto un intellettuale a tutto campo.

E non a caso consigliere fidato di Moro. Letta insomma viene da una grande scuola, che è democristiana ma non soltanto. E questo spiega anche perchè l’attuale presidente del Consiglio sia stato un ottimo vicesegretario nel Pd di Bersani, e soprattutto, la quasi istintiva sintonia politica istituzionale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con la propria storia e le proprie idee, si deve guardare soprattutto al Paese, prima che al partito di origine e di appartenenza. Come dire: un po’ Alcide De Gasperi, un po’ Aldo Moro. E un po’ anche Ugo La Malfa. E se le cose stanno così c’è almeno la speranza (nonostante gli ultimi colpi di coda del berlusconismo e l’incombente grillismo), di non morire populisti.

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