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Moda Uomo: una certezza in più per l’export (+17,9%). Boom di Cina e Corea del Sud

I dati del Centro studi Confindustria Moda mostrano un ottimo andamento della moda maschile italiana. Crescita a doppia cifra per camiceria, confezioni, maglieria

Moda Uomo: una certezza in più per l’export (+17,9%). Boom di Cina e Corea del Sud

L’ultima elaborazione dati a cura del Centro Studi Confindustria Moda evidenzia come il comparto moda maschile italiana abbia archiviato il 2022 in area positiva. Il fatturato, grazie a una crescita pari al +20,3% rispetto al 2021, ha raggiunto gli 11,3 miliardi di euro. Il comparto ha così superato i livelli pre-Covid: il turnover del 2019 era pari, infatti, a 10,1 mld.

Moda Maschile: l’export vola a 8,3 miliardi

L’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 73,2% del fatturato. Su base annua le esportazioni di settore fanno registrare una variazione del +24,8%, sfiorando gli 8,3 miliardi. Nel confronto con i livelli pre-pandemici, le esportazioni risultano superiori del +17,9% (1,3 miliardi).

Con riferimento agli sbocchi commerciali, sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si sono rivelate favorevoli, crescendo rispettivamente del +25,6% e del +24,0%. Il mercato Ue copre il 45,4% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,6%.

La prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Svizzera, in aumento del +14,1%, confermandosi così strategico hub logistico-commerciale per le principali griffe internazionali del lusso; assorbe del resto l’11,2% del totale settoriale. Seguono Francia, a quota 11,1%, e Germania, a quota 10,9%, interessate entrambe da dinamiche positive, rispettivamente pari al +29,8% e al +21,9%. Al quarto posto troviamo gli Usa, in virtù di un aumento molto sostenuto, +68,6%, per un totale di 858 milioni di euro (9,6% sul totale). La Cina, in crescita del +8,6%, raggiunge i 568 milioni (6,4% sul totale).

Export Moda Maschile: superati i livelli pre-Covid, boom di Cina e Corea del Sud

I primi cinque mercati hanno ampiamente superato i livelli del 2019: la Svizzera del +21,8%, la Francia del +38,4%, la Germania del +33,5% e gli Usa del +34,7%. La Cina presenta una variazione addirittura del +63,0% sul 2019, che si traduce in quasi 220 milioni in più. Un’eccedenza del +85,6% si rileva anche per le vendite in Corea del Sud

Al contrario, Regno Unito e Giappone, nonostante i buoni risultati del 2022, restano inferiori rispettivamente del -40,0% e del -11,2% a confronto con i livelli del 2019.

Crescita a doppia cifra per camiceria, abbigliamento confezionato e maglieria

Guardando al dato export per merceologia, si assiste a ottime performance di tutti i prodotti. Nel dettaglio, la camiceria presenta un aumento del +41,3%; seguono le cravatte con un +32,7%; poi l’abbigliamento confezionato e la maglieria, che palesano rispettivamente un +26,0% e un +21,6%. Troviamo infine l’abbigliamento in pelle, in crescita del +15,2%.

I primi due mesi del 2023

Ai buoni risultati archiviati nel 2022, fa seguito un primo bimestre del 2023 che evidenzia una prosecuzione del trend positivo nelle vendite estere della moda maschile italiana. Il periodo gennaio-febbraio vede, infatti, un export settoriale in aumento del +21,1%, per un totale di circa 1,6 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano mantenute favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +23,7% e del +18,9% nel periodo monitorato. Il mercato UE copre il 47,6% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 52,4%. Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy non è più la Svizzera (+11,1%), bensì la Francia (+31,4%).

Guardando al dato export per prodotto si rileva l’ottima performance delle cravatte, in aumento del +38,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, nonché di camiceria (+33,8%), di abbigliamento esterno (+23,3%) e maglieria (+15,5%). Invertono il trend del 2022, tornando ad essere interessate da una dinamica negativa, le esportazioni di abbigliamento in pelle, che cedono ben il -26,0%.

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