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Metalmeccanici, ecco chi sono nella radiografia Fim-Cisl: “Ora una contrattazione che punta su qualità e nuove tutele”

L’occupazione del settore tiene nonostante la crisi. Resta critico lo scenario sulle competenze e il Mezzogiorno. È quanto emerge dall’indagine della Fim-Cisl e del Centro ricerche REF. Il commento del segretario generale Benaglia

Metalmeccanici, ecco chi sono nella radiografia Fim-Cisl: “Ora una contrattazione che punta su qualità e nuove tutele”

Un lavoratore metalmeccanico guadagna in media oltre 40mila euro e i salari, anche grazie agli accordi cosiddetti separati, sono aumentati fino al 2021 più dell’inflazione. Rispetto a molti altri settori c’è un minor utilizzo di contratti precari e livelli di tutela più concreti e sostenuti mentre i differenziali retributivi di genere sono più bassi. È quanto emerge dal “1° Cruscotto del lavoro nella metalmeccanica” l’indagine della Fim Cisl e del Centro ricerche REF.

“Abbiamo fortemente voluto questa analisi sul lavoro metalmeccanico per renderci conto meglio di quanto sia cambiato e delle nuove sfide che porta con sé – ha commentato il segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia –. Il cambiamento del lavoro è ancora più pervasivo e accelerato nel nostro settore e deve portare tutto il sindacato a cambiare obiettivi, strategie e modalità per rappresentare le tute blu, sempre più qualificate, capaci di esprimere produttività e competenze in crescita.”

La meltalmeccanica negli anni delle crisi

Il lavoro metalmeccanico interessa circa 2 milioni di lavoratori in Italia. “La produzione industriale metalmeccanica, trainata da 241 miliardi di esportazioni nel 2021 superiore a quelle del 2019 che era di 224 miliardi mentre la produttività, bestia nera dell’industria italiana, negli ultimi 10 anni è cresciuta di 15 punti percentuali, l’occupazione ha recuperato i livelli pre-Covid e le retribuzioni reali sono rimaste stabili prima del calo del 2022 a causa della guerra e dello shock energetico e dell’inflazione”, ha proseguito Benaglia.

I problemi dei metalmeccanici

Restano però dei problemi. I tavoli di crisi sono 206, soprattutto nell’auto, metallurgia ed elettrodomestici. Ma per quasi l’otto% delle imprese la difficoltà di assumere nuove risorse è un problema per lo svolgimento dell’attività. Mancano non tanto figure specializzate quanto operai poco qualificati rispetto ai bisogni delle imprese, come pure l’indebolimento della presenza della metalmeccanica nel Mezzogiorno del Paese.

Per questo Benaglia ha concluso: “non dobbiamo tuttavia sederci su questi risultati. Il rischio che corre il sindacato italiano è quello di agitare slogan del Novecento che sono sempre meno compresi sui luoghi di lavoro. La Fim Cisl sulla base di questa indagine è ancora più convinta che serva una “contrattazione riformatrice” capace di completare il set di tutele a partire dalle competenze riconosciute, dall’innalzamento dei salari legati alla professionalità espressa, dalla capacità di accompagnare i metalmeccanici nelle tante transizioni lavorative che li caratterizzano”.

“È un tempo nuovo per il lavoro, soprattutto nel nostro settore, le disuguaglianze che riscontriamo ancora vanno aggredite con proposte innovative”, ha concluso il segretario.

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