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Meloni e Ddl Capitali: assist a Caltagirone e Delfin contro Mediobanca

Nella conferenza stampa di fine anno la premier ha difeso la norma sulla lista del cda che di recente ha sollevato polemiche

Meloni e Ddl Capitali: assist a Caltagirone e Delfin contro Mediobanca

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel corso delle oltre tre ore di conferenza stampa di fine anno ha fatto riferimento anche alla riforma del Tuf contenuta nel ddl Capitali e in particolare alle nuove regole relative alla lista del cda. Poche parole, una risposta veloce che però non è passata inosservata alle orecchie più attente degli investitori di Piazza Affari che hanno interpretato il suo intervento come un assist a favore di Francesco Gaetano Caltagirone e un’incursione nella lotta per il controllo di Generali e Mediobanca.

Ddl Capitali: cosa ha detto Meloni

Le modifica alle norma sulla compilazione delle liste dei consiglieri di amministrazione, introdotta con il disegno di legge sul mercato dei capitali, “non rischia di allontanare gli investimenti e rendere ingovernabili alcuni grandi gruppi”, ma serve a “limitare il meccanismo attraverso il quale, in alcuni casi, si perpetuano all’infinito i cda, a prescindere dai soci”, ha chiarito il presidente del Consiglio, che poi ha sottolineato: “al mercato una previsione che rafforza il peso degli azionisti piace”. Pertanto, ha concluso al riguardo: “È una norma che avvicina gli investimenti” al mercato.

Il riferimento è a uno dei provvedimenti contenuti nel Ddl Capitali, attualmente in discussione al Senato, che ha suscitato maggiore polemica e che mira a limitare il ricorso alle liste del consiglio e rafforzare le minoranze. Secondo quanto previsto, la lista del cda dovrà essere proposta dopo l’ok dei due terzi dei consiglieri e dovrà contenere al suo interno un numero di candidati superiore di un terzo a quello dei consiglieri da eleggere. 

La norma avrà effetto a partire dal 2025 e il primo banco di prova potrebbero essere le Generali “dove nel 2022 Donnet è stato confermato dopo un aspro scontro tra la lista del cda appoggiata da Mediobanca (primo socio del Leone al 13,1%) e la lista presentata da Caltagirone. 

Non solo, l’effetto della norma potrebbe farsi sentire anche su Mediobanca, dove grazie alla nuova impostazione, Delfin e Caltagirone avrebbero facoltà di convocare l’assemblea per rieleggere il board.

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