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Meloni alla prova dei fatti in Europa: Pnrr e Patto di stabilità i primi banchi di prova. Dalla Francia le voci più critiche

Dopo le sbandate contro la Ue, Meloni dovrà cercare di conciliare interesse nazionale e regole europee – Primo viaggio ufficiale a Bruxelles in dicembre – Le parole di Lagarde

Meloni alla prova dei fatti in Europa: Pnrr e Patto di stabilità i primi banchi di prova. Dalla Francia le voci più critiche

Ora, intascata la vittoria di larga misura alle elezioni, comincia per Giorgia Meloni la fase più difficile, quella che lei stessa ha definito “della responsabilità”. Con il senso di equilibrio che ha dimostrato nell’ultima fase della campagna elettorale, la leader dei Fratelli d’Italia ha di fronte il primo vero ostacolo che riguarda i rapporti con Bruxelles e con le cancellerie europee.

Meloni tra binari tracciati e interesse nazionale

Riaffermata (anche grazie all’ultimo viaggio negli Usa del presidente del Copasir, Adolfo Uso) la fedeltà all’Alleanza atlantica, è sul terreno dei dossier europei che si misurerà, nelle prossime settimane, la capacità di Meloni di ricucire un rapporto a dir poco problematico. Non sfugge a Meloni la necessità di seguire dei binari già prefissati dagli esecutivi precedenti per quanto riguarda PNRR e Patto di stabilità, sia pure senza rinunciare a quella difesa ad oltranza “dell’interesse nazionale” che rappresenta da sempre uno dei suoi cavalli di battaglia.

Eppure, chi è vicino ai dossier europei ha assistito con un certo compiacimento al viaggio di un mese e mezzo fa a Strasburgo di Meloni, che con spirito costruttivo ha voluto approfondire alcuni provvedimenti all’esame delle istituzioni europee (Parlamento, Commissione e Consiglio). Il suo “ambasciatore” in Europa è in questo momento il copresidente del gruppo conservatori, Raffaele Fitto, che voci sempre più insistenti indicano come possibile ministro delle Politiche europee del nuovo Governo.

I commenti più critici da parte di Parigi

Al netto delle prime reazioni della stampa e del mondo politico europeo (dove hanno fatto capolino in più di un’occasione le parole “fascismo” e “Mussolini”), le preoccupazioni maggiori sono quelle espresse da Parigi. Secondo “Le Monde” il risultato delle ultime elezioni in Italia “getta un’ombra sul progetto europeo”. Il Paese, scrive il quotidiano francese, si prepara a “sperimentare un governo dominato dall’estrema destra”, che rappresenta una “minaccia per l’Europa”. Il presidente francese Emmanuel Macron dice di rispettare la “scelta democratica” dei cittadini italiani alle ultime elezioni e “come Paese vicino e amico, dobbiamo continuare a lavorare insieme”. Ma il primo ministro Elisabeth Borne precisa che “la Francia sarà attenta al rispetto dei diritti umani in Italia” dopo la vittoria del partito di Meloni. “Ovviamente – aggiunge – saremo attenti, con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, a garantire che questi valori sui diritti umani, sul rispetto reciproco, in particolare sul rispetto del diritto all’aborto, siano rispettati da tutti”.

Gozi: mantenere salda alleanza tra Roma e Parigi

Italia e Francia, anche con il Trattato del Quirinale di recente ratificato, hanno creato una partnership molto forte (al pari dell’alleanza storica tra Parigi e Berlino) destinata a guidare il percorso delle riforme istituzionali in Europa. Ma la vittoria di Meloni rimette tutto in discussione. La pensa così Sandro Gozi, ex sottosegretario agli Affari europei ed eurodeputato di Renew Europe, al quale Meloni voleva togliere la cittadinanza dopo la candidatura in Francia alle Europee. “Insieme all’Italia – dice Gozi – la Francia di Macron stava portando avanti un grande progetto riformista; l’Italia era diventata il miglior alleato della Francia da quaranta anni a questa parte; e il partito di Meloni, invece, è stato l’unico a non ratificare il Trattato del Quirinale, oltre ad avere posizioni agli antipodi alla Francia su diritti e aborto”. Secondo Gozi, il vero nodo politico riguarda il ruolo del Ppe, “diventato quasi un autobus che consente ai partiti di estrema destra di andare al Governo in Svezia come in Italia”. Ma anche Gozi vuole ragionare sui fatti: “Vedremo se sui provvedimenti concreti, come il voto a maggioranza e il Patto di stabilità, il nuovo Governo darà segnali positivi”.

Primo viaggio ufficiale a Bruxelles in dicembre

Sulla carta il primo impegno europeo di Meloni in Europa non è previsto prima del Consiglio europeo di dicembre. Sia al summit informale del 6 e 7 ottobre a Praga che al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre a Bruxelles sarà ancora presente il premier uscente Draghi. Tra insediamento delle nuove Camere e incarico si arriverà infatti quasi certamente ai primi giorni di novembre. Non sono esclusi però contatti informali tra Meloni e i vertici delle istituzioni europee già nelle prossime settimane, sempre contando sui buoni uffici dei rapporti coltivati negli ultimi tempi da Raffele Fitto.

Gentiloni: proseguire impegni presi con il PNRR

I primi problemi potrebbero nascere dalla presentazione della manovra 2023, che dovrà essere presentata a Bruxelles entro il 16 ottobre. La Commissione teme l’esercizio provvisorio. Il commissario agli Affari economici ed ex premier italiano, Paolo Gentiloni, si dice “fiducioso che la collaborazione con le nuove autorità in Italia sarà basata su posizioni serie. Quello che è importante è proseguire con gli impegni che sono stati presi, specialmente per quanto riguarda il PNRR. Perché – aggiunge Gentiloni – questa è per tutti gli Stati membri, e in particolare per quelli con livelli elevati di debito, una vera priorità”.

Lagarde: non c’è solo scudo antispread per Italia

La presidente della Bce, Chistine Lagarde, in audizione a Bruxelles se la cava invece con una battuta: «J’aime les italiens, voilà». A chi le chiede se all’Italia può applicarsi il Tpi, ossia lo scudo anti-spread della Bce, Lagarde ricorda che possono usufruirne solo i Paesi che rispettano il quadro regolatorio Ue in materia di conti pubblici. “Non è uno strumento inteso per un paese specifico – afferma – va dai baltici a Malta, e la Croazia dal primo gennaio. Non ho un paese specifico in mente”. E comunque, ha aggiunto, “non è l’unico strumento in mano alla Bce, abbiamo una varietà di strumenti che abbiamo usato da luglio”.

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