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May alle corde, dazi in tensione, incognite del dopo elezioni

La Cina perde colpi, l’India vola, le tensioni sui dazi non si fermano – Crolla la sterlina sull’onda della crisi politica britannica virtualmente aperta – Sull’Italia le incognite del dopo voto

May alle corde, dazi in tensione, incognite del dopo elezioni

Scricchiola la diga delle Borse sotto la pressione delle notizie negative in arrivo dai vari fronti caldi. Sale, innanzitutto, la tensione sul fronte dei dazi. Il responsabile del Tesoro Usa, Steve Mnuchin, ha detto ieri che ci vorrà almeno un mese prima che riprendano le trattative. Intanto, l’amministrazione Usa si prepara ad estendere le misure anti-Huawei ad un’altra società hi tech, Hikvision, responsabile del programma di videosorveglianza della minoranza Uigura attraverso il riconoscimento facciale. Ad aumentare la temperatura anche l’invio di due navi Usa nello stretto di Taiwan.

MAY ALLE CORDE, LA STERLINA AFFONDA

Non meno caldo il fronte della Brexit: il governo di Theresa May perde altri pezzi in attesa del voto alle europee, che minaccia di tradursi in un’affermazione di Nigel Farage e nella temuta esplosione della hard Brexit. Si è dimessa in serata il ministro Andrea Leadsome, in polemica con il progetto sul divorzio dall’Europea portato avanti da May. Il cross euro/sterlina sale per il quattordicesimo giorno consecutivo a 0,881: evidentemente ci si aspetta che al posto di Theresa May arrivi presto un premier completamente schierato con gli argomenti pro-uscita dall’Unione Europea. Il cambio è arrivato sui massimi degli ultimi tre mesi, da qui potrebbe ripiegare, anche perché la parte del partito Conservatore a favore di Brexit non ha i numeri per uscire allo scoperto e chiedere la sfiducia: quando ci ha provato è stata sconfitta.

LA FED RESTA PRUDENTE: WALL STREET VUOLE UN TAGLIO

In questa cornice si perde anche la voce delle banche centrali. Tace Mario Draghi, che ieri si è limitato a salutare Peter Praet, il chief economist della Bce a fine mandato. Dalle minute della Fed diffuse in serata non è emerso altro che una fotocopia delle dichiarazioni precedenti: la Banca centrale predica “prudenza”, ovvero per ora non si muove. Wall Street, che si aspetta un taglio dei tassi, non ha gradito. E così l’Orso prevale su tutti i mercai, con l’eccezione dell’India, che celebra la vittoria di Modi e la “fortuna” di esser l’economia meno esposta all’import/export.

IN CADUTA IL PMI GIAPPONESE: TOKYO -1%

Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde stamane l’1,2%, ai minimi da febbraio, l’Hang Seng di Hong Kong l’1,3%. Il Quotidiano del Popolo, l’organo del Partito Comunista, pubblica oggi due editoriali molto polemici nei confronti degli Stati Uniti.

Il Nikkei di Tokyo segna un calo dell’1%. L’indice Pmi manifatturiero è sceso sotto la soglia di 50 punti, il confine tra crescita e stagnazione. Il Kospi di Seul è sulla parità.

A WALL STREET SOFFRE QUALCOMM, PUNITA DALL’ANTITRUST

Esulta invece la Borsa di Mumbai (+2,4%), ai massimi storici dopo la vittoria di Modi alle elezioni che hanno coinvolto 600 milioni di elettori.

Deboli in chiusura i mercati Usa, in peggioramento dopo la pubblicazione dei verbali della Fed: Dow Jones -0,39%, S&P 500 -0,28%. Il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,45%.

Da segnalare il forte ribasso di Qualcomm (-11,9%), nel mirino dell’Antitrust per i prezzi imposti sui propri chip.

LA CINA SPINGE AL RIBASSO IL PETROLIO

Da segnalare la forte discesa del petrolio: 70,5 dollari il barile. Si riavvicina a quota 70 dollari, anche a seguito dei dati sule scorte di greggio degli Stati Uniti, salite la settimana scorsa molto più del previsto, arrivando su livelli che non si vedevano dall’agosto del 2017: +4,7 milioni di barili, contro -1,7 milioni. Il rialzo è del tutto inatteso, in quanto in questo periodo dell’anno, a seguito dell’aumento della domanda di carburante per auto trazione, le scorte tendono a scendere. Dietro a questo andamento anomalo ci potrebbe essere la frenata degli acquisti della Cina.

Giù le oil companies a Piazza Affari: Tenaris ha chiuso in flessione del 3,1%. Venduta anche Eni.

MILANO MAGLIA NERA, PIATTA L’EUROZONA

La frenata dei petroliferi, combinata con l’andamento incerto dei bancari, ha colpito Piazza Affari -0,61% l’unica Borsa europea ieri in sensibile ribasso.

Quasi piatti gli altri listini: Francoforte +0,2%; Parigi -0,12%; Madrid -0,06%.

In terreno positivo Londra (+0,21%), “drogata” dalla discesa della sterlina.

TRIA: L’ITALIA CRESCERÀ PIÙ DELLE PREVISIONI

L’Italia mostrerà tassi di crescita superiori alle ultime stime del governo, pari a +0,2% nel 2019 e a +0,8% nel 2020. A dirlo è stato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, commentando le nuove previsioni Ocse, che vedono il Pil italiano in stagnazione per quest’anno.

MA FRANCOFORTE PREME PER LA LIQUIDAZIONE DI CARIGE

A pochi giorni dal voto torna a incombere il caso Carige. Diverse fonti di Francoforte fanno sapere che le Autorità di vigilanza bancaria europea ritengono che la soluzione della crisi di Banca Carige debba passare per una procedura di liquidazione se l’istituto non troverà un acquirente, contrariamente al piano di salvataggio pubblico pensato dal governo. Non sarebbe stata definita una tempistica precisa per trovare un acquirente, ma secondo una fonte i supervisori non sarebbero disposti ad aspettare mesi. Secondo il sottosegretario Giancarlo Giorgetti sarà decisivo anche l’atteggiamento della Commissione europea.

SPREAD E 272 PUNTI, BPER NEL MIRINO DELL’ANTITRUST

In lieve rialzo il mercato obbligazionario italiano: spread a 272 punti base. Il tasso del decennale chiude in area 2,64%, dopo aver chiuso a 2,65% la seduta precedente.

A provocare il calo dell’indice italiano è stata la debolezza del comparto bancario su cui pesa il rischio di una crisi di governo post voto europeo, che metterebbe sotto pressione lo spread Btp-Bund.

Bper è in calo del 2% circa, ancora sotto pressione per l’avvio di un procedimento antitrust sull’operazione di acquisto di Unipol Banca.

Giù anche Unicredit (-1%). All’assemblea di Commerzbank (-3,5%) non si è parlato di offerte da parte di Unicredit. Il Ceo bavarese ha invece ammesso di aver incontrato il numero uno di Ing due volte negli ultimi dodici mesi, ma non sono state formulate offerte concrete per l’istituto tedesco. In recupero Unipol (+1,3%).

SOFFRE ANCORA STM, JUVENTUS VA IN ORBITA

Contrastati gli industriali. Perde colpi Stm (-1,6%), esposta all’escalation delle tensioni Usa-Cina. Giù anche Pirelli (-1,9%). Pesante Telecom Italia (-2,69%).

Si salvano dal ribasso generalizzato le società con attività regolate, come Snam e Terna, e alcune blue chip a partire da Juventus (+5,68%) in attesa del nome del nuovo allenatore. In grande evidenza anche Amplifon (+3,85%) e Moncler (+2,98%). 

IMA (+2,2%) PUNTA SUI MOTORI ELETTRICI

Al di fuori del paniere principale brilla Ima (+2,25%) dopo l’acquisto per 230 milioni della maggioranza di Atop, di cui era già azionista al 21%. La società è attiva nel settore delle macchine per la produzione di rotori e statori per motori elettrici per l’automotive, in particolare per l’e-mobility. Equita, Mediobanca Securities e Banca Akros hanno rivisto al rialzo il target price.

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