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Materie critiche: l’Italia può rinunciare alla Cina. L’Enea presenta il progetto per il magnesio

Se il piano dell’Enea avrà successo, fra pochi anni l’Italia non avrà più bisogno di acquistare materie critiche dall’estero per la crescita verde dell’economia

Materie critiche: l’Italia può rinunciare alla Cina. L’Enea presenta il progetto per il magnesio

Da importatori a produttori. Se il progetto dell’ENEA avrà successo, in pochi anni l’Italia non avrà più bisogno di prendere materie critiche dall’estero: il magnesio per esempio. Settori in trasformazione come quello automobilistico, spaziale, delle costruzioni e degli imballaggi ne fanno grande uso. L’Europa ha inserito il magnesio tra le 34 materie critiche necessarie alla crescita verde dell’economia. Non trovandolo libero in natura, l’Ente di ricerca italiano lavora ad un progetto di desalinizzazione su larga scala. Dagli scarti di lavorazione della desalinizzazione si può estrarre magnesio per l’industria. La Cina oggi è il maggiore produttore con il 90 % delle forniture mondiali. Russia, Kazakistan, Israele e Brasile sono dietro, con quantità molto ridotte ma che le collocano nel novero dei Paesi che fanno buoni affari con gli industriali. Nel mondo, però, ci sono 16mila impianti di desalinizzazione che producono 95 milioni di m3 al giorno di acqua desalinizzata. Il prodotto viene recuperato dalle salamoie. Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait e Qatar sono i più attrezzati nella lavorazione degli scarti dalla desalinizzazione. E l’acqua che viene trattata è quella per usi civili. Di realizzare impianti di questo tipo in Italia ne ha parlato recentemente il governatore del Veneto Luca Zaia, ma principalmente come rimedio contro la siccità. A livello centrale si è parlato di un piano nazionale per dotare le Regioni di strutture apposite. Dal commissario all’emergenza siccità, Matteo Salvini, ad oltre una settimana dalla nomina, ancora nessuna iniziativa. Eppure gli impianti di desalinizzazione sarebbero nuove infrastrutture di cui dovrebbe occuparsi anche come Ministro.

Il magnesio recuperato dalla desalinizzazione

“Le attuali tecnologie di desalinizzazione producono grandi quantità di salamoie che hanno una salinità tre volte maggiore rispetto a quella dell’acqua di mare. Il loro smaltimento comporta una serie di problemi ambientali per l’ecosistema acquatico, nel momento in cui vengono riversate in mare”aggiunge Fontana. Giova , dunque, recuperare tutto. Nelle salamoie si trovano anche sodio, calcio e potassio. Altri elementi utili alle trasformazioni indusriali per impattare meno sull’ambiente. La strategia di recupero e riuso è centrale nei processi, anche locali, di economia circolare. L’industria farmaceutica usa magnesio come eccipiente, quelle alimentare e cosmetica per il trattamento delle acque reflue. Procedendo nell’aplicazione, l’Italia darebbe una mano anche all’Europa dove il livello di recupero del magnesio è appena del 15 %.

La ricerca: dai laboratori all’industria

Il discorso a questo punto incrocia i progetti dell’Ue di sviluppare l’industria delle batterie per le auto elettriche. Costrette ad importare litio, le case automobilistiche potrebbero usare il magnesio come alternativa al litio che sta facendo la fortuna di Cile, Argentina, Cina, Australia, Brasile. Oggi le atttività di recupero restano nel chiuso dei laboratori con pochi studi dedicati alla fattibilità tecnico-economica e alla sostenibilità ambientale dei processi proposti. “Con il nostro lavoro di ricerca abbiamo esaminato le tecnologie di recupero del magnesio da salamoie presenti in letteratura, indentificandone criticità e potenzialità” aggiunge Fontana. Il lavoro Enea di review tecnica fornisce spunti per traferire le tecnologie finora sviluppate, dal laboratorio al mercati. Ma il tempo per farlo non deve essere infinito.

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