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Green Deal europeo: il Parlamento approva una risoluzione per la transizione. La politica è divisa

Il Parlamento approva una risoluzione a favore del Piano industriale green. A metà marzo si conosceranno i contenuti

Green Deal europeo: il Parlamento approva  una risoluzione per la transizione. La politica è divisa

Il Green Deal ha una nuova risoluzione approvata a maggioranza. L’Europarlamento riunito in seduta a Strasburgo ha dato via libera a nuovi sostegni per il Piano industriale per il Green Deal . Il testo riguarda in particolare il Fondo di sovranità e nuove regole sugli aiuti di Stato. Alla fine si sono contati 310 voti a favore, 155 contrari e 100 astenuti. I numeri rappresentano il dato quantitativo di una discussione ancora molto aperta. La posta in gioco economica sfiora i 370  miliardi di euro per i prossimi anni, nel tentativo di controbilanciare gli oltre 360 miliardi di dollari USA a sostegno delle industrie americane. Sul voto ha influito anche l’assenza fino ad oggi dei dettagli del Piano industriale. Dovrebbe essere reso noto il 14 marzo, ma anche in questo caso sulla transizione verde delle industrie, le posizioni non sono univoche. Si sa che il Piano conterrà tre principi fondamentali : revisione del mercato elettrico, il ‘Net-Zero Industry Act’ e un regolamento per le materie prime critiche. Nella risoluzione si chiede che la Commissione elabori “una strategia efficace per ridistribuire, trasferire e rilocalizzare le industrie in Europa. Si sottolinea l’importanza di rafforzare la capacità produttiva dell’UE in tecnologie strategiche come l’energia solare ed eolica, le pompe di calore e le batterie. A questo proposito è preminente la contesa per il litio, utile alle batterie elettriche.

Il Green Deal e il Fondo di sovranità

Lo stesso Fondo di sovranità che dovrebbe aiutare le aziende europee non ha ancora una struttura economico-finanziaria definita. Dalla sua articolazione si vedo se i traguardi ambientali al 2030-2050 sono ancora praticabili. Si è capito che le industrie senza nuove regole, ovvero misure incentivanti, non saranno competitive. Lo si è visto in questi giorni con le auto elettriche dal 2035 e in generale sulla mobilità sostenibile. Significativo anche il recente incontro della premier francese Elisabeth Borne con Ursula von der Leyen per “uno spazio” sul nucleare ritenuto assimilabile alle fonti rinnovabili. Le posizioni sia sul fronte politico che industriale sono molto articolate. Ci sono politiche che chiedono che le operazioni per la sostenibilità debbano essere finanziate con nuovi fondi supplementari ed altre più attente al bilancio comune europeo. Sarà sui soldi la vera battaglia politica al prossimo Europarlamento. I segnali di queste differenze, come si diceva, si sono visti già nell’approvazione della risoluzione con Sinistra e Verdi a favore e tutti gli altri astenuti o contrari. Dietro ci sono approcci culturali e di visione differenti verso la transizione ecologica dell’Europa. Che resta una strada obbligata per crescere.

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