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Mappa dei rischi 2023 di Sace: scenario futuro debole e incerto per guerra, inflazione e clima

Sace presenta il mappamondo interattivo online con i profili di rischio globali 2023 per chi esporta: rischi di credito stabili mentre si fanno più intensi i rischi politici e quelli climatici

Mappa dei rischi 2023 di Sace: scenario futuro debole e incerto per guerra, inflazione e clima

Uno scenario futuro debole e incerto per colpa di guerra, inflazione e clima. È un quadro di fragilità quello che emerge dalla Mappa dei Rischi 2023 di Sace, in cui sono delineati come di consueto i profili di rischio per le imprese che esportano e investono nel mondo in circa 200 mercati esteri.

Negli ultimi tre anni il contesto mondiale è stato caratterizzato da tre shock eccezionali: emergenza pandemica, guerra Russia-Ucraina con conseguente crisi energetica e alimentare, ritorno dell’inflazione sostenuta e fine delle politiche monetarie ultra-espansive. Senza dimenticare i sempre più frequenti eventi naturali estremi legati al cambiamento climatico.

Mappa dei rischi 2023, Sace: “Stabile fragilità”

In questo scenario base di debolezza del ciclo economico, l’inflazione mondiale è stimata in calo attorno al 5% per il 2023, la crescita del Pil mondiale è attesa in calo all’1,3%, oltre due punti percentuali inferiore rispetto alle proiezioni pre-conflitto russo-ucraino e l’interscambio globale resterà sostanzialmente fermo secondo le stime di Oxford Economics. A risentirne maggiormente saranno i volumi degli scambi internazionali di beni e di servizi: sui primi pesa la debolezza della domanda oltre che un rallentamento fisiologico dopo le performance molto positive dello scorso biennio; i secondi continueranno a beneficiare della ripresa dei flussi turistici e delle attività legate ai viaggi e al canale dell’ospitalità. Tuttavia, un allentamento delle pressioni inflazionistiche, maggiore rispetto a quello atteso, sta aumentando la probabilità di uno scenario migliorativo.

Nel mondo rischi di credito stabili, ma quadro fragile

Su 194 Paesi analizzati il livello di rischio del credito diminuisce per 57, restano stabili 72 Paesi, mentre in 65 si registra un aumento. In particolare, nei Paesi dell’Europa emergente e della Comunità degli stati indipendenti il rischio di credito “risente della pesante escalation della guerra Russia-Ucraina”. Più in generale, spiegano gli analisti, le principali geografie avanzate “presentano un profilo creditizio invariato, con una crescita in rallentamento e conti pubblici frenati dall’onere del sostegno a famiglie e imprese per la pandemia e il caro bollette energetiche”, come nel caso di Germania e Francia. Bene Portogallo e Grecia, che lo scorso anno ha rimborsato in anticipo il debito con il Fondo monetario internazionale ed è uscita dal programma di sorveglianza della Commissione europea. 

In Medio Oriente, i produttori di commodity dell’energia hanno registrato un immediato beneficio dall’aumento dei prezzi, con ricadute positive sulle finanze pubbliche, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Oman. Bene anche l’India che grazie al “progressivo consolidamento fiscale e a una robusta crescita economica” si posiziona tra i best performer che insieme a Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Brasile e Messico sono alcune dei mercati che secondo lo studio offrono opportunità per le imprese italiane. Rischi bancari e corporate sono in aumento invece in Paesi come la Cina, caratterizzati da un elevato livello di debito privato. E non sono poi da trascurare i possibili risvolti delle perduranti tensioni nello Stretto di Taiwan tra Pechino e Taipei.

Peggiorano i rischi politici e quelli climatici

In netto peggioramento a livello globale sono invece i rischi politici. Gli indicatori in questo caso comprendono i rischi di guerra, disordini civili e violenza politica, i rischi di esproprio e di violazioni contrattuali e i rischi di restrizioni al trasferimento e alla convertibilità valutari. Dei 194 Paesi analizzati da Sace, 35 migliorano, 71 sono stabili e 88 peggiorano. Nell’Europa emergente e CSI, il conflitto ha aumentato il rischio in Russia, Bielorussia (entrambe a 97), nell’Est d’Europa e nella regione del CSI e ha contribuito a riacutizzare anche tutte quelle tensioni già presenti in Kosovo (71), Serbia (50), Moldavia (64), Bosnia (66), Azerbaijan (59) e Armenia (65) o ad aumentare il dissenso verso regimi come in Turkmenistan (81). 

In Africa, si notano gli effetti della mancanza di materie prime alimentari e delle proteste sociali come in Tunisia, Egitto e Nigeria (rispettivamente a 76, 71 e 84). In peggioramento anche il Sudafrica (53). Migliorano invece le economie del Golfo, quindi Eau (21), Arabia Saudita (41) e Oman (44) che beneficiano di maggiori disponibilità di valuta forte grazie agli introiti delle commodity. In America Latina si fanno sentire le disuguaglianze sociali e territoriali. Invece, in Asia il quadro rimane più stabile, ma non vanno trascurate le perduranti e crescenti tensioni tra Cina (41) e Taiwan (20).

Anche il rischio di cambiamento climatico segna nuovi peggioramenti, sebbene con alcune differenze geografiche. Gli indicatori mostrano un parziale miglioramento trainato dalle rinnovabili in Europa, America Latina e Asia, trainata dalla Cina. In avanzamento anche l’America Settentrionale grazie ai progressi registrati da Usa e Canada. Il Brasile si conferma a ridosso dei Paesi più virtuosi su scala globale grazie anche al sostanziale contributo dell’idroelettrico e all’espansione del solare. 

Peggioramenti invece in Paesi come il Tajikistan (98) e il Kirghizistan (83). L’Asia è la più esposta al pericolo di fenomeni naturali avversi a causa di temperature in aumento due volte più rapidamente rispetto alla media globale. In America Latina si registra un livello non particolarmente elevato di rischio. Infine, in Africa, la siccità è il principale allarme, in particolare per Egitto (32), Tunisia (32) e Marocco (37).

Ricci (Sace): “Priorità investire in sostenibilità e transizione”

“Strumenti come la nostra mappa dei rischi sono oggi più che mai indispensabili alle imprese italiane per continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile. I rischi del credito, politici e climatici dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che sostenibilità e transizione sono priorità imprescindibili su cui investire per sviluppare resilienza e costruire vie di crescita futura per le aziende e per il nostro Paese”. – ha dichiarato Alessandra Ricci, Amministratore delegato di Sace.

Terzulli (Sace): “Da incertezza politica e clima i maggiori rischi”

“La Mappa dei Rischi 2023 evidenzia una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, senza mostrare tuttavia l’auspicata inversione di tendenza dopo i marcati incrementi dello scorso anno – ha dichiarato Alessandro Terzulli, chief economist di Sace -. Se da un lato questa stabilità è una buona notizia perché, nonostante le circostanze geopolitiche avverse, le principali economie sono riuscite a mantenere un livello di rischio relativamente immutato, dall’altro rappresenta un’occasione persa per quelle geografie che hanno beneficiato di ampi supporti finanziari. Peggiorano i rischi politici in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica; peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica”.

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