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Manovra, Tria s’arrende, Cinque Stelle esultano: deficit al 2,4%

Di Maio e Salvini impongono la resa al ministro Tria e il Def approva un’impennata del deficit al 2,4% del Pil per avviare reddito di cittadinanza, flat tax e superamento della legge Fornero sulle pensioni – Ma oggi parlano i mercati e l’Europa prepara la procedura d’infrazione contro l’Italia

Manovra, Tria s’arrende, Cinque Stelle esultano: deficit al 2,4%

Il vicepremier Luigi Di Maio e i ministri dei Cinque Stelle si affacciano poco prima delle 23 dal balcone di Palazzo Chigi per esultare davanti a un centinaio di parlamentari grillini e festeggiare la manovra di bilancio che mette in minoranza il ministro Tria e prevede l’impennata del deficit al 2,4% per tre anni per dar corso all’avvio del reddito di cittadinanza, alla flat tax e al superamento delle legge Fornero sulle pensioni. È la scena madre del Consiglio dei ministri di ieri sera che si accompagna alle ovazioni dei grillini che affrontano il futuro con incoscienza al grido di “Non temiamo né lo spread né i mercati”. Ma dopo la giornata lunare di ieri, la vera resa dei i conti sui mercati comincerà oggi, mentre lo scontro con l’Europa è già in programma e porterà quasi certamente a una procedura d’infrazione contro l’Italia.

“Accordo raggiunto con tutto il Governo nel rapporto deficit-Pil per il 2019: siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento” dichiarano in una nota congiunta il leader dei Cinque Stelle Di Maio e quello della Lega Salvini.

Il leader deI ministero dell’Economia, Giovanni Tria, che si è tenuto in costante collegamento con il Quirinale, ha cercato di resistere per tre ore ma poi si è dovuto arrendere allo sfondamento dei conti pubblici: “Resto per spirito di patria“. Le sue dimissioni avrebbero comportato una crisi di governo.

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Ma ecco che cosa prevede la nota di aggiornamento del Def che rappresenta la base e la cornice della manovra di bilancio vera e propria e che il Governo ha approvato ieri sera

REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA

Nel Def c’è un primo avvio della misura-simbolo dei Cinque Stelle con uno stanziamento di 10 miliardi sia per il reddito di cittadinanza che per la pensione di cittadinanza per 6,5 milioni di cittadini che sono sotto la soglia di povertà. Si comincia dal rafforzamento dei centri per l’impiego e dal progressivo innalzamento delle pensioni minime a 780 euro. Il reddito di cittadinanza vero e proprio partirà comunque già nel 2019 e potranno riceverlo tutti i cittadini italiani residenti nel nostro Paese da almeno 10 anni. L’assegno è subordinato alla ricerca attiva di un impiego e si perde dopo tre offerte di lavoro rifiutate.

FLAT TAX AL 15% PER LE PARTITE IVA E RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE IRPEF

La tassa piatta promessa dalla Lega di Salvini comincerà dalle partite Iva, estendendo una misura già introdotta dal governo Renzi con la Legge di Bilancio 2015, cioè un prelievo fisso del 15%. Di fatto la novità è un allargamento del fisco forfettario per le partite Iva con l’innalzamento della soglia di fatturato massimo per essere ammessi (oggi oscilla fra 25mila e 50mila euro a seconda delle attività; per i professionisti è a 30mila euro).

Ma non è finita. Per quanto riguarda l’Irpef, le cinque aliquote attuali scenderanno a tre e poi, dal 2021, a due. Oltre al numero, anche il livello delle aliquote sarà gradualmente ridotto: l’obiettivo è il 23% per i redditi fino a 75mila euro e il 33% per quelli che superano questa soglia. Il tutto entro la fine della legislatura.

PENSIONI

Il Def avvia anche il superamento delle legge Fornero prevedendo la possibilità di andare in pensione anticipatamente attraverso la famosa quota 100 (somma di età e anni di contributi) che riguarderà circa 400 mila persone, nella speranza, molto ipotetica ma spesso smentita dall’esperienza, che ciò possa aprire le porte del lavoro ai giovani. Costo: otto miliardi di euro.

Quanto alle cosiddette “pensioni d’oro”, è in arrivo una sforbiciata da 90mila euro l’anno agli assegni da più di 4.500 euro netti al mese. Di Maio continua a ripetere che sarà un ricalcolo con il metodo contributivo, ma non è così. Si tratterà piuttosto di un taglio secco che punisce in modo retroattivo quanti sono andati in pensione prima dell’età fissata (ma solo dal 2012) dalla Fornero.

BANCHE E RISARCIMENTI

Aumentano le risorse per i “truffati dalle banche” attraverso la costituzione di un fondo ad hoc da 1,5 miliardi alimentato dal Fondo dei conti dormienti, creato nel 2008. La somma è superiore di 15 volte rispetto ai 100 milioni stanziati con la legge di Bilancio dell’anno scorso (soldi peraltro mai pagati a causa delle difficoltà tecniche causate dal cambiamento di governo). I risarcimenti verranno assegnati ai risparmiatori travolti dai fallimenti delle banche con un arbitrato della Consob.

PACE FISCALE E NUOVA ROTTAMAZIONE

Si chiama pace fiscale ma è di fatto un condono per i contribuenti inadempienti quello che il Consiglio dei ministri ha approvato per finanziare (in parte) la manovra. In sostanza, sarà possibile condonare cartelle esattoriali non pagate e liti fiscali – anche pendenti in secondo grado – fino a un valore di 100mila euro. La Lega avrebbe voluto alzare il tetto di dieci volte, fino a un milione di euro, ma per il momento su questo punto ha prevalso la posizione del Movimento 5 Stelle.

Nella bozza del Piano nazionale di riforme allegato al Def si precisa che “allo stato il valore contabile residuo dei crediti che diversi enti hanno affidato è molto alto e complessivamente pari a quasi 800 miliardi di euro, di cui, tuttavia, solo 50 miliardi sono effettivamente recuperabili”.

TAGLI AL WELFARE

Nella bozza del Piano nazionale delle riforme (Pnr) che accompagna il Def è indicato uno 0,1% di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta, che si tradurrà in un taglio di 5 miliardi al welfare. In più, arriveranno i consueti tagli lineari alle spese dei ministeri per altri 3-4 miliardi.

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