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Manovra, pensioni: verso sblocco rivalutazione fino a 1.400 euro

Nel parere votato dalla commissione Lavoro di Montecitorio si propone di riattivare l’adeguamento all’inflazione per gli assegni fino a tre volte il minimo, mantenendo i fondi invariati grazie a nuovi interventi sulle baby pensioni, su quelle d’oro e a un incremento del prelievo sui capitali scudati.

Manovra, pensioni: verso sblocco rivalutazione fino a 1.400 euro

Potrebbero arrivare modifiche importanti nella manovra sul tema più controverso e discusso degli ultimi giorni, le pensioni. Il testo del decreto è approdato oggi nella commissione Lavoro della Camera, che ha votato all’unanimità – con la sola eccezione della Lega – un parere in cui si parla di una possibile alternativa allo stop della perequazione automatica per gli assegni previdenziali. Nella versione originaria del provvedimento sono esclusi dal blocco solo i trattamenti minimi (fino a 486 euro), mentre è prevista una rivalutazione parziale per le pensioni medio-basse (fra 486 e 936 euro).

Ora la commissione chiede di valutare “la possibilità di garantire una forma di copertura rispetto all’andamento del costo della vita anche ai trattamenti compresi tra due e tre volte il minimo (1.400 euro, ndr), compensando le minori entrate mediante un incremento del contributo di solidarietà a carico delle pensioni più elevate, sia attraverso una revisione in aumento della quota di prelievo per quelle pari almeno a venti volte il minimo Inps, sia attraverso un abbassamento dell’importo di un contributo di solidarietà sulle cosiddette baby pensioni, limitato all’importo superiore al minimo e/o incrementando la percentuale di intervento sui cosiddetti capitali scudati”.

E’ probabile che il parere venga accolto: basta che “i saldi rimangano invariati”, aveva detto in mattnata il viceministro deLavoro, Michel Martone. La commissione Lavoro, inoltre, “considera urgente e improcrastinabile un’iniziativa che affronti, secondo il principio dell’equità e sulla scorta di quanto si appresta a decidere il Parlamento, i regimi pensionistici degli altri organi costituzionali, delle autorità indipendenti e di altre situazioni di oggettivo privilegio, derivanti da aspetti abnormi del sistema retributivo, anche prevedendo il passaggio al calcolo contributivo pro-rata”.

Infine, “considerato l’impatto che gli interventi in materia previdenziale determinano sui requisiti per l’accesso alla pensione anticipata in conseguenza del combinato disposto tra il superamento del sistema delle quote e dell’età minima da un lato, e il meccanismo di penalizzazione economica per la pensione anticipata dall’altro”, la commissione chiede al Governo di “valutare l’opportunità di prevedere criteri di gradualità con riferimento ad entrambi i profili nell’applicazione del nuovo regime”.

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