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Lo scontro tra i maggiori partner della Grande Coalizione sul salario minimo infiamma la Germania

E’ il principale tema di contrasto tra CDU/CSU e SPD a più di un mese dalle elezioni federali per la formazione di un governo di coalizione – Il salario minimo riguarderebbe 6 milioni di lavoratori e costerebbe tra 450 mila e un milione di posti di lavoro con effetti fortissimi sul costo del lavoro, specie nel settore dei servizi – Ma non è l’unica mina

Lo scontro tra i maggiori partner della Grande Coalizione sul salario minimo infiamma la Germania

La grande coalizione tra CDU/CSU ed SPD arriverà, ma più tardi del previsto. Ad un mese e mezzo dalle elezioni federali, le trattative tra i tre partiti che dovranno formare un nuovo governo ristagnano. Ad oggi è difficile ipotizzare se il contratto di coalizione sarà firmato già prima di Natale. I negoziati, infatti, proseguono lenti. Sulle questioni principali manca ancora un accordo. Per ora le convergenze si sono trovate su temi marginali, come una tassa sulle transazioni finanziarie per tutta l’UE, l’introduzione delle quote rosa nelle imprese tedesche e un calmiere sul canone delle locazioni. Nessun compromesso in vista, invece, su salario minimo, pedaggio autostradale e doppia cittadinanza.

Nella settimana passata i lavori sono proseguiti nei gruppi tematici ristretti, che poi riferiranno all’assemblea dei 75 negoziatori. L’esito del lavoro nei gruppi ristretti è un moltiplicarsi di iniziative di spesa. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, ad inizio settimana, lanciava preoccupata l’allarme: 60 miliardi di nuove spese e nessun piano per coprirle. Tra queste si annoverano: un miliardo all’anno fino al 2018 per la banda larga, 3-5 miliardi per garantire la pensione a chi ha versato i contributi per almeno 45 anni e ha compiuto 63 anni, 15 miliardi per innalzare le pensioni minime, 7 miliardi per gli investimenti nelle infrastrutture, 18 miliardi in più per l’istruzione e la ricerca.

Complici le recenti stime sulle entrate fiscali in aumento, l’euforia pro-spesa dei negoziatori ha partorito proposte difficilmente realizzabili, senza un aumento della pressione fiscale. Rischioso sarebbe volersi affidare esclusivamente alla crescita economica. Il pareggio di bilancio potrebbe non essere rispettato entro il 2016, come stabilito in Costituzione. Ma a sollevare parecchi dubbi non sono soltanto le cifre di nuova spesa pubblica. In uno studio pubblicato da Deutsche Bank, si punta in particolar modo l’indice contro il salario minimo di 8,5 euro l’ora per tutta la Germania, così come proposto dalla SPD. Secondo gli analisti di DB, “un salario minimo riguarderebbe circa 6 milioni di lavoratori e costerebbe tra 450.000 e 1 milione di posti di lavoro”, renderebbe più difficile ai lavoratori meno qualificati trovare un’occupazione, senza contare che un “ritocco annuale del livello del salario minimo potrebbe influenzare anche i contratti collettivi generando un rialzo generale dei salari”. Gli effetti del salario si ripercuoterebbero in maniera particolarmente negativa sul settore dei servizi, mentre non dovrebbero incidere molto nell’industria dell’export, dove gli stipendi sono in media più elevati.

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