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Libia, Sace: ripristino delle attività economiche dipenderà dal Cnt

Proponiamo di seguito l’aggiornamento del rapporto della Sace sulla situazione della Libia dopo la morte del colonnello Gheddafi. Il Cnt dovrà farsi carico delle promesse fatte e aiutare il Paese verso una transizione democratica. Nel frattempo Eni ha riaperto un suo giacimento e in 18 mesi potrebbe tornare a produrre ai livelli pre-crisi.

La Sace, società di assicurazione dei crediti all’export, ha aggiornato il suo bollettino per le imprese italiane che investono in Libia, dopo la morte di Gheddafi e la caduta dell’ultima roccaforte dei seguaci del Colonnello. 

Il Cnt, il comitato nazionale di transazione, riconosciuto da oltre 100 Paesi nel mondo come l’autorità legittima in Libia, aveva dichiarato che, una volta morto il Rais, si sarebbe dimesso per facilitare l’organizzazione di elezioni democratiche. 
Il comitato ha dimostrato grande abilità nel mantenere l’ordine nelle aree sotto il suo controllo. Tuttavia sono molte le regioni ancora instabili: dipenderà dalla loro abilità garantire una transizione pacifica e democratica.

L’Onu ha aggiornato il regime sanzionario rimuovendo alcune sanzioni e attenuando alcune restrizioni nei confronti della Lia, l’autorità nazionale degli investimenti in cui Finmeccanica partecipa con il 2% del capitale.  

La Libia è uno dei maggiori esportatori africani di petrolio e potrebbe tornare a produrre greggio a livelli pre-crisi già verso la fine del 2012, secondo le stime dell’Opec e del Cnt (ma secondo altre fonti non prima del 2013-2014). 

Eni ha già iniziato a riattivare alcune attività (dal giacimento di Abu-Attifeel al gasdotto che collega la Libia all’Italia, Greenstream); lo stesso ha fatto la frencese Total e la tedesca Wintershall. 

Scarica il Focus della Sace in pdf 


Allegati: Focus On Libia_aggiornamento_10.11.pdf

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