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L’Ecuador e la “guerra delle banane”: Quito manda armi a Kiev, la Russia boicotta la frutta

Il presidente ecuadoregno Daniel Noboa incassa il sostegno degli Usa sul narcotraffico in cambio dell’aiuto all’Ucraina. Ma Mosca non gradisce e blocca l’acquisto di banane, che rappresentano il 10% dell’export del Paese sudamericano

L’Ecuador e la “guerra delle banane”: Quito manda armi a Kiev, la Russia boicotta la frutta

L’ultima vittima della guerra in Ucraina è… la banana dell’Ecuador. La materia prima di cui il Paese sudamericano è il primo esportatore al mondo è finita da qualche giorno al centro di un intrigo internazionale sull’asse Usa-Russia, passando appunto per Kiev e per Quito. Tutto è iniziato martedì scorso, quando l’Agenzia regolatrice del mercato agricolo russo, la Rosselkhoznadzor, ha inserito nella lista nera cinque produttori di banane ecuadoregni, con la motivazione ufficiale che alcuni lotti di frutta sono risultati infetti dalla mosca bianca (Aleurodicus dispersus), un insetto molto diffuso a livello globale che attacca e danneggia principalmente le piantagioni di banane, mango e avocado.

L’accordo tra Usa e il presidente Noboa

Si tratta però con ogni probabilità di un pretesto: il vero motivo starebbe nell’accordo, firmato il 31 gennaio e per niente gradito da Mosca, tra il neo presidente ecuadoregno Daniel Noboa e il governo statunitense, che prevede il sostegno militare di Washington nella lotta al narcotraffico, in cambio dell’invio dall’Ecuador all’Ucraina di vecchi armamenti sovietici che Quito aveva acquistato decenni fa e che potrebbero ora tornare utili per respingere l’invasione russa.

Per la precisione, gli Stati Uniti manderanno armi per un valore di 200 milioni di dollari, per aiutare il Paese latinoamericano ad affrontare l’emergenza criminalità, soprattutto dopo che il Congresso ha respinto la proposta dello stesso presidente Noboa di aumentare l’Iva dal 12% al 15% per finanziare la lotta al narcotraffico.

Ecuador: l’aiuto americano irrita i russi

Noboa, dopo l’ondata di violenza degli ultimi mesi, aveva dichiarato lo stato di “conflitto armato” nel Paese, stilando una lista di 21 bande e oltre 20 mila persone ricercate, alcune delle quali minorenni. Il presidente più giovane della storia dell’Ecuador sperava di incassare da questo aumento di imposta l’equivalente di circa 1,3 miliardi di dollari, ma non avendo la maggioranza in Parlamento la sua iniziativa è stata al momento bocciata. Il sodalizio con gli Usa però ha irritato il Cremlino, che ha dunque deciso di interrompere gli scambi commerciali con l’Ecuador, ad incominciare dalle importazioni di banane. Una beffa per Noboa, che tra l’altro è il figlio di Alvaro Noboa, un influente imprenditore considerato nel suo Paese il “re delle banane” in quanto proprietario di una grande azienda che esporta frutta e che era anche finita nell’inchiesta Panama Papers per aver trasferito la propria sede in paradisi fiscali.

Ecuador: le banane rappresentano il 10% di tutto l’export

Il vero danno tuttavia lo subisce l’economia ecuadoregna. Per l’Ecuador le banane rappresentano il 10% di tutto l’export, per un valore che nel 2023 non è andato molto lontano dal miliardo di dollari, risultando inferiore solo a quello delle esportazioni di petrolio e di crostacei.

Un quarto delle banane raccolte nel Paese sudamericano finisce, di solito, proprio in Russia. E nove banane su dieci consumate nel Paese di Vladimir Putin provengono proprio dall’Ecuador, che pure si era mostrato fedele al partner non aderendo alle sanzioni occidentali contro la Russia. La quale si sta già organizzando diversamente: l’Agenzia Rosselkhoznadzor ha fatto sapere che le banane dell’Ecuador saranno sostituite da quelle dell’India, il nuovo alleato del Cremlino, sull’asse orientale, per contrastare il dominio euroatlantico.

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