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Ecuador ancora nel caos: assassinato il procuratore anti-narcos Cesar Suarez

Il procuratore Cesar Suarez, incaricato dell’indagine sull’assalto armato a una stazione televisiva ecuadoriana, è stato assassinato a Guayaquil, cuore della lotta contro il narcotraffico

Ecuador ancora nel caos: assassinato il procuratore anti-narcos Cesar Suarez

Ancora terrore in Ecuador. Dopo l’escalation di violenza della scorsa settimana, con il neo presidente Daniel Noboa che aveva dichiarato lo stato d’emergenza e promesso una lotta senza sconti contro le bande di narcotrafficanti che hanno messo in subbuglio prima le carceri e poi le strade, ieri un nuovo episodio scioccante: il procuratore di Guayaquil, Cesar Suarez, che stava indagando sull’episodio che aveva innescato le violenze e cioè l’irruzione di un gruppo di criminali durante la diretta di un programma sulla televisione pubblica, è stato assassinato a colpi di pistola mentre si recava in tribunale a bordo di una automobile. Il veicolo, secondo quanto riporta il giornale El Universo, è stato perforato da almeno 20 proiettili da arma da fuoco, sparati da uomini non identificati.

Proclamato lo stato di “conflitto armato interno” dopo l’omicidio di Suarez

Con ogni probabilità appartengono ad una delle 22 organizzazioni individuate dal governo ecuadoregno e classificate come “terroriste”: dai Choneros, il gruppo di miliziani più numeroso oggi, ai Latin King, gang di portoricani fondata negli anni ’50 del secolo scorso a Chicago e presente anche in Europa. L’esplosione della violenza, che per la verità nelle carceri di tutto il Paese aveva dato segnali allarmanti già da tempo, ha portato il presidente Noboa, outsider di centrodestra eletto pochi mesi fa e rampollo di un famoso e influente magnate del Paese sudamericano, a dichiarare lo stato di “conflitto armato interno”. Nei giorni scorsi la situazione sembrava tornata ad una relativa normalità, prima del terribile omicidio di ieri. Poco dopo la notizia dell’assassinio di Suarez, è intervenuta pubblicamente la procuratrice generale Diana Salazar, rassicurando sul prosieguo dello sforzo della Giustizia nella lotta al crimine: “I terroristi non fermeranno il nostro impegno con la società ecuadoregna”. La magistrata ha chiesto che le udienze su questo caso vengano da ora in avanti svolte in modalità da remoto, per ridurre al minimo o ancora meglio evitare del tutto gli spostamenti in città degli inquirenti. 

Suarez era professore universitario e già nel 2017 aveva ricevuto minacce di morte: i banditi avevano offerto 1 milione di dollari per la sua testa. Stava indagando, insieme ad altri colleghi, sull’episodio dell’irruzione nella tv pubblica da parte di decine di uomini incappucciati, solo una decina dei quali finiti in manette. A scatenare il conflitto è stata la fuga dal carcere di Guayaquil del noto boss chiamato Fito, capo proprio della banda dei Choneros, la più attiva attualmente in Ecuador. Subito dopo si era scatenato il panico nelle carceri ed erano stati sequestrati, la scorsa settimana, 170 funzionari della polizia penitenziaria, poi rilasciati domenica scorsa.

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