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Lavoro: sì alla settimana corta ma solo a parità di salario. L’indagine di Adecco Group

Dall’indagine emerge che solo un lavoratore su dieci è disponibile ad una riduzione di stipendio. Oltre il 70% è pero disponibili alla settimana corta. Continua così ad evolversi il mercato del lavoro dopo il 2022 incentrato sulle Grandi Dimissioni

Lavoro: sì alla settimana corta ma solo a parità di salario. L’indagine di Adecco Group

Sì alla settimana corta ma solo a parità di salario. Il 66% dei lavoratori italiani (circa 7 su 10) sarebbe disponibile a una settimana lavorativa di quattro giorni a condizione che non venga intaccato lo stipendio. Solo un lavoratore su dieci (10%), invece, sarebbe disponibile alla decurtazione. Il 18% è disponibile a lavorare un’ora in più gli altri giorni per avere la settimana breve. È quanto emerge da un’indagine di The Adecco Group, l’agenzia multinazionale di selezione del personale, che ha coinvolto più di 2 mila persone.

I pro e i contro della settimana breve secondo gli intervistati

Nella ricerca Global Workforce of The Future di Adecco, svolta anche sui canali social, affiora anche l’insoddisfazione per il proprio salario. Più della metà (circa il 61%) degli lavoratori intervistati ritiene che il proprio salario non sia sufficiente per affrontare l’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione. L’interesse verso la settimana lavorativa breve, secondo l’indagine, raggiunge oltre il 70% dei lavoratori. Ma quali sarebbero i benefici della riduzione di giorni? Secondo molti questo strumento aiuterebbe a migliorare il benessere mentale senza avere ripercussioni negative sulla produttività. L’obiettivo della settimana breve sarebbe quella di mettere al centro le persone per garantire regimi di lavoro più flessibili e un equilibro più sano tra lavoro e vita privata. Ed è su questo che le aziende cercano di attrarre o trattenere i talenti. Infatti, il 75% dei lavoratori italiani è propenso a rimanere in azienda o a sceglierne una quando viene percepito l’interesse del datore di lavoro verso il benessere del dipendente.

Ma non mancano anche i dubbi in merito alla settimana lavorativa di quattro giorni. Le problematiche, per gli intervistati, riguardano principalmente quattro aspetti:

  • Il 33% sospetta che comporterebbe una diminuzione dello stipendio
  • Il 27% teme che causerebbe un serio aumento del carico di lavoro, arrivando comunque a dover lavorare fino a tarda sera o nel giorno libero
  • Il 23% pensa che porterebbe ad un maggior carico di stress negli altri giorni lavorativi
  • Il 17% crede che potrebbe essere lesiva per l’avanzamento di carriera, rendendo più lento l’ascensore sociale

Mondo del lavoro in continua evoluzione

I risultati dell’indagine mostrano come il mercato del lavoro post-pandemia continui a trasformarsi. Se nel 2022 il fenomeno principale è stato quelle delle Grande Dimissioni, i quitfluencer e il quiet quitting, ora il dibattito verte sulla settimana lavorativa di quattro giorni.

“Il mondo del lavoro è in rapida evoluzione e stiamo vivendo oggi un vero e proprio cambiamento del paradigma culturale. Se l’idea della settimana lavorativa di 4 giorni, per quanto affascinante, può dimostrarsi un progetto di difficile applicazione, risulta comunque evidente la sua assoluta rilevanza nel dibattito contemporaneo. Questo perché sta evolvendo il modo in cui si percepisce il lavoro e, sempre di più, i dipendenti sono attenti al bilanciamento con la vita privata. In un mercato del lavoro molto dinamico come quello che vediamo oggi, diventa perciò centrale per le aziende sviluppare politiche che mettano al centro la flessibilità, anche con lo scopo di attrarre e trattenere i talenti” ha dichiarato Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group Italia.

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