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Grandi dimissioni: cos’è il quitfluencer e cos’è il quiet quitting. Perchè il 27% degli italiani vuole cambiare lavoro

Il mondo del lavoro è alle prese con una rivoluzione. Grandi dimissioni, quitnfluencer e quiet quitting sono i tre fenomeni che la caratterizzano. Ecco la nuova realtà che tutti i lavoratori devono conoscere

Grandi dimissioni: cos’è il quitfluencer  e cos’è il quiet quitting. Perchè il 27% degli italiani vuole cambiare lavoro

Grandi dimissioni, quitfluencer e quiet quitting: sono tre fenomeni che, in Italia e nel mondo, stanno rivoluzionando il mondo del lavoro, aprendo la strada a nuove tendenze che, da un lato preoccupano le aziende, dall’altro sembrano lasciare spazio a una nuova concezione del lavoro, dove lo stress, l’ansia e lo stacanovismo vengono sostituiti dal benessere personale, dal work life balance e da stipendi adeguati alle proprie mansioni.

Il tutto si sta traducendo in una pioggia di dimissioni da parte di lavoratori che richiedono un supporto finanziario e una maggiore tutela del proprio benessere. Sono questi i temi analizzati nella terza edizione della ricerca “Global Workforce of the Future” di The Adecco Group, società che fornisce servizi dedicati alla gestione delle Risorse Umane. 

Grandi dimissioni: perché il 27% dei lavoratori vuole cambiare lavoro?

Secondo il report, a livello globale il 27% dei lavoratori cercherà di cambiare lavoro nei prossimi 12 mesi. Perché? Il motivo principale delle grandi dimissioni sono gli stipendi troppo bassi. In Italia, soprattutto, il 61% dei dipendenti ritiene infatti che il proprio salario non sia sufficiente per affrontare l’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione. Una situazione comune in tutto il mondo, che comporta, in diversi casi, il ricorso ai pagamenti in nero (35%), la ricerca di un secondo lavoro (51%) o di un nuovo lavoro che abbia uno stipendio più alto (49%).

Non è solo una questione di soldi, però. “Per trattenere i talenti nel 2023 le aziende devono mettere al centro le persone e garantire regimi di lavoro flessibili, offrendo ai lavoratori un equilibrio più sano tra lavoro e vita privata”, spiega lo studio di Adecco.

In Italia, i lavoratori sono più propensi a mantenere il proprio posto quando questo li soddisfa (40%), quando percepiscono una certa stabilità (38%) o un buon equilibrio tra vita lavorativa e privata (35%). Infatti, a svolgere un ruolo importante anche nella ricerca di un nuovo lavoro è proprio la richiesta di maggiore benessere: il 75% dei rispondenti predilige datori di lavoro interessati a questo aspetto.

I dati dell’analisi hanno inoltre evidenziato che, tra chi prevede di mantenere il proprio impiego, quasi la metà lo farebbe a patto di ottenere una progressione di carriera. Malgrado ciò, quasi un quarto della forza lavoro (il 23%) non ha mai ottenuto un confronto su questo tema con il proprio datore di lavoro.

Cos’è il quitfluencer: ci lincenziamo perché gli altri si licenziano

L’indagine di Adecco parla anche dei quitfluencer. Secondo i dati, infatti, più di due terzi dei lavoratori (70%) prendono in considerazione l’idea di licenziarsi se vedono altri farlo, mentre il 50% si dimette effettivamente. Si tratta di un “effetto domino” che riguarda soprattutto le giovani generazioni, che hanno il 25% di probabilità in più di essere influenzate dai colleghi ad abbandonare il posto di lavoro. 

“Le aziende, quindi, devono concentrarsi sempre più sulle soluzioni di retention – raccomanda Adecco –  di fronte a questa situazione di forte instabilità, investire in iniziative di formazione e avviare percorsi di upskilling e reskilling diventa importante per incrementare la competitività delle aziende sul mercato e, al contempo, favorire la crescita professionale dei dipendenti, contenendo così il tasso di dimissioni in azienda”.

Quiet quitting, cos’è?

C’è anche chi decide di non dimettersi, ma di aderire inconsapevolmente a un’altra tendenza, quella del quiet quitting, un’espressione che tradotta in italiano significa letteralmente “dimissioni silenziose” e che negli ultimi mesi è diventata virale sui social per indicare un nuovo approccio al lavoro, caratterizzato da un distacco mentale ed emotivo. In altre parole, si tratta di “fare il minimo sindacale”, senza strafare né impegnarsi particolarmente. “Non compare in alcuna statistica relativa ai tassi di abbandono del posto di lavoro, ma se non viene individuato può alimentare una cultura tossica in cui i lavoratori sentono di non potersi esprimere liberamente e, quindi, scelgono di non impegnarsi”, sottolinea il report.  

“Il desiderio dei lavoratori di abbandonare il proprio impiego per andare alla ricerca di nuove opportunità lavorative è un fenomeno sempre più diffuso sia a livello italiano che globale. Le aziende devono rivedere le proprie priorità in termini di un maggiore impegno nei confronti delle persone, non affidandosi esclusivamente allo strumento degli aumenti salariali: l’incremento dello stipendio rimane senza dubbio un elemento trainante, ma va affiancato a iniziative concrete per la tutela del benessere della persona” ha dichiarato Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group Italia. 

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