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La transizione verde mette alla prova le Pmi

Dall’Assemblea di Portorose sono emerse indicazioni sulla migliore strategia per affrontare i cambiamenti climatici nel segno della transizione green

La transizione verde mette alla prova le Pmi

I problemi del clima, delle fonti inquinanti e delle emissioni di CO2 continuano ad allarmare l’Europa. In ogni Paese si dice che per avere transizione verde bisogna cambiare modi di produzione e di consumo. Le piccole e medie imprese sono ancora, però, saldamente il perno dell’economia continentale. Pochi giorni fa si sono ritrovate in una grande assemblea a Portorose, in Slovenia. Tre giorni intensi di dibattito con la partecipazione di politici ed economisti. La riunione (poco apparsa sui giornali) merita attenzione per il contributo che le PMI possono dare agli obiettivi su clima e sostenibilità.

A Portorose si è parlato della ripresa economica, dell’aumento dei prezzi delle materie prime, di lavoro. “Dobbiamo contribuire tutti se vogliamo centrare l’obiettivo di un’economia a basse emissioni di CO2″, ha detto Humbert Gambs, vicedirettore di Dg Grow, struttura della Commissione europea. “Ognuno faccia la propria parte: le grandi aziende, le piccole, i diversi settori dell’economia e i consumatori”. Molto è determinato, infatti, da ciò che i consumatori vogliono. Ma sono davvero loro – le PMI – l’anello debole della transizione green su scala europea? Nell’accezione generale, il passaggio epocale della transizione mette insieme tutte le filiere produttive. In realtà non è così. Qualsiasi bene, prima di andare sul mercato, ha bisogno di pezzi e accessori costruiti in piccole fabbriche, non di rado a vocazione artigianale.

Dalla discussione in corso in queste settimane, viene furori che è giunto il momento di riconoscere le differenze, individuare le caratteristiche che separano la grande dalla piccola industria, destrutturare incentivi e sgravi. Lučka Kajfež Bogataj, climatologa e Premio Nobel per la pace, dice che per stare tutti da un sola parte bisognerebbe “fissare degli obiettivi precisi, perché ogni imprenditore ha bisogno di energia e di acqua, quindi ha un impatto sul pianeta”. Ciascuno dovrebbe informarsi meglio sulle conseguenze del cambiamento climatico e adattare l’attività della propria azienda. In pratica – è l’invito del Premio Nobel – cercate di tagliare le emissioni il prima possibile e il più possibile. È a questo punto che 25 milioni di piccole e medie strutture lavorative chiedono di essere aiutate più di quanto non si stia facendo o non si pensi di fare nei prossimi anni.

Uno studio recente della SDA Bocconi ha documentato che in Europa le grandi aziende sono meno dell’1% del mercato e che nelle PMI lavorano 2 persone su 3. Purtroppo, dalle PMI esce ancora l’80% delle emissioni di gas serra, con impatti superiori al 90% “su aria, terra e acqua, biodiversità e uso delle risorse naturali”, si legge nello studio. Sono responsabili dei maggiori livelli di inquinamento diffusi sui territori. Non sono da sottovalutare, però, le buone pratiche, a partire proprio dall’Italia. L’Emilia Romagna, per esempio, è al secondo posto in Europa per ecogestione e marchio Ecolabel. Il punto critico in definitiva è il sistema nel suo complesso. È frenato da sostegni non adeguati, istituzioni che non aiutano, burocrazia, scarsa domanda di qualità sostenibile da parte dei clienti.

Le scelte per progredire e superare la scomoda dicotomia tra grande e piccola industria, sono rimesse alla politica, alle forme della negoziazione che stentano ad arrivare a sintesi. A maggior ragione quando ci sono Paesi che sulle questioni ambientali praticano politiche nazionalistiche. L’economia globale ha grande bisogno della piccola industria e del suo capitale di conoscenza e di tradizioni. Non tutta la piccola industria, però, nella transizione è nelle condizioni di “produrre la tecnologia rivoluzionaria in grado di salvaguardare il pianeta”. Per questo gli investimenti pubblici devono essere più equilibrati, selettivi, tra grande e piccola industria. Per non rischiare di avere due velocità di risposta al pianeta minacciato.

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