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La “pensione di cittadinanza” è una beffa: ecco perché

I soldi per “alzare le pensioni minime” a 780 euro non ci sono mai stati, infatti gli italiani che finora hanno potuto chiedere l’integrazione sono pochissimi e molti di loro riceveranno meno di quanto promesso

La “pensione di cittadinanza” è una beffa: ecco perché

In campagna elettorale e fino allo scorso autunno, Matteo Salvini e Luigi Di Maio ripetevano che avrebbero “alzato le pensioni minime”, con il leader grillino che includeva questa operazione nella più ampia strategia volta a “sconfiggere la povertà assoluta”. Lo strumento per centrare l’obiettivo era naturalmente la “pensione di cittadinanza”, ossia i mitici 780 euro già promessi a milioni di italiani con il reddito di cittadinanza.

Ora che la macchina dell’Inps si è messa in moto su questo fronte, è evidente che le cose non stanno affatto come si voleva far intendere. I soldi per alzare a 780 euro gli oltre 6 milioni di pensioni inferiori a questa soglia non ci sono mai stati, neanche lontanamente. E i pensionati se ne stanno accorgendo.

Secondo i dati Inps aggiornati al 24 aprile, fin qui le richieste di reddito di cittadinanza sono state 947mila. Di queste, appena il 14%, ossia 133.252, riguarda le cosiddette pensioni di cittadinanza. Se la percentuale di rifiuti verrà confermata (-25%, un quarto), solo 100 mila saranno accolte.

È vero che molti italiani percepiscono più di una pensione, ma la sproporzione rimane comunque abissale: a fronte di oltre 6 milioni di trattamenti inferiori a 780 euro al mese, le pensioni di cittadinanza che verosimilmente saranno erogate sulla base delle richieste giunte finora non superano le 100mila unità.

Ma com’è possibile che le domande siano così poche? Semplice: il “decretone” ha imposto paletti rigidissimi per l’accesso al sussidio. Il più contestato è quello dei limiti anagrafici: a meno che non sia presente un disabile, per avere diritto all’integrazione dell’assegno è necessario che tutti i componenti del nucleo familiare abbiano almeno 67 anni. Ad esempio, una coppia formata da un 69enne e una 63enne non può nemmeno chiedere la pensione di cittadinanza, a prescindere dal suo livello di povertà.

Se invece si rispettano tutti i requisiti, ma si ha una casa di proprietà – come accade alla maggioranza degli anziani italiani, che magari hanno ereditato l’abitazione di famiglia in Paese – allora non si ha diritto al contributo per l’affitto, perciò dai 780 euro mensili si scende a quota 630.  

Insomma, una vera beffa. Non a caso Cgil, Cisl e Uil hanno chiamato a raccolta i pensionati di tutta Italia per una manifestazione di protesta che si terrà il primo giugno a Roma, in Piazza del Popolo.  

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