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La Juve stende l’Inter con super Dybala e torna in testa

Netta vittoria (2-0) dei campioni d’Italia sull’Inter in uno stadio vuoto: così la Juve si riprende la vetta della classifica scavalcando la Lazio e distanziando di 9 punti la squadra di Conte – Ma il campionato potrebbe essere sospeso per il virus – Harakiri del Milan, sconfitto in casa dal Genoa (1-2)

La Juve stende l’Inter con super Dybala e torna in testa

La Juve torna padrona. Per quanto non si sa, visto che la sensazione di un imminente stop del campionato resta forte, intanto però l’attesissima sfida con l’Inter l’ha vista prevalere con un bel 2-0, molto più netto di quanto non dica il risultato finale. La vittoria infatti, proprio come all’andata, è frutto di una superiorità generale piuttosto evidente, soprattutto dopo il gol di Ramsey che ha spaccato l’equilibrio: da lì in poi in campo ci sono stati solo i bianconeri, con i nerazzurri incapaci di imbastire una reazione degna di nota. La conclusione sta tutta nella classifica, che ora vede Juve e Lazio lassù in cima distanziate da un solo punto, mentre l’Inter, al netto della partita da recuperare contro la Sampdoria, è scivolata a meno 9 dalla vetta: una distanza importante, quasi definitiva.

La partita più attesa del campionato sorride dunque a Sarri, capace di vincerla con le sue idee. La formazione iniziale (fuori Pjanic e Dybala, dentro Douglas Costa e Ramsey mezzala) dimostra tutta la voglia di imporre il 4-3-3, senza però auto-imbrigliarsi nel “sarrismo a tutti i costi”. Nel primo tempo infatti le due squadre si sono divise la posta, con la Juve meglio nella prima parte e l’Inter nella seconda. Poi, come spesso in partite così importanti, ecco l’episodio che ha spaccato l’equilibrio, indirizzando i 3 punti verso Torino: palla di Matuidi a centro area, mancato intervento di Skriniar e zampata di Ramsey, lasciato colpevolmente libero di insaccare alle spalle di Handanovic (55’).

Da lì in poi solo Juve, con le panchine ancora protagoniste: inutile la mossa di Conte di inserire Eriksen al posto di uno spento Barella, decisiva invece quella di Sarri di far entrare Dybala per un evanescente Douglas. L’argentino, sacrificato in nome di un equilibrio troppo importante anche di fronte a tanta qualità, si è preso la scena con una giocata clamorosa, che ha portato al definitivo 2-0 (67’). Nel finale c’è stato spazio per un paio di occasioni di Ronaldo, a secco di gol dopo 11 partite consecutive, mentre l’Inter si è limitata a un tiro di Eriksen alto di poco. La vittoria bianconera, dunque, è certificata anzitutto dalla prestazione, proprio come piace al suo allenatore.

“Ci sono ancora 12 partite da giocare, il percorso è ancora lungo – ha glissato Sarri. – Sicuramente oggi ci siamo avvicinati a quello che voglio vedere per energia e qualità di gioco. Dybala in panchina? Sapevo che poteva essere la carta giusta per vincerla”. Di umore opposto Conte, costretto a fare le valutazioni del caso dopo la seconda sconfitta contro un’avversaria scudetto: il 2-1 in casa Lazio aveva lasciato strascichi, ma questo rischia davvero di fare male. “La partita era molto equilibrata e abbiamo iniziato meglio noi la ripresa, poi il gol di Ramsey ha cambiato tutto – la sua analisi. – La partita è cambiata a livello psicologico e noi l’abbiamo subito in maniera importante, non siamo stati bravi a riprenderci, mentre la Juventus è cresciuta. Questa sconfitta però deve servirci per capire le distanze tra noi e loro”.

Nel pomeriggio invece era stato il Milan a dover fare i conti con un ko bruciante, oltre che del tutto inatteso. L’1-2 di San Siro contro il Genoa, infatti, non era esattamente previsto, anche se è giusto dire che i segnali c’erano tutti. La settimana rossonera, indipendentemente dall’emergenza Coronavirus che ha colpito la Lombardia, era stata agitata dal licenziamento di Boban, oltre che dal declassamento di Maldini e Massara. Il risultato, oltre a vedere Gazidis in tribuna da solo (l’ex capitano e il suo ds hanno deciso di disertare), è stato un Milan svagato e senza stimoli, evidentemente condizionato dal clima da “rompete le righe” scaturito da questa lotta interna quantomai inopportuna, quantomeno nei tempi.

Dal canto suo il Genoa di Nicola, motivatissimo sia per questioni di classifica che di ambiente (il fattore campo, di fatto, non esiste più), ne ha approfittato portandosi sul 2-0 già nel primo tempo, grazie ai gol di Pandev (7’) e Cassata (41’). Nella ripresa il copione non è cambiato, con il Milan a trascinarsi per il campo quasi ad aspettare solo il fischio finale: la rete di Ibrahimovic (77’) ha solo illuso di poter cambiare le cose, ma di fatto non è stato così. La zona Europa torna dunque lontanissima (ora la Roma quinta è a 9 punti), e ai rossoneri non resta che interrogarsi sui perché dell’ennesimo passo falso, il decimo in appena 26 gare di campionato.

“Ho letto le dichiarazioni di Boban, ma devo rimanere concentrato sul mio lavoro – il commento di Pioli. – Non penso al futuro, fa parte della precarietà dell’allenatore, io devo solamente allenare al meglio e permettere al Milan di finire il campionato nel miglior modo possibile. Avevamo una grande opportunità di mostrare le nostre qualità, non l’abbiamo fatto solo per demeriti nostri”.

In attesa di archiviare la 26esima giornata (questa sera, alle 18.30, ci sarà l’ultimo match tra Sassuolo e Brescia), bisogna però proiettarsi sul Consiglio Straordinario di domani, nel quale, molto probabilmente, verrà sancito lo stop del campionato a data da destinarsi. Le parole di Spadafora, in totale contrasto con quanto scritto nel decreto del suo stesso Governo (“sono permessi gli eventi a porte chiuse”), e quelle del presidente Aic Tommasi (“ci aspettiamo la sospensione”), portano lì, tuttavia resta la possibilità del colpo di scena, anche perché, nel frattempo, le coppe europee non prendono neanche in considerazione l’ipotesi di fermarsi. Domani sapremo, consapevoli che, nel calcio nostrano, non esistono certezze ma solo tanta, troppa, improvvisazione.

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