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La Fed non alza i tassi (per ora). Tim e banche al test di Borsa

La Fed rinvia a dicembre il nuovo rialzo dei tassi americani – Scivola il petrolio – Piazza Affari, scossa dal nuovo duello tra il Governo e la Ue, fa l’esame alle banche e a Telecom Italia, che ha raggiunto un promettente accordo con Open Fiber e svalutato l’avviamento per due miliardi

La Fed non alza i tassi (per ora). Tim e banche al test di Borsa

Tutto fermo, come previsto. La Fed, dopo aver ribadito che dall’economia continuano ad arrivare dati “strong”, non ha toccato i tassi, ma ha rinnovato i segnali di un ultimo ritocco all’insù, il quarto del 2018, nella riunione di dicembre. Nell’attesa, il rendimento del Treasury Note a dieci anni è sui massimi dal 2011, a 3,22%.

Wall Street, impegnata a digerire i nuovi equilibri politici (pur previsti) dopo le elezioni, è stata così avara di sorprese: Dow Jones +0,04%, S&P 500 -0,25%, Nasdaq in ribasso di mezzo punto. In evidenza Walt Disney +3% dopo i conti pubblicati a mercati chiusi.

Assai più movimentato il mercato del petrolio, in forte discesa per l’aumento dell’offerta dei produttori che puntavano sugli effetti dell’embargo all’Iran, venuti meno per le generose esenzioni concesse da Washington e le tensioni in Asia, alle prese con i primi effetti dei dazi di Donald Trump.

Il Brent ha perso ieri il 2% a 70,6 dollari il barile, stamattina è piatto allo stesso prezzo, sui minimi da aprile. Il Wti è scivolato attorno ai 60 dollari. E’ possibile che domenica, nel meeting informare dei paesi OPEC, più la Russia, si pongano le basi per un taglio alla produzione, da operare nelle settimane a seguire.

Ecco il quadro dei listini già rivolti al weekend.

DEBOLI CINA E GIAPPONE

Scendono le Borse della Cina. Pesante in particolare il calo di Hong Kong -1,9%. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen l’1%.

La Commissione di regolazione delle banche e delle assicurazioni ha affermato che terzo dei prestiti concessi dal sistema del credito, deve essere destinato alle aziende non controllate dallo Stato. Un segnale delle difficoltà finanziarie del settore privato.

La valuta cinese, il renmimbi, si svaluta a 6,95 su dollaro.

Finale di settimana in grigio anche per il Giappone. Dalle trimestrali dell’auto emergono le difficoltà per scaricare sui listini di vendita l’aumento di acciaio ed alluminio. L’indice Nikkei perde lo 0,9%.

DRAGHI: LA RIPRESA CONTINUA, LA ROTTA NON CAMBIA

Finito l’effetto del voto Usa, l’Europa torna a concentrarsi sui suoi problemi. Mario Draghi, parlando a Dublino, ha sdrammatizzato il rischio di una frenata dell’economia. “Alcuni dati relativi a settori specifici e i risultati di alcuni sondaggi si sono rivelati più deboli del previsto – ha detto- ma le ultime informazioni confermano suggeriscono che l’espansione diffusa della zona euro dovrebbe proseguire”. Restano così deluse le attese di un allentamento della politica monetaria anche se lo stesso Draghi sottolinea che “le nostre scelte non sono scolpite nella pietra” ovvero, se necessario, si cambia.

MILANO FRENA DOPO LE STIME DI BRUXELLES

Non cambia il clima, sempre più teso, del confronto tra Roma e Bruxelles. Le nuove previsioni economiche della Commissione Ue sulla crescita hanno bocciato i numeri della manovra italiana.

Fanalino di coda dell’Eurozona è stata così Milano: -0,57%, a quota 19.429. In terreno negativo anche Francoforte (-0,45%) e Parigi (-0,13%). Madrid (+0,10%). Più vivace Londra (+0,33%).

Secondo Bruxelles il deficit/Pil italiano nel 2019 salirà al 2,9% (contro il 2,4% previsto dall’esecutivo) se verranno applicate “le misure programmate” dalla legge di Bilancio, come reddito di cittadinanza, riforma Fornero e investimenti pubblici che “aumenteranno significativamente la spesa”. Nel 2020 verrà sfondato il fatidico tetto del 3%, raggiungendo il 3,1%.

TRIA CRITICA LE DEFAILLANCES TECNICHE DI BRUXELLES

Le previsioni di Bruxelles, ha sottolineato il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici, “sono più prudenti” di quelle italiane in merito a consumi e investimenti e stimano più elevati i costi di servizio del debito. Il dialogo continua “ma non è il caso di parlare di compromesso”

Il ministro Giovanni Tria ha replicato: il “netto contrasto sulle cifre deriva da un’analisi non attenta e parziale della legge di bilancio e dell’andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall’Italia. Ci dispiace constatare questa défaillance tecnica della Commissione”.

SPREAD A 294, IN ARRIVO 5,5 MILIARDI DI BTP

Continua, in questa cornice, la debole del mercato del debito ma i Btp, dopo la flessione seguita alla pubblicazione delle stime europee hanno recuperato qualche posizione. Lo spread continua a muoversi poco sotto la barriera dei 300 punti a quota 294 (contro 290 della vigilia). Il rendimento del decennale ha chiuso a 3,396 (contro un massimo di 3,421%.

Il Tesoro, intanto, continua la sua raccolta senza fine. Martedì 13 novembre si terrà l’asta di metà mese dei titoli a medio e lungo termine: in offerta 4 e 5,5 miliardi di euro tra titoli a 3 anni (2-2,5 miliardi), 7 anni (1,25-1,75 miliardi) attuali benchmark Btp a 3, 7 e il 20 anni (750-1,250 milioni.

UNICREDIT, PESA LA TURCHIA

Giornata a più volti per il settore del credito concentrato sull’esame dei conti. L’indice di settore ha perduto l’1,67%, zavorrato da Unicredit in calo del 3,81% sulla scia dei risultati dei primi nove mesi. L’istituto ha chiuso il terzo trimestre con ricavi pari a 4,814 miliardi di euro, battendo il consenso degli analisti a 4,771 miliardi. Nei primi nove mesi dell’anno l’utile è salito a 3 miliardi di euro (+4,7% anno su anno. I ricavi del terzo trimestre sono sopra le attese, ma non l’utile (875 milioni), su cui hanno pesato i titoli di Stato, la svalutazione di Yapi e gli accantonamenti per le cause. Il Cet 1 scende al 12,11%. Prese di beneficio su Intesa (-1,27%), perde copi Ubi (-1,99%).

BANCA BPM, ARRIVA LA RISCOSSA. MAXI-MULTA PER UBS

Brilla invece Banco Bpm (+2,98%), il titolo migliore del listino grazie ai risultati ma soprattutto al trend di riduzione degli Npl: l’istituto, punta a cedere sofferenze per un importo superiore a 3,5 miliardi di euro e fino a un massimo di 8,6 miliardi.

Continua a Parigi il processo a Ubs, accusata di aver aiutato cittadini francesi ad evadere le tasse. Dopo un’inchiesta durata sette anni e il fallimento delle trattative per arrivare a un patteggiamento che non sono andate a buon fine, la procura ha chiesto una multa di 3,7 miliardi di euro.

CONTI OK PER IL GESTITO, SALE L’UTILE DI GENERALI

Conti in regola per il gestito. Il mercato ha premiato i risultati di Poste Italiane (+2,09%) che ha chiuso i primi 9 mesi con un utile netto di 1,056 miliardi di euro, in crescita del 45,9%.

Bene anche Azimut (+1,92%). Oltre ai conti, il Cda ha anche approvato un piano strategico decennale tra i cui obiettivi c’è la raccolta di 4 miliardi attraverso il lancio di 18 nuovi fondi nei segmenti chiave dell’Asset management alternativo.

Premiati anche i risultati di Finecobank (+2,6%) e Banca Generali (+0,9%).

Poco mossa Generali. In attesa del piano 2019-2022 che sarà presentato il 21 novembre. La compagnia ha chiuso i nove mesi del 2018 con un utile netto di 1,855 miliardi (+26%), in linea con il consenso, anche grazie alle cessioni.

TELECOM SVALUTA L’AVVIAMENTO

In grande fermento il titolo Telecom Italia (+1,35%) nella giornata del cda. Ieri mattina la società ha raggiunto con Open Fiber un accordo per arrivare alla condivisione delle reti. L’accordo che avrebbe dovuto restare riservato, ha innescato gli acquisti in Borsa (massimo +3,4%). Il cda ha deliberato la svalutazione dell’avviamento per due miliardi e ha comunicato che “non sarà raggiunto” l’obiettivo di portare il rapporto tra debito netto rettificato e margine operativo a 2,7 volte.

Mediaset -3,64% frenata anche dal tonfo a Francoforte del broadcaster tedesco Prosieben Sat, uno dei possibili partner del biscione accordi di collaborazione, che è arrivato a perdere oltre il 17% dopo il taglio del payout ratio al 50% da 80-90%, un accantonamento fino a 400 milioni di euro e una riduzione delle stime di ricavi per l’anno.

CROLLANO TOD’S E MAIRE TECNIMONT

Fuori dal paniere principale, Tod’s sprofonda a -10,88% dopo la pubblicazione dei conti sotto la scure degli analisti, delusi per i mancati risultati della ristrutturazione aziendale. JP Morgan ha tagliato il target price a 50 euro da 58.

In pesante calo anche Maire Tecnimont (-7,75% a 3,57 euro) dopo aver toccato il nuovo minimo da maggio 2017 a 3,4940.

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