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Jobs lascia e scuote le Borse. In Asia salgono i concorrenti

Il fondatore della società numero uno per capitalizzazione nel mondo lo ha annunciato a mercati chiusi – Immediato calo dei futures sullo S&P 500, mentre stamani sui listini asiatici avanzano (cinicamente) i titoli dei principali concorrenti della Apple – A Wall Street gli hedge si ricoprono in attesa del discorso, domani, di Bernanke – Milano parte bene

Jobs lascia e scuote le Borse. In Asia salgono i concorrenti

STEVE JOBS LASCIA A TIM COOK IL POSTO DI CEO DI APPLE
I FUTURES SULLO S&P 500 ARRETRANO DI 52 MILIARDI DI $

“Ho sempre detto che, se fosse arrivato il giorno in cui non sarei più riuscito ad assolvere ai miei impegni come Ceo di Apple, vi avrei subito informato per primi. Purtroppo quel giorno è arrivato”. Così comincia la lettera con cui Steven P. Jobs, il genio che ha creato Apple, la società numero uno al mondo per valore di Borsa e la “miniera” tecnologica di maggior successo, annuncia, a Borse chiuse, le sue dimissioni dal vertice. Al suo posto, in qualità di Ceo, lo stesso Jobs ha designato Tim Cook, attuale chief operating officer di Apple, aggiungendo la sua intenzione di mantenere la carica di presidente del cda e di voler continuare a lavorare come semplice dirigente. Jobs, in congedo malattia dallo scorso gennaio, combatte da anni contro il cancro: è stato operato con successo al pancreas nel 2004 e nel 2009 gli è stato trapiantato il fegato. La lettera di Jobs, 55 anni, continua così: “Sono convinto che gli anni più innovativi e brillanti di Apple debbano ancora venire. E io spero di far la mia parte nel nuovo ruolo”. Secondo i dati di Bloomberg, la prima reazione dei mercati alla notizia è stato un calo dei futures sullo S&P 500 dello 0,6% , pari a 52 miliardi di dollari. Il titolo Apple ha registrato una flessione del 5,1%. Apple ha un peso del 3,2% nel paniere Standard & Poor’s 500, del 9,33% nel Nasdaq composite e del 15% sull’indice Nasdaq 100. Con cinismo, le Borse asiatiche hanno giù emesso un primo giudizio premiando i titoli dei principali concorrenti di Jobs: Samsung sale del 3,5%, Htc, agguerrita rivale negli smartphone, del 3,2%.

FORTE RIMBALZO DEI LISTINI ASIATICI A TOKYO
L’INDICE NIKKEI SU DEL 2%

In attesa di Jackson Hole si risvegliano anche i listini asiatici. A Tokyo l’indice Nikkei sale del 2%, mentre Hong Kong, battuta sul filo di lana dalla Borsa di Singapore nella lotta per aggiudicarsi l’Ipo del Manchester United, mette a segno un rialzo dell’1,55%. Segue a ruota il Kospi coreano (+1,4%). Crolla a Taiwan il titolo Acer (-7%) dopo che il colosso dei pc ha annunciato che, per quest’anno, “sarà impossibile” chiudere con un profitto. Il pc, insomma, affonda sotto i colpi dell’iPad di Apple. In ritirata il prezzo dell’oro a quota 1754 dollari l’oncia.

A WALL STREET IL TORO AVANZA IN ZONA CESARINI
GLI HEDGE SI RICOPRONO IN ATTESA DI BERNANKE

Un rialzo in “zona Cesarini” per usare il gergo del calcio. E’ quanto è successo ieri a Wall Street, dove il rialzo ha preso consistenza solo nelle ultime battute consentendo ai principali indici di chiudere la terza seduta consecutiva con il segno più. Al termine della giornata, infatti, lo Standard & Poor’s 500 era sopra di 15,25 punti (+1,3%), al pari del Dow Jones (+1,3%, rialzo di 144 punti) mentre il Nasdaq si è fermato a +0,8 per cento. Intanto il rendimento del t bond decennale è risalito al 2,293 per cento. A che si deve la svolta nel finale? Il dato positivo sui beni durevoli (+4 %, il doppio del previsto) non c’entra, visto che i numeri erano noti fin dall’inizio seduta, La spiegazione più logica, secondo il New York Times, si trova nelle ricoperture degli hedge fund sul settore finanziario: in attesa delle parole di Ben Bernanke a Jackson Hole, domani pomeriggio ora italiana, la speculazione tende a limitare il rischio.

BANK ON AMERICA E MC GRAW HILL ALLA SBARRA
SI SGONFIA (-7% IN DUE GIORNI) LA BOLLA DELL’ORO

Il caso di scuola in materia è senz’altro Bank of America, reduce da un agosto disastroso in cui il titolo ha lasciato sul campo, fino a ieri, il 36 per cento. Un calvario, cominciato con l’annuncio della perdita nel secondo trimestre di 9,3 miliardi di dollari dovuti alla decisione di spesare in una volta sola i 14 miliardi di dollari concordati per chiudere la causa sui subprime della controllata Countrywide. Da allora la speculazione ha picchiato senza pietà, nella convinzione che Bofa fosse obbligata ad aumentare il capitale oppure a finire nelle braccia di un concorrente (la JP Morgan di Jamie Dimon principale indiziata). Ma ieri, all’improvviso, c’è stata una brusca inversione di tendenza: Bofa ha riguadagnato l’11 per cento, trainando al rialzo l’intero comparto financial (+3%) mentre negli uffici della banca veniva fatto circolare un memo in cui si smentiva il merger con JP Morgan e si definiva “semplicemente sbagliato” il contenuto di un report che indicava in 200 miliardi le necessità di capitale dell’istituto. Insomma, un mercato in balìa dei rumors, delle sensazioni o più semplicemente delle paure che spera che stavolta la bussola di Bernanke sappia indicare la rotta giusta.
Altro tema sotto i riflettori, lo spezzatino di Mc Graw Hill: rally a Wall Street per il gruppo che con un rialzo del 5,8% si porta a 40,67 dollari. Il titolo capitalizza le indicazioni contenute in un report di Bloomberg. Secondo il documento, che cita una ricerca di JP Morgan, la compagnia potrebbe valere il 40% in più se divisa. Nell’ultimo mese il titolo della società da cui dipende l’agenzia di rating S%P’s ha invece perso il 7,3%.
La bolla dell’oro si è sgonfiata con la rapidità di un soufflé. Ieri, a New York, il metallo giallo ha perso 104 dollari l’oncia di valore in una sola seduta precipitando a quota 1757,30. L’oro aveva guadagnato, dal 5 agosto al record di lunedì scorso a quota 1917, il 16 per cebto dal 5 agosto scorso. Ma, nel giro di due sole sedute il ribasso è stato superiore al 7 per cento, erodendo così metà dei guadagno. Solo nel marzo del 2008 si erano registrato scossoni altrettanto violenti-i.

FIAT TRAINA AL RIALZO PIAZZA AFFARI
BANCHE IN RIPRESA, BPM VERSO L’AUMENTO

Un rialzo targato Fiat. Una novità per Piazza Affari (+1,86% indice Ftse/Mib a 14.981 punti) in un agosto che ha visto i titoli del Lingotto perdere il 42 % circa, solo in minima parte recuperati nella seduta di ieri, dominata dalla galassia Agnelli: Fiat Industrial ha svettato sul paniere principale con un balzo del 6,83% a 6,02 euro, Fiat Spa ha guadagnato il 6,63% a 4,214 euro. Il tutto mentre al meeting di Rimini Sergio Marchionne dichiarava che per il momento i target sono confermati e non verranno rivisti prma della chiusura del terzo trimestre. Marchionne, dopo il crollo del titolo Fiat nelle ultime settimane, ha nuovamente puntualizzato che il gruppo torinese non ha problemi di solidità finanziaria e che non ha intenzione di ricorrere ad un aumento di capitale. Quest’anno però, secondo il top manager, il mercato italiano delle quattro ruote potrebbe andare a toccare i minimi dal 1996.
Brillante performance anche per Finmeccanica e Pirelli: il colosso della difesa ha mostrato un progresso del 5,24% a 4,94 euro, mentre il gruppo della Bicocca è salito del 4,56% a 5,27 euro. Anche Milano, al pari del resto d’Europa, aspetta il discorso di Bernanke. E, in misura minore, la decisione della Consob sull’eventuale proroga del divieto di vendere allo scoperto in titoli del settore financial. Nell’attesa, il comparto bancario ha provato a rialzare la testa: Intesa SanPaolo ha guadagnato il 2,28% a 1,12 euro, Unicredit l’1,83% a 0,891 euro, Ubi Banca l’1,39% a 2,634 euro, Monte dei Paschi l’1,26% a 0,434 euro. Ancora in rosso la Popolare di Milano (-0,25% a 1,57 euro) nonostante ieri abbia smentito attraverso un comunicato stampa le indiscrezioni di stampa diffuse su un possibile rinvio dell’aumento di capitale fino a 1,2 miliardi di euro, approvato dai soci all’assemblea dello scorso luglio. L’istituto di piazza Meda ha quindi ribadito che l’iter per l’emissione dell’aumento prosegue nei termini e nei tempi secondo il calendario a suo tempo definito.
Altro tema forte: la manovra. Ieri ha tenuto banco, nel bene o nel male, il tema della Robin tax. La commissione Industria del Senato ha infatti suggerito l’applicazione dell’aliquota della Robin Tax a tutte le società concessionarie, comprese autostrade e telecomunicazioni, ma potenzialmente anche aeroporti e servizi locali. L’emergere di questa eventualità ha pesato pertanto sui titoli Atlantia (-3,36% a 10,35 euro, maglia nera del Ftse Mib) e Telecom Italia (-0,73% a 0,817 euro), colpiti dalle vendite sin dalle primissime battute. Di contro Enel Green Power (+3,95% a 1,551 euro) risulta l’utility premiata maggiormente dagli acquisti sull’ipotesi di eliminazione della Robin Tax per le società attive nel business delle energie rinnovabili.

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