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Jobs Act, accordo Pd-Ncd su Art.18: reintegro per licenziamenti disciplinari, ma solo in alcuni casi

Il Governo ha prsentato l’emendamento al Jobs Act alla Camera – La restituzione del posto sarà limitata ai licenziamenti “nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato” – Per i licenziamenti economici, invece, l’unica opzione prevista è “un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio”

Jobs Act, accordo Pd-Ncd su Art.18: reintegro per licenziamenti disciplinari, ma solo in alcuni casi

Nei casi di licenziamenti per motivi disciplinari sarà possibile il reintegro del lavoratore, ma non sempre: la restituzione del posto sarà limitata ai licenziamenti “nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”. Al contrario, per i licenziamenti legati a motivi economici la possibilità del reintegro è esclusa in ogni caso: l’unica opzione prevista è “un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio”. Sono queste le principali novità contenute nell’emendamento Gnecchi al Jobs Act. 

La proposta di modifica, riformulata dal Governo e presentata oggi in commissione Lavoro alla Camera, ritocca nuovamente l’intervento sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ed è frutto di un accordo che sembra accontentare sia la minoranza del Pd sia il Nuovo Centrodestra. Proprio i dissidi con il partito di Angelino Alfano, nelle ultime ore, sembravano poter incrinare la tenuta della maggioranza, soprattutto al Senato. A questo punto, però, le difficoltà appaiono superate. In ogni caso, forse per evitare ripensamenti, il testo che ha come primo firmatario Gnecchi prevede che vengano fissati “termini certi per l’impugnazione” dell’emendamento. 

“Il Governo ha indicato correttamente la formulazione concordata che esplicitamente individua l’indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio – ha commentato il presidente della commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi -. Inoltre, vi è l’intesa che le fattispecie previste per i licenziamenti dovranno essere disegnate in modo così circoscritto e certo da non consentire discrezionalità alcuna al magistrato, in modo che i datori di lavoro abbiano quella prevedibilità dell’applicazione della norma che li può incoraggiare ad utilizzare i contratti a tempo indeterminato. Ora dobbiamo fare presto”.

In mattinata, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva detto che “l’eventuale tema della fiducia, come abbiamo sempre ribadito, è legato ai tempi di approvazione: il calendario dei lavori della Camera prevede che il 26 si concluda la discussione. L’obiettivo del governo è far partire, all’inizio dell’anno, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. In modo che possano essere utilizzate le risorse messe nella legge di stabilità, destinate a fare in modo che in Italia cresca il numero dei contratti a tempo indeterminato”.

A stretto giro era intervenuto anche Pier Carlo Padoan: “Sono poco esperto del procedimento parlamentare – aveva detto il ministro dell’Economia -, ma vedo che la determinazione ad andare avanti del Governo e del presidente Renzi è ferrea”.

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