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Italia e mercati: la capacità di farsi male da soli

Dal blog Advise Only – Con la presentazione della Legge di Bilancio all’orizzonte, l’economia italiana sembra procedere con il freno a mano tirato rispetto al resto d’Europa. Il punto sul momento complesso del mercato obbligazionario e di quello azionario del nostro Paese.

Italia e mercati: la capacità di farsi male da soli

Se abbiamo una qualità distintiva è quella di metterci i bastoni tra le ruote da soli. In un momento tutto sommato positivo sui mercati, nonostante la guerra commerciale e la Brexit, l’Italia ha deciso di differenziarsi, in peggio.

Dopo un brillante 2017, dal 16 aprile 2018 in poi il mercato obbligazionario italiano ha subito un brusco ridimensionamento (-14%), che ha riportato la performance di medio termine in linea con i mercati internazionali.

La risalita dei rendimenti non è frutto di un contesto di mercato difficile, ma è tutta farina del nostro sacco, perché nello stesso periodo lo spread (differenziale tra i titoli di Stato a dieci anni con il medesimo titolo tedesco) dei Paesi periferici della zona euro non si è praticamente mosso, e dove l’inflazione corre di più (Usa e Regno Unito), lo spread è salito meno della metà. Perciò, la risalita del rendimento sembra il frutto della perdita di credibilità del Governo. La risalita dei rendimenti nominali ha ridato un po’ di valore al mercato dei titoli di Stato, ma bisogna fare attenzione al deterioramento del profilo di credito, che sconta un pessimo rapporto tra debito pubblico e un tasso di crescita previsionale non da primato.

Sul fronte azionario, la dinamica di mercato non è molto diversa. Dopo un 2017 e un inizio 2018 scoppiante, il mercato azionario si è preso una pausa di riflessione crollando del 17% tra il 30 aprile e il 3 settembre 2018, perdendo in meno di quattro mesi quasi tutto il distacco accumulato in precedenza rispetto alla zona euro. Come spesso accade, quando sull’Italia c’è maretta, il grosso della flessione interessa i titoli bancari, sui cui pesa l’aumento del costo del debito, è così è stato anche questa volta.

Al contrario, hanno retto bene i titoli a media capitalizzazione. I risultati sugli utili per azione sono positivi ed hanno contribuito al riavvicinamento con le aspettative degli analisti, che, anche dopo il crollo di Borsa sono rimaste intatte. Le varie angolazioni con cui si possono interpretare le valutazioni di mercato, offrono diverse interpretazioni. Complessivamente il mercato ci sembra a fair value, né troppo caro, né troppo a sconto.

Nel frattempo, l’economia italiana ha perso smalto, esattamente come il resto della zona euro. In teoria, secondo le previsioni della Commissione Europea, nel biennio 2018-19 il PIL dovrebbe scendere e reggersi sulla domanda interna. In questo momento, sul fronte domestico il tasso di crescita dell’occupazione non riesce a dare un impulso maggiore ai consumi; e sul fronte export il sostegno del deprezzamento dell’euro è finito e gli effetti della guerra commerciale potrebbero iniziare a pesare.

Che l’Italia sia un Paese con una crescita debole e un alto indebitamento pubblico non è una novità, e gli investitori ne sono più che consapevoli. I rendimenti e le valutazioni dell’azionario ci sembrano in linea con i fondamentali, da qui in avanti è tutta questione di percezione. Il Governo ha una grossa responsabilità da prendersi.

FONTE: ADVISE ONLY

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